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La famiglia all’esame del Sinodo

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Molti sono rimasti meravigliati dall’animato dibattito preparatorio, tra le alte gerarchie ecclesiastiche, in occasione del Sinodo che si sta svolgendo in questi giorni a Roma, con inizio domenica 5 ottobre fino al 19, giorno della chiusura, sulla famiglia e il nuovo rapporto che la Chiesa dovrebbe tenere verso i divorziati che vogliono rientrare nella vita sacramentale.

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Molti sono rimasti meravigliati dall’animato dibattito preparatorio, tra le alte gerarchie ecclesiastiche, in occasione del Sinodo che si sta svolgendo in questi giorni a Roma, con inizio domenica 5 ottobre fino al 19, giorno della chiusura, sulla famiglia e il nuovo rapporto che la Chiesa dovrebbe tenere verso i divorziati che vogliono rientrare nella vita sacramentale.
Chi ha avuto modo di leggere sui giornali di questa disputa, ha visto una contrapposizione netta tra i fautori della dottrina di sempre, su cui regge tutta la Chiesa, e dall’altra, in testa il card. Kasper, gli innovatori, coloro che vogliono aprirsi ai bisogni del mondo, come se fin’ora la Chiesa non lo avesse mai fatto, mettendo da parte, se occorre, anche un po’ della dottrina e della prassi ecclesiastica.
Dalla parte dei conservatori si sono già schierati molti cardinali tra i quali: Gerhard L. Müller, prefetto della congregazione per la dottrina della fede, Walter Brandmüller, seguono i cardinali Carlo Caffarra, Velasio De Paolis e Raymond L. Burke, l’attuale prefetto del Supremo tribunale della Segnatura apostolica il quale, però, lascerà il suo importante incarico, certamente una pura coincidenza, per trasferirsi, dicono voci ben informate, presso l’ordine di Malta e lo stesso per l’australiano George Pell, prefetto in curia della neonata segreteria per l’economia che si è già pronunciato scrivendo la prefazione a un libro in uscita negli Stati Uniti e anch’egli, curiosamente, stando ai rumor giornalistici, prossimo ad essere sostituito per una vecchia storia sulla pedofilia di cui risultò, stando alle cronache, totalmente innocente.
Infine, insieme ad una altra ventina di prelati “conservatori”, troviamo anche l’arcivescovo di Milano Angelo Scola il quale ha scritto sulla rivista fondata alla fine degli anni ’60 da Joseph Ratzinger, Communio, che pur sottolineando il punto di vista tradizionale della Chiesa, ha proposto alcune soluzioni per venire incontro alle persone separate nel rispetto della dottrina; tesi che certamente sarà fonte di dibattito tra i prelati convenuti al Sinodo.
La dottrina è basata sui comandamenti
La posizione più dura, rispetto alle novità già illustrate da Kasper che, se accettate, creerebbero sicuramente un vulnus nella Dottrina, sono state ribadite dal card. Renato Martino, il protodiacono che annunzia il nuovo Papa, il quale,in una intervista rilasciata a La Nuova Bussola Quotidiana, esprime chiaramente quello che solo pochissimi hanno avuto il coraggio di fare: mettere in guardia in anticipo il prossimo Sinodo sull’immutabilità della Dottrina basata sui Comandamenti.
Insomma, aria di fronda, si sarebbe detto una volta, che certo non è piaciuta all’estensore del documento programmatico sul tema dei separati, il card Walter Kasper.
L’alto prelato è stato incaricato personalmente dal Papa per questo lavoro, e questa contestazione di così alto livello non l’ha proprio digerita, trattato, come è stato, leggendo alcune dichiarazioni, come uno studentello di teologia alle prime armi e così, in una intervista alla Stampa di Torino ha rilanciato le sue tesi.
Il cardinale ha riaffermato subito l’intangibilità del matrimonio cattolico, solo che, con spirito degno del Concilio Vaticano II, dopo questa affermazione di principio ha subito posto dei distinguo per incamminarsi su un’altra strada come: “La dottrina va distinta dalla disciplina, cioè dalla pastorale“, (come dire che il Sole può essere separato dalla luce. ndr)
Contestando, poi, i suoi colleghi conservatori afferma: “Pretendono di sapere da soli cosa è la Verità. Ma la dottrina cattolica non è un sistema chiuso” bensì “una tradizione viva che si sviluppa, come ci ha insegnato il Concilio Vaticano II. Loro vogliono cristallizzare la Verità in certe formule“.
A questa affermazione possiamo rispondere con grande rispetto proprio con un testo conciliare: “Si devono credere con fede divina e cattolica tutte quelle verità che son contenute nella parola di Dio, scritta o trasmessa per tradizione, e che la Chiesa, con giudizio solenne o col magistero ordinario e universale, propone a credere come divinamente rivelate“.
Adeguamenti, ma non cambiamenti
Una cosa, dunque, è la dottrina ufficiale, racchiusa nel Dogma, e, pertanto, irriformabile, ed un’altra sono gli adeguamenti che si vorrebbero apportare, ma attenzione non possono essere cambiamenti.
Le parole hanno un significato preciso.
Prendiamo ad esempio la matematica, ci sono infiniti modi per apprenderla come studiare con il professore, imparare su internet, con i cartoni animati e così via, ma le regole della matematica sono e rimangono sempre le stesse.
Infine, il cardinale Kasper, ha fatto un’affermazione, a dir poco intemperante, riferendosi ai cardinali “ribelli” dicendo che: “Loro sanno che non ho fatto da me queste cose. Ho concordato con il Papa, ho parlato due volte con lui. Si è mostrato contento”, mettendo inopinatamente di fatto il Papa dalla sua parte e può creare non poco imbarazzo allo stesso Bergoglio, il quale nell’indicare il cardinale per l’estensione del documento preliminare al Sinodo, non lo può e non lo deve avvalorare in alcun modo.
Il documento in questione deve essere prima discusso dal Sinodo e poi, dopo la discussione, il Papa farà valere la sua autorità, altrimenti, influenzerebbe in maniera pesante il dibattito. È come, scusando il paragone, giocare una partita di calcio dicendo che tanto l’arbitro è già dalla tua parte, la partita sarebbe sospesa e non è certo questa la prassi millenaria della Chiesa.

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::autore_::di Antonello Cannarozzo::/autore_:: ::cck::125::/cck::

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