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Brasile alle urne

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Traduzione di Giuliana Giannessi
San Paolo (Br) – Domenica prossima, 5 ottobre, circa 143 milioni di elettori brasiliani hanno appuntamento con le urne per la scelta, con voto diretto, del presidente della Repubblica, dei governatori degli Stati, dei membri del Congresso Nazionale (deputati e senatori) e delle assemblee statali.

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Traduzione di Giuliana Giannessi
San Paolo (Br) – Domenica prossima, 5 ottobre, circa 143 milioni di elettori brasiliani hanno appuntamento con le urne per la scelta, con voto diretto, del presidente della Repubblica, dei governatori degli Stati, dei membri del Congresso Nazionale (deputati e senatori) e delle assemblee statali.
Ovviamente, l’attenzione è focalizzata sulla successione del presidente Dilma Rousseff, che è in corsa per un secondo mandato di quattro anni per il Partito dei Lavoratori (PT) – della sinistra all’epoca della sua origine negli anni ’80, con spostamento verso il centro a partire dal 2002, con principale avversario Marina Silva, del partito socialista brasiliano (PSB) – che ha anche ammorbidito il suo manifesto di fondazione marxista-leninista (1947) – e Aécio Neves, del partito socialdemocratico brasiliano (PSDB), fondato negli anni ’90.
Se i sondaggi delle ultime settimane sono corretti ci sarà un secondo turno nelle elezioni presidenziali, con la Rousseff che ha come avversario Marina Silva che, come Beppe Grillo, porta la bandiera della “piazzapulita”, vale a dire, promette di mandare a casa la vecchia politica con i loro deputati e senatori populisti, demagogici e sempre a braccetto con personaggi non repubblicani.
Dilma prosegue in testa, soprattutto con il voto delle classi meno favorite, destinatarie delle successive politiche sociali criticate dall’opposizione, semplicemente dando il pesce (assistenza mensile che va da € 25 a 120 euro) senza la preoccupazione di insegnare a pescare (politiche legate all’istruzione ed incentivi per l’avviamento al mercato del lavoro).
Il suo “tallone d’Achille” destro è il sistema persistente della corruzione che, in maniere diverse, si è istallata nell’insieme delle aziende pubbliche dall’epoca del governo del presidente Lula da Silva (PT-2002/2010). Già dal lato sinistro la fragilità ha a che vedere con gli indicatori macro-economici: la crescita del PIL di solamente uno 0,7% nel 2014; inflazione al massimo della meta sopra il 6,0% annui; industria in recessione; tasso di disoccupazione tra i giovani di età tra 18 e i 24 anni superiore al 13%.
Marina, che nelle elezioni del 2010 come candidato del Partito Verde ha ottenuto il 19% dei voti validi (quasi 20 milioni di voti), si era affiliata al PSB nel 2013, dopo aver fallito nel tentativo di fondazione di un partito del quale sarebbe stata la grande leader: il Network della Sostenibilità. Originariamente è stata presentata come vice nella lista capeggiata dal socialista Eduardo Campos, morto in un incidente aereo il 13 agosto. Ergendosi alla condizione di candidata per il PSB, Marina Silva, ha portato il partito dal terzo posto dietro la Rousseff e del socialdemocratico Aécio Neves, ponendolo come antagonista principale non solo del presidente della Repubblica, ma del petismo nel suo complesso.
Figlia di padre negro e madre la cui origine è scaturita dall’unione di negro e indio, Marina, così come Lula, proviene da umili origini. Se Lula non ha mai avuto un diploma di scuola superiore nella sua vita, Marina si era alfabetizzata all’età di 11 anni ed aveva vissuto per la maggior parte della sua vita nella giungla amazzonica, dove ha fatto parte dell’attivismo ambientale di Chico Mendes. È riuscita a laurearsi in Storia presso l’Università Federale dell’Acre all’età di 26 anni. Ha proseguito gli studi di post-laurea in Teoria psicoanalitica presso l’Università di Brasilia e in Psicopedagogia presso l’Università Cattolica di Brasilia.
Legata al PT, è stata eletta senatore ed ha ricoperto la carica di Ministro dell’Ambiente nel primo governo Lula, dal quale ha preso le distanze dopo che è entrata in disaccordo con la politica adottata in materia di agricoltura transgenica.
Nelle ultime settimane, è stata al centro di intense ed anche malevole critiche da parte di Dilma Rousseff. La sostenibile tesi di mancanza di esperienza nel settore della pubblica amministrazione da parte di Marina si perde quando gli attacchi sostengono che, se eletta presidente, il candidato socialista ridimensionerà i programmi sociali.
Marina promette un Brasile libero dalla corruzione nella sfera pubblica, una crescita economica sostenibile e non nasconde che, se necessario, adotterà misure drastiche per garantire che il Brasile torni a camminare di nuovo sui binari.
I socialdemocratici che portano la candidatura di Aécio ancora scommettono che, sotto gli stessi attacchi della Rousseff e dello stesso Aécio, Marina perderà molti elettori fino a domenica, aprendo lo spazio per un secondo turno dove, ancora una volta, come è accaduto fin dal 1994, la grande resa dei conti sarà tra PT e PSDB.

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::autore_::di Eduardo Fiora::/autore_:: ::cck::134::/cck::

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