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RUDENESS TAX: Tassiamo i turisti maleducati e premiamo il turismo sano

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Siamo agli sgoccioli della stagione invernale, fra pochi giorni sarà primavera e poi come in un soffio arriverà l’estate, la stagione delle vacanze, del relax e delle belle giornate, forse da trascorrere in qualche meta esotica. Tutto bene? Non proprio.

Il turismo, oltre ad essere una vera manna di introiti per qualcuno sta diventando una delle sette piaghe d’Egitto di biblica memoria.

Tra le tante emergenze che affollano questo nostro pianeta, oltre ai cambiamenti climatici, alle carestie, alla siccità e alle nuove epidemie, per non parlare dei numerosi conflitti armati in giro per il mondo, abbiamo anche un’altra emergenza: quella del turismo selvaggio, senza regole dove ognuno fa quello che vuole e dove i residenti delle località prescelte indossano ormai l’elmetto per proteggersi da queste orde di barbari.

Molti diranno e giustamente che il turismo da quando è nato ha portato non solo ricchezza, ma anche nuovi scambi culturali e commerciali; insomma non si capisce dove sarebbe la iattura di viaggiare e di conoscere altri popoli. Certamente è tutto vero, il turismo per la terra che lo ospita è una ricchezza sotto molti punti di vista, ma se mal gestito, come da più parti denunciato, diventa un problema serio, non solo per la vivibilità nelle località prescelte, ma anche per l’ecosistema che sembra impazzito in quei giorni.

Chi ama la propria terra di solito è felice di far conoscere ai forestieri le sue bellezze naturali e artistiche, ma quando il turista perde il rispetto per la “casa altrui” allora cominciano i guai. 

Non solo per le colate di cemento che affliggono spiagge incantate per secoli, l’aumento di smog o del traffico e il cambiamento di molti centri urbani dove la fanno da padrone negozietti di souvenir “orientali” insieme a improvvisati fast food o bed and breakfast che deturpano o, peggio, cambiano il volto delle città, specialmente quelle d’arte che vengono ormai cannibalizzate. 

Pensate alla città simbolo del turismo, Roma, una città piena di bellezze, ma anche di tanti problemi che spesso sembra collassare sotto il loro peso. 

Prendiamo ad esempio l’impegno comunale per quanto riguarda i rifiuti, nota dolentissima, o l’impianto fognario, strutture progettate per una popolazione di circa tre milioni, quando però in un solo un anno questa aumenta a 35 milioni, almeno di quelli registrati, senza contare il fai da te; insomma è come se l’intera popolazione canadese venisse tutta insieme nella Città Eterna. 

La soluzione è semplice (ovviamente per chi scrive, ndr) o si potenziano le infrastrutture o si mette il blocco ai turisti per rendere la città più vivibile per i visitatori, ma, soprattutto, per chi ci abita tutto l’anno. 

Se poi ai problemi infrastrutturali aggiungiamo la maleducazione di alcuni turisti, che non si sognerebbero mai di fare a casa propria quello che fanno in vacanza in casa altrui, allora l’elmetto che accennavamo prima è fondamentale.

Oggi che con i voli low cost, si arriva da per tutto, anche la località più ignorata diventa una meta turistica del momento. 

Un esempio sono le ormai famose scalate sul monte Everest nella catena dell’Himalaya, diventate quasi una passeggiata da turisti, pur con i suoi 9 mila metri e con le ovvie difficoltà e pericoli, ma nonostante tutto sono sempre più numerosi coloro che si cimentano creando poi, come confermato da molti servizi fotografici, un vero e proprio mondezzaio per tutto ciò che lasciano questi cosiddetti “amanti della montagna” al loro passaggio. 

Un mozzicone di sigaretta sappiamo che resiste almeno cinque anni, così un sacchetto di plastica dura addirittura tra i 100 e i 900 anni, insomma più di un ghiacciaio perenne, una bottiglia di vetro 400 anni e una lattina di alluminio tra 20 e 200 anni.

Questi dati ci fanno capire come i propri rifiuti diventano ingestibili; ad esempio, per un bosco dove facciamo il nostro piacevole picnic, spesso, senza un briciolo di educazione, lasciamo i nostri rifiuti nei prati dove, oltre a deturpare l’ambiente ed inquinarlo, ciò che lasciamo a terra viene poi facilmente ingoiato dagli animali con le conseguenze che è facile immaginare, tutto questo è indegno di una società civile. 

E ancora, a causa dei rifiuti infiammabili, c’è un problema ancora più grave, gli incendi per i quali non basterebbe certo un articolo a descriverne il dramma che subiscono sia gli animali che gli uomini.  Solo lo scorso anno a metà estate in Italia sono andati a fuoco ben 27.911 ettari di verde, pari a 40 mila campi da calcio. 

Una cifra che si commenta da sola. Secondo le cronache però al mare è anche peggio. Cosa fare allora per limitare almeno questa violenta maleducazione? 

Una ricchezza in valuta straniera da non poter certo sacrificare per l’economia specie per nazioni che vivono solo di questo, ma qualcosa tocca pur fare per non morire di turismo selvaggio. 

Un’idea, proposta da qualcuno, è di creare una specie di assemblea, tipo Onu, per discutere e risolvere questi problemi che riguardano ormai ogni angolo del globo.

Tuttavia, gli interessi sono talmente forti e particolari per ogni nazione che sicuramente, potete starne certi, non si farà nulla, dovremo allora sperare solo nella buona educazione di chi viaggia e non è poco, oppure, per chi ha fede, può sempre chiedere l’aiuto di San Cristoforo, il santo dei pellegrini sperando che veramente qualcosa cambi. 

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