Giustizia

DON CIOTTI, DECARO E QUALCUN ALTRO

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di Giovanni Federico

Finirà in sordina come tanti altri fatti di ogni storia. La magistratura farà le sue brave indagini ma agli esiti finali l’attenzione degli italiani si sarà già spostata da qualche altra parte. A Bari c’è maretta per una iniziativa del procuratore Rossi che ha chiesto misure cautelari per appena 130 persone che sarebbero in qualche modo intrecciate con la criminalità organizzata.

Non si tratta di un numero esiguo e la presenza significativa di un bel numero di persone e l’ipotesi della presenza significativa nell’organigramma della municipalizzata dei trasporti di quella città non è da prendere sottogamba, così come non è da trascurare la rete delle relazioni che sembra siano state intessute dall’ambiente criminale anche con alcuni rappresentanti della politica.

Una parte della politica si è rizzelata e ha manifestato contro.

Don Ciotti è sceso in piazza per fare da scudo al Sindaco Decaro proteggendolo da ogni sospetto di collusione con i delinquenti. Non ce n’era bisogno. Ne è prova la vita del primo cittadino da anni sotto scorta e che segna il suo impegno contro intimidazioni di ogni tipo.

E il procuratore lo aveva già chiarito in conferenza stampa.

Resta il fatto che 130 persone sotto il tiro della giustizia indicano una realtà di che preoccuparsi e lasciano perlomeno riflettere su un sistema di vigilanza contro infiltrazioni delinquenziali che ha mostrato forse più di una falla.

In ogni realtà locale si conoscono vita, morte e miracoli di ogni persona, tanto più se adiacente a certe frequentazioni non del tutto specchiate; e la questione deve far riflettere.

 Di riflesso, il problema dei voti. Una questione che non può essere trascurata.

Tra i politici oggetto di provvedimenti giudiziari c’è la Consigliera comunale Mari Carmen Lorusso, donna ambiziosa e nota alle cronache per la sua smania di mondanità. La Lorusso è sposata con l’ex consigliere regionale Giacomo Olivieri che ha abbracciato le cause di più partiti fino a sostenere sua moglie nella sua passione per la politica contagiandola con la sua frenesia di cambiamenti.

La Lorusso, eletta nelle liste del centro destra, ad imitazione del coniuge, ha pensato subito di passare nel gruppo della attuale maggioranza barese, perché in politica occorre saper fiutare l’aria ed essere lesti nello stare con chi poi gestisce il potere.

Qui è la dolente nota che sembra sfuggire a Decaro, Don Ciotti e gli altri che temono una invasione di campo della magistratura e del Ministro Piantedosi che ipotizza il commissariamento di quella amministrazione comunale.

Il trasformismo è una bestia assai dura a morire, fa parte del bagaglio genetico dei politici della seconda repubblica che mordono il freno non appena si sentono imprigionati per più di qualche tempo dove hanno iniziato la loro militanza.

 Solo per la memoria, nella prima repubblica già era di scandalo se all’interno di un partito si traslocava da una “corrente” ad un’altra, pur all’interno dello stesso partito, venendo immediatamente tacciati di spregiudicatezza e scarsa affidabilità.

Nelle realtà territoriali la nevrosi di spostamento raggiunge l’apice delle sue possibilità; ciò avviene ancor più se ciò accade in vista delle elezioni comunali o regionali.

“Carmencita abita qui?” era, in una celebre pubblicità di Carosello, la domanda del caballero misterioso che cercava la donna dei suoi sogni. 

In questo caso il caballero dovrebbe sudare più di una camicia per sapere circa la nuova dimora della Carmen Lorusso trasmigrata da un fronte all’altro e forse pronta a chissà quanti altri cambi di casacca.

In democrazia ciascuno è libero di fare come vuole. In politica il mercato delle vacche è purtroppo sempre fruttuoso. C’è chi si offre ma c’è anche chi accoglie, c’è chi vende e chi acquista. Le responsabilità di questa mobilità sono diverse e da ripartire tra più parti. L’elettore, con il moderno ausilio del web, non patirebbe fatica se, immaginando di accordare la preferenza per un candidato, si accertasse del suo cursus honorum, così valutandone l’eccessiva smania del traslocatore di turno.

Il Partito di nuovo ingresso, a sua volta, potrebbe con spregio del pericolo rifiutare l’ingresso dell’ambizioso proponente a far parte della sua schiera. Ne guadagnerebbe di immagine e di forse voti.

Non risulta che questo accada, né a Bari né altrove.

Vale la pena ricordare un episodio della prima repubblica e pertinente alla terra pugliese. Un giorno un intraprendente politico democristiano, militante in altra “corrente”, chiese di incontrare Aldo Moro, rappresentandogli il suo desiderio di poter passare tra le fila dei “morotei”. 

Si racconta che Moro lo guardò fisso, in silenzio, per un interminabile minuto e poi lapidariamente, congedandolo, disse: “C’è tempo!”

Tra le righe del testo di una pregevole canzone di Ivano Fossati, a titolo “C’è tempo”, si legge: “Perché c’è tempo, c’è tempo, c’è tempo, c’è tempo. Per questo mare infinito di gente…”.

Ecco, prima di sfilare, urlare, protestare, commentare, ammonire si pensi almeno per un istante che “c’è tempo” anche per la prudenza e il pensiero.

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