Lo strano delitto delle sorelle Bedin
Chicca Maralfa
Noir
Newton Compton Roma
2022
Pag. 252, euro 9,90
Asiago, provincia di Vicenza, mille metri slm, stazione dei carabinieri, via Verdi 41. Primavera 2019. Il 52enne luogotenente (da poco promosso) Gaetano Ninni Ravidà, spalle larghe e possenti, ventre leggermente appesantito, è arrivato lì circa un anno prima, trasferito dalla sua Bari. Dopo venticinque anni di matrimonio, importantissime indagini di polizia giudiziaria e notevoli successi da maresciallo capo (come l’aver raccolto in carcere il pentimento del più importante boss pugliese), era stato lasciato dalla moglie Simona (innamoratasi di un altro) e si era separato pure dalle due amate figlie (Monica e Agnese), rifugiandosi in montagna. Devono seguire delicati scavi connessi alla guerra di un secolo prima, ai giorni della potente offensiva austro-ungarica per costringere l’Italia alla resa, che tante pene e morti aveva provocato da quelle parti. Mancano pochi giorni alla Grande Rogazione, una specie di processione per valli e declivi lunga trentatré chilometri con la partecipazione di decine di migliaia di persone e qualche problema di ordine pubblico. Vi sono altri vari impicci che chiamano in causa i carabinieri, come il ferimento di un coniglio o strani furti. Quel che soprattutto attira la sua attenzione di segugio è un efferato caso appena archiviato dopo sette anni di inutili indagini: in contrada Bosco qualcuno aveva ammazzato, in una mite serata di ottobre, le sorelle Pina e Carla Bedin, di settantadue e settantaquattro anni, colpendole ferocemente con un corpo contundente. Adelmo Zovi e Carmen Carli, coppia di vicini indagata per i noti cattivi rapporti con le vittime, avevano un alibi di ferro. Altri seri indizi o indiziati non erano emersi. Eppure ora vengono appiccicati per strada, sui muri, in punti strategici della cittadina e delle frazioni versi poetici di Silvia Plath a chiedere giustizia. E Gaetano alza le antenne, riapre il cold case, prima informalmente, poi ufficialmente, finché non riesce a venirne a capo entrando in acqua lentamente (come nella pesca a mosca).
L’ottima giornalista pugliese (girovaga) Angela Chicca Maralfa (Bari, 1965) mantiene alta la qualità dell’incedere giallo noir anche nel terzo romanzo pubblicato (fra i molti stesi o abbozzati nei cassetti), molto diverso dai precedenti. I primi capitoli stentano un po’ a ingranare, poi la linearità di scrittura, lo stile elegante, la ricchezza di umori e gli ingranaggi avvincenti hanno la meglio. La narrazione è in terza fissa al passato sul protagonista pugliese in trasferta, che vive in caserma e da mesi si sta crogiolando in una specie di immobilismo emotivo che rasenta l’apnea, cogliendo però l’occasione degli scavi per ripensare dolcemente (e scrivere) al disperso nonno catanese 25enne, fante della brigata Trapani sul monte Lèmerle, “seppellito” sull’altopiano fra i militi ignoti, senza processo di identificazione. La stranezza del delitto indagato (citata nel titolo) sta nel carattere inedito del dramma in un contesto così piccolo, che inevitabilmente rinvia a qualche certa omertà: nessuno sapeva, nessuno aveva visto, nessuno parlava. Qualcuno aveva abilmente cancellato le prove? Forse i fantasmi, come si sussurrava in paese. Se gli scavi riesumano cadaveri antichi, anche le due anziane sorelle (con il cranio sfondato nel soggiorno di casa) meritano spiegazione e giustizia! Per fortuna del luogotenente, arrivano ad aiutarlo Maria Antonietta Malerba, stimolante medico legale trasferitasi in zona per amore, la magnifica ricca ex campionessa di sci di fondo Claude Spiller (con lievissimo strabismo di Venere), infastidita dall’aggressione ai conigli, e pure il fratello maggiore giornalista Giovanni e la sorella minore avvocatessa Lucia. Distillati e vini della casa, ma i soldati andavano avanti a cognac e cioccolato. Baba O’Riley degli Who fra i pezzi preferiti dell’adolescenza, successivamente figlie e dinamiche suggeriscono di ampliare gli interessi.