di Matilde Falasca[i],
Giulio Perrone Editore
Margherita ha diciott’anni ed e’ all’ultimo anno del liceo, gli esami si avvicinano e poi dovrà capire cosa le riserva il futuro. Margherita non sa cosa vuole fare dopo la scuola, vorrebbe non dover scegliere un percorso solo e mentre passano i mesi continua a confabulare con il non so chi — il suo alter ego, la sua coscienza — per scoprire chi e’ e che cosa vuole. Un pomeriggio, seduta sul divano guarda casualmente un film che tocca qualcosa di profondo dentro di lei e inizia a far emergere le sue insofferenze e mancanze. Una forma di depressione e di ansia la segue in classe e a casa finche’ non varca la soglia dell’auletta numero 6, la stanza dello psicologo della scuola. Li’ le viene messa tra le mani la lettera di un ragazzo, di cui lei non sa l’identità, ma che come lei soffre e come lei vive quegli anni con tenerezza e disperazione. Inizia cosi’ un fitto scambio di lettere, e Margherita decide di diventare Emma, eroina epistolare, ragazza affacciata al balcone, con pensieri più grandi di lei. Ma chi si nasconde dietro all’identita’ del suo corrispondente, Margherita lo dovra’ scoprire, per scoprire come si arriva alla fine dell’anno e come si sceglie chi vogliamo diventare. Matilde Falasca ha scritto questa storia a soli quindici anni e ce la consegna come una lettera, la lettera di un’adolescenza romantica, tenera ma anche profonda, che chiunque di noi ha vissuto o sta vivendo. Puoi chiamarmi Emma è un esordio delicato e puro, che racconta quella che in Amazzonia è detta xibipiio: l’esperienza della transizione, l’atto di cominciare o terminare qualcosa, di trovarsi al limite. E avere paura di saltare dall’altra parte. Avere paura di non essere giovani per sempre.
[i] Matilde Falasca, è nata il 26 dicembre 2004 a Roma dove vive. Frequenta il liceo classico Dante Alighieri, Puoi chiamarmi Emma, è il suo primo libro