La parola

Occupazione

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E’ un termine multiforme quello che la cronaca di questa settimana ci pone dinanzi e su cui riflettere. Diversi e variegati i significati.

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E’ un termine multiforme quello che la cronaca di questa settimana ci pone dinanzi e su cui riflettere. Diversi e variegati i significati.
In genere questa parola indica l’azione, l’operazione di occupare, cioè di prendere temporaneamente o stabilmente possesso di un luogo o di un bene, con mezzi legali o illegali, talvolta anche violenti, e il fatto di venire occupato. In questa lettura, il diritto penale, prevede il delitto di occupazione che punisce coloro che invadano o occupino aziende col solo scopo di impedire o ostacolare lo svolgimento del lavoro.
Nel diritto amministrativo s’intende per occupazione la sottrazione del possesso e del godimento di un bene al proprietario, disposta a favore di un determinato soggetto per ragioni di pubblica utilità e per un tempo determinato. Sullo stesso tenore nel diritto civile, si indica un modo di acquisto della proprietà consistente nella presa di possesso di cosa che non appartiene ad alcuno, con l’intenzione di farla propria (è riconosciuta solo per i beni mobili, dato che gli immobili che non appartengano ad alcuno spettano al patrimonio dello stato).
Ancora ci fornisce elementi di analisi il diritto internazionale, dove questa parola descrive l’operazione con la quale uno stato prende possesso di un territorio che non gli appartiene in sovranità, sia perché facente parte di un altro stato, sia perché non facente parte di alcuno stato, e anche la situazione giuridica che, da quest’operazione, deriva al territorio stesso: il più recente esempio è l’occupazione/annessione della Crimea da parte della Federazione russa.
Il significato più frequente, oltre a quelli indicati è però quello di ogni lavoro, attività, faccenda che tenga occupati, in cui s’impieghi il proprio tempo. Si parla dunque di lavoro retribuito, con carattere di stabilità; impiego, posto di lavoro. Nel linguaggio economico occupazione vuole indicare, l’insieme dei lavoratori occupati in un determinato settore, o in tutti i settori. Si dice dunque piena occupazione con cui si indica l’assenza, o meglio, la riduzione al minimo, di disoccupazione involontaria, e, in senso più propriamente scientifico, la massima possibile utilizzazione dei fattori produttivi esistenti. Ad essa si contrappone la disoccupazione, cioè l’assenza o la precarietà dell’occupazione.
Quello che richiama di più l’attenzione in questi giorni e il primo e l’ultimo dei significati indicati. Di occupazione, di lavoro, si parla ogni giorno, si discute su come riavviare la ripresa e l’economia per garantire occupazione e ampliarla in una fase di grave crisi e difficoltà internazionali. Ricette se ne scovano a decine, tutte convinte di dove sia l’araba fenice: l’occupazione appunto! Per qualcuno occorre che a dare lavoro sia lo stato, come se l’occupazione si creasse per decreto o per decisione verticistica. E’ lo stesso atteggiamento per il quale la ripresa e la crescita possono essere indotte di per sé e non risultare da un mix di investimenti, coordinamento delle politiche di settore, aumento di offerta e incontro con la domanda! Ecco perché di fronte ad un mutamento di scenario, non tutto positivo, ma reale e incontrovertibile nel mondo intero, risulta singolare non vedere che è l’essenza stessa del concetto di occupazione/lavoro ad essere mutata radicalmente e che le vecchie categorie non hanno più valore e vanno aggiornate quanto meno!
Corollario di questo atteggiamento l’altra accezione del termine, quella che india l’occupazione di luoghi legati al lavoro! Il secolo breve, delle guerre mondiali e delle rivoluzioni, ha portato con sé anche il retaggio di un concetto di occupazione per il quale per ottenere qualcosa si occupa il luogo che si ritiene adatto a fare pressione per ottenere quel che si vuole. E’ questo il senso delle ultime esternazioni sindacali soprattutto di certa parte dei metalmeccanici nel nostro paese! Ma ha senso occupare fisicamente per frenare lo sviluppo, in una società sempre più immateriale? Difficile rispondere, anche se gesti e minacce come queste sembrano più legate al vecchio che al nuovo!! E, soprattutto frutto di un convincimento palingenetico che la storia ha mostrato fallace!

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::autore_::di Roberto Mostarda::/autore_:: ::cck::140::/cck::

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