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L’ Italia ha una miniera d’oro come il turismo, ma non ha i lavoratori

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Mancano all’appello almeno 300 mila addetti all’ospitalità

Immaginate per un attimo, con un po’ di fantasia, di aver scoperto una miniera d’oro nel vostro giardino che si estende fin nelle viscere della terra e dove l’oro che si estrae è tra i più puri in circolazione.

Ecco – penserete – ora posso dire di essere ricco sfondato” e cominciate a fare i sogni da miliardario, ma in questo sogno sorge subito una semplice domanda: “Chi estrae l’oro?”, si proprio questa è la domanda che spegne subito i facili entusiasmi di ricchezza perchè non è facile trovare minatori bravi e specializzati nel prezioso metallo.

Se questa è una semplice fantasia, certamente non lo è la situazione che attanaglia una delle nostre ricchezze più importanti: l’ospitalità verso ii turisti, il nostro vero oro.

 Purtroppo per noi, gli alberghi, i ristoranti, i luoghi di ristoro e di relax non sono in grado di raccogliere questa ricchezza perchè, come per la miniera, mancano i minatori per estrarlo, così in questo caso manca chi accoglie i turisti come camerieri, cuochi, personale di sale nei ristoranti e alla reception per gli alberghi, assistenti nei centri turistici, con il risultato che, secondo le stime di Unioncamere tra maggio e luglio di questa stagione turistica, si prevede un fabbisogno di lavoratori di almeno 387.720 mila lavoratori per i servizi di alloggio, ristorazione ecc…, ma in quasi quattro casi su dieci, dunque il 38% circa, sono difficili da reperire arrivando a volte tra i titolari delle aziende, a ‘rubarsi’ letteralmente i lavoratori con allettamenti sia economici e sia di orario.

Dopo il Covid e la guerra alle porte di casa nostra, ciononostante si prevede un aumento turistico per quest’anno, sia nazionale e sia straniero, assai sostenuto, insomma, una vera boccata di ossigeno per chi ha dovuto stringere i denti pur di portare avanti la sua impresa e adesso che c’è la tanto sospirata richiesta manca chi ci lavora.

Il problema diventa grave se si pensa che alcune catene di ristoranti per mancanza di personale non riescono a stare a pieno regime e sono costretti a chiudere al tramonto, intorno alle 18.00, oppure aprono solo per cena il venerdì e il sabato, ma non la domenica per mancanza di personale.

Inutile dire il danno economico per queste aziende, ma da cosa dipende questa situazione?    

Molti operatori hanno incolpato, dalle pagine dei giornali, la poca voglia dei giovani di sacrificarsi non accettando più di lavorare 10 o 12 ore al giorno senza sabato e domenica liberi  oppure lavorare la notte, vedi i panificatori, a questo va aggiunto il reddito di cittadinanza che ha tolto a molti ragazzi, esclusi ovviamente i casi di necessità, la voglia di lavorare, tanto che molti, pur accettando il lavoro, pretendono di essere pagati in nero per non perdere questo contributo a fondo perduto o il sussidio di disoccupazione. Sfortunatamente, anche questo è un modo di sopravvivere “all’italiana”, ma non basta.  Molti ex lavoratori del settore turistico hanno abbandonato il settore per ritrovarsi muratori, spedizionieri, autisti o altri lavori accorgendosi di avere così meno stress, i weekend liberi ed una qualità della vita certamente migliore.

Per fare un esempio con la città simbolo del turismo, a Roma mancano 8.000 persone per raggiungere quei livelli occupazionali che si avevano nel 2019, l’anno pre-pandemico.

Tornando alla ristorazione, alcune attività vengono ben pagate in busta paga per 6 o 7 ore di lavoro, peccato, si lamentano i lavoratori, che le ore effettive diventano poi 12 o a volte anche 14 ore, ma non retribuite, altri, come i stagionali, contestano come viene erogato il sussidio di disoccupazione che copre solo la metà del periodo senza lavoro con gravi ripercussioni specie per i stagionali e per chi ha famiglia.

Paolo Manca, comproprietario della catena di alberghi sardi Felix Hotels e presidente di Federalberghi Sardegna ha una idea “Si potrebbe pensare a un periodo di formazione retribuita quando non si lavora – suggerisce – Io non credo che la gente preferisca il reddito di cittadinanza al lavoro, e neanche che tutti gli imprenditori siano scorretti. Però ci vuole una legislazione strategica sul turismo, che permetta ai lavoratori di vivere dignitosamente, arrivando almeno a dieci mesi di retribuzione fra lavoro e formazione”

Non siamo certo esperti del settore, ma a fil di logica potrebbe essere una buona soluzione, peccato che in Italia per attuare questa idea bisogna passare dal ministero, dai sindacati, nazionali e autonomi, dall’INPS, dai vari comitati dei lavoratori e così via.

Purtroppo, pensiamo che come per succitata miniera d’oro, sarà tanto se riusciremo a sfruttarne il 50% in attesa che altri Paesi, più lungimiranti di noi in fatto di turismo, profitteranno della nostra insipienza cronica ed “estrarranno” loro il nostro oro con guadagni importanti, ma così va il mondo, anzi l’Italia.

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