Dallo sfruttamento alla totale insensibilità verso la vita altrui, così viene infangata l’intera filiera agricola italiana. Occorre riscoprire la cultura della legalità e il valore della solidarietà.
di Carlo Mattia
Una giornata di stop per il settore agricolo a Latina e una manifestazione per chiedere dignità e rispetto per la salute e la sicurezza dei lavoratori. Questo è il modo in cui i cittadini di Latina hanno voluto sottolineare le difficoltà in cui versano i braccianti della zona. Sottopagati, sfruttati e considerati meno di zero dai “datori di lavoro”. Dopo la morte di Satnam Singh altri hanno raccontato di essere stati picchiati con mazze da baseball, minacciati con fucili a canne mozze e coltelli. “Ha commesso una leggerezza costata cara a tutti” ha dichiarato il titolare dell’azienda agricola, sotto indagine per caporalato dal 2019. Parole a dir poco deliranti, che segnano il passaggio dalla logica dello sfruttamento alla brutale indifferenza verso la vita altrui.
Due piaghe ormai note in Italia quelle dell’abbattimento dei costi della sicurezza e del caporalato: solo nel 2023 i morti sul lavoro sono stati più di mille, mentre sono 620 i casi di caporalato denunciati. Gli emendamenti proposti al DL agricoltura, così come la possibilità di varare un provvedimento ad hoc, mettono in evidenza la volontà del governo di mettere in campo misure concrete di contrasto al fenomeno, dal potenziamento del sistema degli ispettorati regionali all’aumento delle pene per il reato di caporalato, fino alla realizzazione di un un’unica banca dati condivisa tra INPS, INAIL e Carabinieri. Senza dimenticare il progetto, avviato in questi mesi e ancora prioritario per l’esecutivo, della rimodulazione dei decreti flussi per mettere una volta per tutte la parola fine al business mafioso dei permessi di soggiorno illegali. Purtroppo non è così semplice ripristinare una condizione lavorativa dignitosa dopo che per anni è stato totalmente ignorato il problema, soprattutto da parte di chi era tenuto a vigilare; basti pensare ai voucher, strumenti nati nel 2003 con l’intento di far emergere il fenomeno del lavoro nero nei campi, ma che si sono rivelati un espediente peggiorativo della situazione, nonostante i cambiamenti apportati alla normativa nel corso degli anni.
Da italiano sono profondamento deluso e indignato. Credo che l’unica cosa sensata da fare in questo momento sia unirsi al dolore della famiglia di Singh, ma mi aspetto una risposta tanto silenziosa quanto immediata ed efficace da parte delle istituzioni. In questi eventi viene fuori la parte peggiore dell’Italia, ma penso che nel nostro paese ci siano ancora imprenditori umani in grado di accogliere con cuore le speranze di coloro che scappano da fame e persecuzioni. Spero che rimettendo al centro la cultura della legalità e il valore della solidarietà potremo restituire una vita dignitosa a questi lavoratori, rendendo al contempo giustizia a quella parte della filiera agricola italiana che ha sempre lavorato onestamente.