La parabola dei pentastellati e la crisi del sistema Italia
La riflessione, sia subito chiaro, non si estenderà e non si addentrerà nella fisica, nell’astronomia, nella prospettiva quantistica, ma deve nevessariamente far riferimento ai termini propri e alle definizioni relative. E questo non per l’ovvia considerazione che si parla della crisi dei cinquestelle, ma perché tutta la vicenda politica italiana sembra caratterizzata da quel caos cosmico che la scienza pian piano sta cercando di decrittare! Prospetiva affascinante quella dello sguardo al cosmo, drammatica e defatigante quella di riferirsi alla situazione politica nazionale.
Il fatto scatenante è di poche ore fa, la divisione nel moviemento cinquestelle e l’esplosione della contraddizione in esso esistente tra l’ex premier Conte alla ricerca di un ubi consistam per i grillini e per se stesso ma senza avere molte certezze e quella parte deli pentastellati che ha iniziato da tempo il suo avvicinamento alle istituzioni e soprattutto, entrando in esse, sta cercando il senso della propria presenza.
Due considerazioni preliminari. Il movimento, non partito, gestito da due guru e poi da uno solo, “governato” da un non statuto modellato suo malgrado in quel fac simile che ognuno rispettando le regole deve trovare e trova nelle leggi del paese, ha mostrato sino in fondo la sua insussistenza. La manifestazione più evidente è il tribuno Di Battista, sempre fuori, sempre contro, sempre all’opposizione comunque e dovunque, dentro, fuori, insieme a … come recita la regola grammaticale.
Sull’altro lato per così dire di questa nebulosa la pattuglia dei cosiddetti governisti – per i duri e puri una brutta parola – cioè coloro che dopo l’esplosione elettorale del consenso al movimento si sono via via trovati a dover assumere la responsabilità nelle istituzioni al livello della loro consistenza parlamentare, divenendo quale prima forza numerica asse portante di equilibri, di scelte e di soluzioni a maggioranze e a governi.
Quanto accaduto con l’uscita del ministro degli esteri Di Maio – che nel movimento si voleva espellere – seguito da una consistente pattuglia di oltre sessanta parlamentari, è certamente un fatto politico di cui tenere conto in sede di governo, di maggioranza e di possibile futura stabilità dell’esecutivo. Fuori di questa lettura istituzionale è invece il fallimento totale di ogni sintesi politica di un movimento che vedeva nella sua consistenza numerica l’unico fattore stabilizzante e che non ha saputo mantenere. Mese dopo mese, anno dopo anno, quell’armata che sembrava invincibile è divenuta una serie di drappelli confusi e raminghi in lotta uno contro l’altro. La dinamica interna se vi sia mai stata è sembrata totalmente incapace di trovare un luogo di mediazione e di sintesi politica. Troppi galli a cantare, si dice, non portano al giorno. Ora sono rimasti anche in pochi come dimostra l’eclissi dell’elettorato nelle ultime prove di voto locale e l’ombra lunga che proiettano inevitabilmente sulle prossime politiche del prossimo anno (se l’esecutivo come tutti auspicano esce indenne anche da questa non prevista e non augurabile prova).
Ecco perché nel titolo abbiamo usato termini da fisica astronomica. L’esplosione finale di una stella, il suo canto del cigno, come ci insegnano e ci fan vedere spesso i grandi telescopi puntati sull’universo, si mostra in tutta la sua terrificante bellezze. La scienza ci dice che è l’eterno andare e venire dell’universo, la sua dinamica profonda e che ogni esplosione di questo genere provoca una sosta di disseminazione tra sistemi e galassie di nuovi fattori di sviluppo in un’incessante marcia senza fine. Accanto a questo spettacolo affascinante e agghiacciante – ci viene sempre ricordato che il Sole alla fine della sua vita (per fortuna siamo quasi a metà) diventerà una supernova e che il suo disco stellare si allargherà al punto da divorare e distruggere gran parte del sistema solare – esiste un’altra possibile sorte (ve ne sono anche qui molte) quella di non accendersi in supernova e a collassare su se stessa sino a divenire quella che si definisce stella di neutroni, un corpo che ghiacciato è dire eufemistico, privo di vitalità e che spesso può degradare per fattori ancora sconosciuti in un buco nero, ovvero la creatura più terribile ed enigmatica del cosmo, una sorta di nulla che conduce al nulla e in cui tutto finisce …. forse!
La parabola drammatica e non certo positiva per gli equilibri politici ed istituzionali che stanno subendo i cinquestelle appare assai più prossima alla seconda ipotesi che a quella magnificente della supernova. L’erosione del consenso è la spia primaria, ma è dentro il movimento, nella sua incompiuta metamorfosi politica che vanno cercate le ragioni di una fine non certo gloriosa ma fatta di anatemi, minacce giudiziarie, di attacchi personali, di livore e di odio che fanno sorgere una domanda: ma sapevano chi erano prima di scontrarsi?
Le convulsioni di una forza politica, il suo spaccarsi portano con sé effetti e conseguenze anche sul quadro politico nel suo insieme da non sottostimare, sia per chi le vede come foriere di maggior chiarezza e stabilità, sia per chi ha la visione nibelungica simile al concetto “caduta degli dei”. La ricerca di una nuova dimensione della rappresentanza democratica che il Paese attende da anni non può compiersi né nell’una né nell’altra ipotesi, ma richiede che senso di responsabilità, senso delle istituzioni prevalgano in tutti gli attori, presenti e futuri (ed anche per quelli che dal passato provano a riapparire con effetti distorcenti e non certo augurabili)!