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Tsunami Internet, the Digital Globish Language

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The Digital Globish

L’elenco di termini che segue non riesce a dar conto ovviamente della intera totalità delle nuove parole che sono state coniate nei mondi dell’informatica, del digitale e dei loro dintorni. Anche questo è un segno imponente di come in pochi anni il linguaggio sia stato costretto ad arricchirsi e a cambiare.

L’Autore ha operato una selezione tra i termini, riportando quelli ritenuti indispensabili alla lettura del libro. Si scusa di eventuali omissis sapendo comunque che basta dare un’occhiata all’interno di un motore di ricerca in Rete per soddisfare ogni ulteriore dubbio e curiosità.

Resistere al cambiamento di linguaggio è assolutamente inutile e anche dannoso. La grande massa di queste nuove parole è nata all’interno della comunità angloamericana e pertanto – come già fu per il Latino al tempo dell’Impero Romano e di Santa Romana Chiesa poi – quasi tutti i termini sono stati recepiti nel nuovo modo di esprimersi, ad ogni latitudine e longitudine. Ciò sta dando vita ad una lingua globalizzata fortemente dinamica e in continua evoluzione, che è comunque molto interessante: si chiama Digital Globish, laddove globish sta per inglese globalizzato.

L’Autore, pur sforzandosi, non può fare a meno di usare il Digital Globish, anche perché molto spesso i termini non sono immediatamente traducibili. Quindi rivolge un invito a chi si accosta a questa nuova cultura. “Non opponete troppa resistenza ma piuttosto apprendete e adattatevi all’uso del nuovo linguaggio“.

GLOSSARIO

account: indica quell’insieme di funzionalità, strumenti e contenuti attribuiti ad un nome utente in determinati contesti operativi della Rete. Il termine deriva dal gergo bancario ed evidenzia il paragone tra la facoltà di accesso e uso ai servizi, che ha un utente registrato e identificato presso un sito web, con i servizi al cliente identificato presso una banca.

advertising: Termine generico che identifica la pubblicità effettuata sui grandi mezzi di comunicazione.

application: Dicitura abbreviata per indicare un’applicazione software, sia ludica che di utilità, per dispositivi Smartphone, palmari e più recentemente Tablet Computer. Il termine ha avuto larga diffusione dopo che il costruttore Apple ha chiamato così i software scaricabili dal proprio sito (non a caso chiamato App Store) ed installabili sui dispositivi delle famiglie iPhone, iPod Touch e, successivamente, iPad. Da allora, più in generale, sono stati chiamati così anche i software per dispositivi mobili dotati di un proprio Sistema Operativo (indipendentemente dal fatto che si tratti di Apple IOS, Symbian, Android o altro).

audience: Persone raggiunte in un determinato periodo di tempo da un programma radio/tv o da messaggio pubblicitario in esso inserito. In materia pubblicitaria la sua composizione è molto importante perché determina la fase della pianificazione media (acquisto di spazi).

banner – ad banner – web banner: (bandiera, vessillo, striscione). È un elemento pubblicitario utilizzato nel web. Si può descrivere come l’equivalente di un riquadro con testo, o foto o grafica. Un banner può essere statico oppure attivo o interattivo (quando consente, se cliccato, di raggiungere un’altra pagina web).

bit e byte: bit è l’acronimo di binary digit (numero binario), l’unità di misura di minima informazione che un computer può memorizzare ed elaborare. Il computer riceve informazioni solo in forma binaria, cioè in una sequenza di due unità. Precisamente: 0 e 1. Il bit consiste in una di queste due cifre. I bit vengono raggruppati in sequenze di varia lunghezza per codificare informazioni più complesse. Un byte è una sequenza di otto bit, che corrisponde a un singolo carattere di testo. Esistono due definizioni dei multipli, quella che è fondata su potenze di 2 e quella basata su potenze di 10. Abitualmente si usa la seconda, per cui: i multipli del byte sono il KB (Kilobyte, corrispondente a 1000 byte) il MB (Megabyte, 1000 KB), il GB (Gigabyte, corrispondente a 1000 MB) e poi … Tera, Peta, Exabyte, etc… 

