
Un nuovo e dettagliato studio, condotto dall’organizzazione Center for Environmental Initiatives Ecoaction ha quantificato l’impatto ambientale della guerra in Ucraina, rivelando cifre allarmanti riguardo le emissioni di gas serra.
Dal 2022, le ostilità hanno rilasciato nell’atmosfera l’equivalente di 237 milioni di tonnellate di CO2.
Questa quantità di anidride carbonica è paragonabile all’emissione annuale combinata di intere nazioni europee come Austria, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia.
Applicando il costo sociale del carbonio, il danno climatico imputabile al conflitto supera i 43 miliardi di dollari. Sulla base di queste stime, il Governo di Kiev ha annunciato l’intenzione di richiedere tale somma come risarcimento alla Russia.
Questa richiesta, che sarà formalizzata durante la prossima riunione del Consiglio d’Europa, rappresenta il primo caso storico di risarcimento climatico per danni di guerra.
Il rapporto, frutto della collaborazione tra il Ministero ucraino per l’Ambiente e diverse iniziative di monitoraggio, identifica diverse fonti principali di inquinamento.
La principale voce di spesa climatica è legata all’uso massiccio di combustibili fossili impiegati dai mezzi militari, quali carri armati e aerei, che costituiscono circa 81,7 milioni di tonnellate.
Un altro fattore cruciale è l’aumento esponenziale degli incendi boschivi causati dai combattimenti, con un’area coinvolta 20 volte superiore alla media storica. Solo nel 2024, gli incendi hanno generato circa 22,9 milioni di tonnellate di CO2 equivalente.
Il report evidenzia come il cambiamento climatico, rendendo l’estate 2024 più secca, abbia esacerbato la distruttività dei roghi causati dalle ostilità.
A ciò si aggiungono gli attacchi alle infrastrutture energetiche, come depositi e raffinerie, che hanno liberato non solo CO2 ma anche il gas serra SF6, 24.000 volte più potente.
L’impatto ambientale non si fermerà con la cessazione dei combattimenti. Nel rapporto viene evidenziato come la ricostruzione delle infrastrutture distrutte richiederà quantità enormi di materiali ad alta intensità di carbonio, come cemento e acciaio. Si stima che la futura ricostruzione produrrà ulteriori 64,2 milioni di tonnellate di CO2 equivalente.
L’analisi mette in luce un preoccupante ciclo vizioso in cui il conflitto armato e la crisi climatica si rafforzano reciprocamente. Un monito globale sui costi ambientali e climatici della guerra, fino ad oggi spesso sottovalutati.
