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I primi passi

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I primi passi. Perché la posizione eretta è stata la chiave dell’evoluzione umana
Jeremy DeSilva
Traduzione di Luigi Maria Sponzilli
Scienza
HarperCollins Milano
2022 (orig. 2021)
Pag. 395, euro 22,50

Il nostro pianeta. Da circa sette milioni di anni. Il nostro insolito e straordinario bipedalismo è alla base di molti dei tratti, unici e peculiari, che ci rendono esseri umani, i soli Homo sapiens. È stata la svolta cruciale della nostra evoluzione. Moltissimi animali assumono una posizione eretta per scrutare l’orizzonte o per assumere un’aria intimidatoria, ma gli umani sono i soli mammiferi che camminano sempre su due gambe, gli unici mammiferi bipedi sulla superficie della Terra. La classica rappresentazione dell’evoluzione progressiva e lineare dallo scimpanzé piegato sui quattro arti a noi sapiens con la testa bella alta è sbagliata. Le continue scoperte di nuovi fossili ci stanno rivelando come si è invece davvero sviluppata la capacità di camminare eretti un po’ ovunque, come ominini e gruppi del genere Homo si siano trovati a sopravvivere e riprodursi a (due) piedi. Il bipedalismo viene probabilmente prima rispetto all’ingrandirsi del cervello o alla cura neonatale o alla capacità migratoria intercontinentale o al linguaggio comunitario, tanto più che specie diverse hanno camminato in modo diverso con i due piedi, le loro ossa e le loro orme ce lo segnalano, risultando comunque perlopiù capaci nel lungo periodo di gestirne i conseguenti vantaggi (maturati lentamente) e svantaggi (come la minore velocità nella corsa, il parto più difficile e pericoloso, patologie quali ernie e scoliosi). I cambiamenti anatomici necessari a camminare dritti in modo efficiente hanno influito e influiscono anche sulla vita degli individui umani di oggi, dai primi passi che compiamo agli acciacchi e ai dolori che ci colpiscono invecchiando: “non è stato Homo sapiens a creare il bipedalismo, bensì il contrario” (Kagge, 2018).
Il giovane paleoantropologo americano Jeremy Jerry DeSilva (1976) è specializzato nella locomozione (tesi di dottorato sulla cruciale tibia) e ricostruisce ottimamente il bipedalismo come “caduta controllata”, nelle dinamiche posturali ed energetiche, discutendo continuamente lo stato attuale delle domande giuste da porsi e delle risposte più o meno confermate dai fatti conosciuti, le prime comunque più delle seconde. Nella storia del regno animale gli umani non sono stati i primi, bisogna scavare più profondamente nel passato, almeno fino all’epoca precedente ai dinosauri, capire quando e perché si è camminato e possano essere emersi vicoli ciechi dell’evoluzione, visto che gli antenati comuni a entrambe le linee evolutive di coccodrilli e alligatori o dinosauri e uccelli conoscevano pure l’andatura bipede. L’evoluzione si applica solo su strutture preesistenti. Non siamo prototipi creati da zero. Siamo scimmie antropomorfe modificate e, rispetto alla linea evolutiva degli uccelli, siamo bipedi da poco tempo. Poi bisogna tener conto della separazione fra ecosistemi (per esempio a causa del livello del mare) e delle migrazioni delle specie (in particolare di quelle che non solo volano né solo nuotano). La struttura in tre parti (come si è iniziato a camminare eretti, diventare un essere umano, camminare è vivere) e in quindici capitoli complessivi è cronologica rispetto alle scoperte dei fossili nell’ultimo cinquantennio (talora contraddittorie, talora dirompenti) più che rispetto all’evoluzione temporale (con qualche riferimento alla genetica). Ciò serve all’autore anche per ribadire che gran parte della storia umana deve ancora essere scritta. Vengono presi in considerazione tutti i più noti siti di grotte e reperti, DeSilva ha avuto spesso un ruolo di coprotagonista per il loro esame o riesame nell’ultimo ventennio. La locomozione eretta è strettamente collegata alla nostra evoluzione come specie sociale: senza linearità causali, il bipedalismo ha messo in moto molti eventi evolutivi, dall’uso manuale di attrezzi alla condivisione della cura dei figli, dalle reti commerciali al linguaggio. Al centro, un piccolo inserto di schemi e foto. Ricco apparato finale di note. Selettivo indice analitico.

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