Il vocabolo sul quale l’attenzione, peraltro affaticata dal peso climatico di questa torrida estate, si è posata non è né nuovo né originale, ma la visione che la politica offre in questo momento nel nostro quotidiano è praticamente questa, uno zibaldóne.
Il dizionario che ci sorregge in queste riflessioni ci precisa che si tratta di una probabile voce onomatopeica (termine che deriva da onomatopea ovvero il fenomeno che si produce quando i suoni di una parola descrivono o suggeriscono acusticamente l’oggetto o l’azione che significano. O ancora in concreto parola o locuzione fonicamente imitativa, spesso motivata sul piano retorico o stilistico), che per alterazione proviene da zabaione. Insomma, anche se modifichiamo l’ordine dei fattori, il risultato non cambia come ci dice una delle leggi fondamentali della matematica.
Anticamente si indicava con questa parola la vivanda composta di molti e svariati ingredienti. Poi pian piano e per estensione si è cominciato a far riferimento alla mescolanza di cose diverse; a mucchio confuso di persone. Ancora e per chiarire bene il senso l’uso antico del termine ci riporta allo scartafaccio in cui si annotano, senza ordine e man mano che capitano, notizie, appunti, riflessioni, estratti di letture, schemi, abbozzi, e via dicendo. Il più famoso in letteratura è quello di Giacomo Leopardi.
Nella commedia dell’arte, poi, si indica con il vocabolo, l’insieme di “scenarî” di uno o più autori che costituiva il repertorio di una compagnia. In senso dispregiativo e comunque non positivo si vuole sottolineare lo scritto, il discorso, l’opera privi di unità, di coerenza e di ordine, composti di elementi eterogenei. Utilizzo che può riguardare ogni tipo di lavoro o di opera descrittiva dell’uomo.
Chiarito il più possibile il senso più consueto della parola, abbiamo più semplice l’accostamento alla quotidianità del nostro paese, in quel caos calmo per intendersi che è la politica nazionale.
I significati esposti di zibaldone possono essere utilizzati in tutte le direzioni e con la varietà di valore che si vuole. Il dato concreto ci dice che dalla maionese impazzita della quale si è parlato la scorsa settimana siamo arrivati, sempre in ambito culinario alla somma scomposta e incoerente degli ingredienti che segna l’inizio dell’azione di “montaggio” dello zabaione inteso come dolce spesso nominato nella dieta. E qui è chiaro che se gli ingredienti non fossero calibrati e dosati nel modo giusto, il prodotto finale potrebbe essere incoerente e senza senso compiuto e degenerare proprio come uno zabaione malfatto.
L’analisi spassionata rivela che la nostra classe politica sembra essere tornata a quell’antico sapore che si pensava superato, fatto di compromessi quasi sempre al ribasso, gabbati però per grandi passi avanti nella collaborazione tra forze e movimenti vari.
“Parlammo e nun ce capimmo” osservava un simpatico comico qualche anno fa in un improbabile gergo dialettale confrontandosi con un interlocutore che sembrava alieno dal comprendere quello che gli si sottoponeva. Oggi se possibile la situazione appare più ingarbugliata. Tutti si affannano a indicare i propri capisaldi di linea strategica, quei principi che non si possono porre in discussione. Poi nel concreto agire molti di questi principi rimangono sì descrittivi e indicativi di questo o quel mondo di procedere, ma vengono in qualche modo superati nel tentativo di conciliare quello che normalmente non si potrebbe ritenere tale.
Quindi entrando in quel coacervo che abbiamo definito zibaldone, il prodotto finale può tranquillamente essere altamente diverso dalle premesse.
Una condizione che riguarda tutte le posizioni del panorama politico. Ognun per sé e ognuno secondo le sue premesse, i leader, i comprimari, persino i “guru” sembrano attirati pur tra mille distinguo e mille giravolte, dalla possibilità di far tornare i conti, contro la logica e spesso contro il buon senso. Sia a destra che a sinistra e in quel melting pot che sembra essere il mitico ed inesistente centro, si cerca in tutti i modi ed in modo diuturno di far digerire a questo o a quello qualche cosa che le premesse non potrebbero ammettere nel tentativo di avvicinare, assommare provare a indirizzare alleanze, appoggi di vario tipo, sostegni destinati ad uno scopo momentaneo e via dicendo.
Il campionario del perché qualcuno dovrebbe essere in accordo con qualcun altro è talmente ampio che ci vorrebbe la saggezza dei nostri commercianti e grossiti per avere ragione della confusione inenarrabile alla quale ci si trova di fronte. Ma tant’è, questo è quello che passa il convento potremmo dire e per gli italiani oggi la sfida più grande è quella di non commettere un nuovo abbaglio come quello che ha fatto nascere, crescere ed ora implodere miseramente l’opzione grillina immaginata come capace di modificare il sistema e i suoi costumi e che al contrario per propria insussistenza ed incapacità storica si è sfaldata senza speranza contro quelle istituzioni che sono necessarie per tentare di governare la complessità.
Come sempre ora spetta agli italiani decidere, ma sarebbe bene che lo facessero avendo bene in mente quanto è accaduto in questi anni e quell’indistinto e caotico zibaldone che si trovano a guardare!