blog – bloggers: Il blog, in internet, identifica un sito simile a un diario personale dove l’Autore, detto blogger, narra in ordine cronologico avvenimenti, fatti e riporta notizie. Blog è un termine nato dalla contrazione di Web e Log, ovvero internet e diario/traccia. Da semplice diario personale il blog si è trasformato in uno dei principali strumenti e una delle forme di comunicazione più diffuse in rete. Ciò lo rende paragonabili a un giornale on line.

box office: Il botteghino, la cassa in genere (dei teatri, dei cinema, delle edicole di giornali, dei musei, dei negozi di homevideo, etc…) 

branded Chanel: sono canali speciali da aprire e gestire all’interno della comunità Youtube, ma limitati ai membri residenti in USA e Canada. Questi canali sono stati pensati per una élite di utenti che vogliono ospitare annunci pubblicitari nelle loro clips. Infatti, consentono l’uso di una grafica più evoluta e sono controllati direttamente, a seguito di accordi, da una sezione di Google, la AdWords Support.

browser (web browser): Un browser è un programma che consente di navigare e interagire con i contenuti che si trovano nel World Wide Web. Tecnicamente è una applicazione che utilizza il protocollo HTTP per inoltrare le richieste dell’utente ad un web server.

chat: Scambio di messaggi scritti che si svolge in tempo reale tra due o più utenti di Internet. Alla lettera: chiacchierata, se riferita a un’ampia gamma di servizi (telefonici e via Internet) in cui il contatto può avvenire anche in forma anonima.

content: Contenuti. Le grandi “famiglie” di Content sono: testo alfanumerico, audio-voce-musica, foto-immagini fisse, immagini in movimento, audiovisual o immagini in movimento con colonna sonora, grafica e cartoons in 2D e 3D

copyright: Un contenuto che risulta protetto e vietato per un uso non autorizzato dall’Autore o dal Produttore. Usato come sostantivo significa anche Riproduzione vietata. Il copyright (letteralmente diritto di copia) è anche, nel linguaggio comune, l’insieme delle normative sul diritto d’autore in vigore nel mondo anglosassone e statunitense. Col tempo, ha assunto in Italia un significato sempre più prossimo ad indicare le norme sul diritto d’autore vigenti in Italia, da cui in realtà il copyright differisce sotto vari aspetti.

CPT o CPM (cost–per–thousand o cost-per-mille): è la quantità di denaro che un Inserzionista paga per raggiungere con il proprio messaggio 1.000 visualizzazioni/letture. È utilizzato nel marketing come unità di misura/parametro al fine di calcolare il costo di una campagna pubblicitaria o il costo di un singolo messaggio pubblicitario veicolato da un medium. Questa tradizionale formula di misurazione è stata utilizzato in seguito per conteggi basati sulle prestazioni, come la percentuale di vendita, il costo per azione (CpA), il costo per click (CpC) etc…

CPI – Cost Per Impression. È il costo di una singola esposizione-contatto con un banner. Questa sigla si trova spesso nei listini delle agenzie pubblicitarie: è il valore da moltiplicare per il numero di esposizioni totali che un inserzionista intende acquistare.

counter (webcounter, hitcounter, traffic counter): è al dunque un contatore che rileva i numeri relativi al traffico e eventualmente alla permanenza temporale sui siti, blogs, canali Youtube, etc…. In realtà i counters di cui si può dotare un utente di base sono considerati solo indicativi, anche perché facilmente alterabili. I counters considerati autorevoli sono invece quelli controllati dalle grandi società digitali e dai Centri Media che su quelli si basano per vendere e comprare inserzioni pubblicitarie.

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