I maneggi più o meno misteriosi e tortuosi della gara politica
Il vocabolo di questa settimana richiama, non in senso logico ma in senso fattuale il secondo; come i due estremi di un pendolo nei quali oscilla il senso di quanto sta accadendo nel nostro paese in una campagna elettorale insensata dopo una crisi irrazionale e altrettanto senza senso; in realtà sarebbe meglio evitare di cercarne il senso.
Il primo termine, càbala deriva dall’ebraico e indica il complesso delle dottrine mistiche ed esoteriche ebraiche circa Dio e l’universo, che si asserivano rivelate a un numero ristretto di persone e tramandate da generazione a generazione. Per estensione si fa riferimento ad un’arte che presume d’indovinare il futuro per mezzo di numeri, lettere, sogni. In particolare, emblematico della cabala, il lotto, serie complessa di operazioni aritmetiche attraverso le quali si pretende d’indovinare i numeri che si estrarranno; anche alcuni libri che suggeriscono i numeri da giocare al lotto.
In altro senso, figurato e non positivo, richiama il raggiro, l’imbroglio, il subdolo maneggio.
In questo senso, analizzare le “ragioni” di una crisi frutto solo di egoismo e di partigianeria, lo si può fare immaginando una sorta di gioco dei dadi, di divinazione numerica, in sostanza di azzardo puro, naturalmente ammantato di motivazioni che si sciolgono come neve al sole tanta è la loro inconsistenza nelle condizioni date. Quindi affidandosi alla cabala, in senso stretto anche ai sondaggi, cabala organizzata e spiegata anche scientificamente, è sempre sulla pelle degli italiani che accade.
Che in questo risieda il senso della chiamata al voto del popolo, intessuta soltanto di accuse, di scontro verbale e anche pratico su temi marginali e perdendo di vista il quadro di riferimento ultimo. Poi, per “nobilitare” il vuoto pneumatico si pensi ai vaneggiamenti sulla modifiche al PNRR, allo scostamento di bilancio o ad altre questioni fornite ad leones, per così dire, contando sulla paura, sulla rabbia, sul qualunquismo atavico che ci spinge in direzione ostinata e contraria alla ragionevolezza, alla programmazione, alla manutenzione e a tutto quello che da decenni si cerca a parole di affrontare e che nella pratica giace, anch’esso da decenni, per ignavia, pressappochismo, divisione di parte e per la tendenza connaturata ad annunciare riforme e a non farle mai al momento opportuno, ma rispolverandole ad ogni elezione come momenti prioritari del proprio programma. Un vizio che accomuna tutti gli amministratori e i politici di ogni colore.
Da questo quadro non certo confortante ci spostiamo sull’altro co-termine al quale abbiamo fatto riferimento, alchìmia. Un vocabolo che viene da latino medioevale ma che ha le sue radici nella lingua araba dove lo si ritrova con il significato di arte della pietra filosofale. Una derivazione però solo intermedia che attraverso il siriaco kīmiyā, si rifà al tardo greco χυμεία, ovvero kumeia. Storicamente si fa riferimento ad essa come arte, nata nell’ambiente ellenistico dell’Egitto nel I sec. d. C., che si proponeva la manipolazione e trasformazione dei metalli, e in particolare la loro possibile trasmutazione in oro o in rimedi per il prolungamento della vita. Sempre il dizionario ci dice che dall’alchimia, coltivata durante tutto il medioevo e l’inizio dell’età moderna, fino al sec. 17°, ha avuto gradualmente sviluppo la chimica. Sin qui il significato diciamo positivo.
Se poi guardiamo in senso figurato ci si riferisce a comportamento, metodo d’azione fondato sulla falsificazione, sull’inganno. Può essere riferito a quella elettorale, a quella politica, a quella parlamentare, intendendosi i maneggi più o meno misteriosi e tortuosi della gara politica. Ancora se ne può dedurne come insieme di circostanze o fattori che inspiegabilmente portano a un risultato. Più genericamente si indica l’accostamento insolito di elementi, che porta a un risultato, a un effetto originale e raffinato oppure talora anche con riferimento a sentimenti, nel senso di affinità.
Appare chiaro che il significato che più si rifà a quanto detto in precedenza è quello politico in senso lato e in senso concreto, lo ricordiamo, i maneggi più o meno misteriosi e tortuosi della gara politica. Il richiamo alle caratteristiche più usuali della vita politica nazionale non è soltanto scontato, ma quasi d’obbligo, avendo in ogni tempo e persino in quelli recenti assistito ad ogni tipo di alchimie per far nascere e vivere governi di diverso respiro e diversa composizione. Appunto una miscela di elementi anche tra di loro incoerenti che ha prodotto in passato e nel presente più prossimo risultati a dir poco imbarazzanti.
Ora, di fronte ad una crisi la cui genesi potrà formare oggetto di analisi approfondite e quasi da ricercare nel subconscio dei protagonisti, affidarsi all’alchimia e per altri versi alla cabala potrebbe essere esercizio tuttaltro che peregrino. Nessuno, infatti, sa ancora immaginare cosa potrà succedere tra pochi giorni, quale parlamento scaturirà dal voto degli italiani e quali idee essi votando cercheranno di far prevalere per il paese. I sondaggi, per casualità o per prudenza continuano a dare indicazioni ma senza la certezza di alcun messaggio che dai sondaggi stessi scaturisce. Occorre ricordare a tale proposito l’antico detto in voga nella Roma papalina, ovvero che chi entra in conclave come Papa, quasi sempre ne esce cardinale! Lasciamo la risposta a quanto accadrà. Buon voto!