“Siamo alle solite Calimero” recitava un ritornello di una vecchia pubblicità di Carosello. Ci sono fatti destinati a riproporsi nel tempo, ineluttabili come il respiro degli uomini.
Quando sembrano aver esaurito la loro spinta propulsiva ritrovano d’un tratto posizioni di primo piano, abili a spiattellarci in faccia qualcosa che non andrebbe neanche menzionato per la loro mancanza assoluta di novità.
L’Università è il luogo identitario della totalità e della universalità del sapere. Ma è stato anche il nome di varie forme di corporazioni, un insieme di persone che si associano in vista di un fine comune, una realtà che prende corpo per riuscire in un intento condiviso.
In questo caso l’obiettivo parrebbe essere stato quello di selezionare i loro uomini di fiducia secondo criteri di amicizia e di fedeltà piuttosto che di merito e competenza.
Si legge dai giornali che siamo all’ateneo di Catania dove il ricercatore a tempo determinato Giambattista Scirè, al termine del corso di Storia Contemporanea, per quanto è dato ad intendere, è rimasto senza ingaggio.
Per 12 anni avrebbe combattuto con carte di tribunali per ottenere il posto che rivendicava. All’epoca, si oppose contro la nomina di un’architetta nel ruolo a cui ambiva, così addirittura richiamando l’attenzione della Presidenza della Repubblica.
Si è generato un ciclone che ha portato ad essere indagati tre rettori, più la condanna in primo grado per abuso di ufficio di commissari del concorso della Storia che non è mai stata più contemporanea e attuale di quella che il povero Scirè ha patito.
Del resto Sciré significa, per capriccio della sorte, “sapere”. Eppure, è stato ignaro che la sua sarebbe stata la vittoria di Pirro, un pezzo di storia su cui non ha evidentemente studiato abbastanza.
Avrebbe dovuto essere consapevole che con il trambusto sollevato avrebbe ottenuto un posto, comunque, oggetto di scadenza temporale, senza nessuna garanzia per il futuro. SI tratta del solito rivoluzionario che nel delirio della sua fede non vede oltre il proprio naso.
Si è mosso sciattamente, alzando polvere caduta sui libri che ora ha ripreso a studiare, facendo nuova ricerca e rimettendosi nuovamente a caccia di un posto di lavoro che gli dia, come giusto, di che vivere.
A Pescara simile calvario lo ha vissuto la ricercatrice Agnese Rapposelli che vanta il primato di essere arrivata costantemente seconda per 12 concorsi di fila e si sarebbe ribellato attraverso ben nove ricorsi puntualmente vinti. Sanremo è Sanremo. Vale solo chi arriva primo, i secondi cadono nel dimenticatoio degli annali di cronaca.
Alla fine della battaglia ha ottenuto un contratto triennale di prossima scadenza. C’è da immaginare che sarà costretta a cambiare anche lei aria.
Malgrado sia esperta di Statistica economica, la sua cultura non l’ha aiutata ad avere con metodo e precisione la comprensione della realtà, imparando che non l’avrebbe spuntata.
Tralasciamo altri singolari dettagli della vicenda che dicono di un percorso travagliato dove, tra l’altro, ha rimediato anche un procedimento disciplinare, sembra per aver offeso un professore dell’ateneo, così pendendo sul suo capo l’ipotesi di una sorta di sospensione dal servizio.
Spostandoci più al Centro del nostro paese anche a Tor Vergata ed alla Sapienza c’è stata maretta per vicende similari di ostracismo a chi è contro il sistema delle baronie universitarie.
Il Barone sarebbe un signor munito di giurisdizione, potente e gagliardo e forse anche uomo libero ma non certo di fare solo i suoi comodi.
Il destino vuole che la stessa parola indichi anche un furfante o un farabutto, qualcuno che proprio non sia uno stinco di santo, insomma un birbone, così erano chiamati i servi dei soldati, detti anche bagaglioni, che si erano quindi distinti per le loro mal fatte di truffatori.
Di episodi come questi le nostre Università sono puntualmente segnate ed emergono non appena uno spavaldo osi ribellarsi alle regole non scritte della carriera.
Nulla di nuovo sotto al sole. “Sole rosso” il titolo di un film dove una preziosa spada di samurai è oggetto di interesse di una banda di predoni insieme ad un bottino d’oro. E’ una trama dove motivi di onore e di interesse confliggono per chi debba spuntarla. Le nostre Università hanno in corpo gli stessi elementi di contraddizione. Vedremo chi alla lunga prevarrà.