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Il Presidente Giorgio Napolitano incontra il Consiglio Direttivo della Banca Centrale Europea. Napoli 1/10/2014. Foto: Presidenza della RepubblicaNella stagione che stiamo vivendo nel nostro paese, tra recessione, crisi strutturali e tentativi di ripartire, suona certamente urticante, ma salutare, quanto affermato dal commissario uscente dell’Unione, José Manuel Barroso quando, sottolineando il rischio mortale corso dal nostro paese negli anni passati (ha usato la parola baratro) ha posto una domanda retorica: il debito pubblico dell’Italia è forse dovuto alla severità di Bruxelles e ai rigidi vincoli di bilancio o è colpa della Merkel?

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Nella stagione che stiamo vivendo nel nostro paese, tra recessione, crisi strutturali e tentativi di ripartire, suona certamente urticante, ma salutare, quanto affermato dal commissario uscente dell’Unione, José Manuel Barroso quando, sottolineando il rischio mortale corso dal nostro paese negli anni passati (ha usato la parola baratro) ha posto una domanda retorica: il debito pubblico dell’Italia è forse dovuto alla severità di Bruxelles e ai rigidi vincoli di bilancio o è colpa della Merkel?
Una domanda retorica certo. Eppure, con memoria cortissima, si sente spesso dire dobbiamo ridurre il deficit storico perché ce lo chiede l’Europa, dobbiamo correggere i conti e tagliare gli sprechi perché ce lo chiede l’Europa! Ecco, dinanzi a questa superficialità quanto detto da Barroso (che ha poi delineato la strada positiva ora imboccata da Roma) suona certamente ironico e caustico!
E’ di tutta evidenza, infatti, a voler guardare per qualche attimo indietro che l’esplosione del debito avviene negli anni Ottanta quando viene allentata la corrispondenza tra entrate ed uscite ed ha inizio una fase di indebitamento, sostenuta dalla leva monetaria e dei tassi della lira, che se mantiene alto il livello di vita nazionale, pone le basi per il baratro successivo. In pratica, in quegli anni rutilanti abbiamo cominciato ad erodere le fondamenta della nostra struttura finanziaria e come cicale gaudenti non abbiamo pensato al dopo! E il dopo ci si è rovesciato addosso, mentre la finanza internazionale ha cominciato ad avere dubbi su di noi e ad abbandonare o limitare gli investimenti. E lì, agli inizi degli anni Novanta, che i nodi vengono al pettine mentre scoppia il più grande scandalo fatto di corruzione e malcostume (favorito dal soldo facile di prima) che mostra impietosamente la realtà di un paese che vive al di sopra delle proprie possibilità, drogato da illusorie facilitazioni inflattive e da un credito insensato!
L’arrivo dell’euro ha fatto detonare questo sconquasso già presente nella realtà e lo ha portato al nodo strutturale. Senza inflazione a comando, senza poter battere moneta, mentre i paesi in via di sviluppo hanno cominciato a mordere i nostri territori manifatturieri e deprimere il sistema economico (corrotto anche da delocalizzazioni furbe ma tonte in prospettiva), il sistema Italia (peraltro mai nato in realtà) è andato in affanno e lo è tuttora!
Fallace dunque, ancorché legittimo nell’analisi, dare la colpa al solo euro e al sistema comunitario che si è costruito attorno ad esso! La crisi italiana non è congiunturale ma strutturale! E come tale va affrontata! Non si tratta infatti soltanto di garantire e aumentare le retribuzioni (congelate e depotenziate da anni) ma di salvare i posti di lavoro che quelle retribuzioni permettono e per far questo ricostituire e rafforzare la struttura produttiva, dei servizi, delle comunicazioni e delle tlc.
La corsa è affannosa e lo sarà ancora a lungo perché il deficit strutturale è divenuto quasi endemico e rovesciare la situazione richiede velocità e tempo in contemporanea.
Sterili dunque appaiono molte delle polemiche capziose e spesso interessate ad ogni passo dell’azione del governo, i peli nell’uovo quando l’uovo è ormai sterile e vuoto!
Le scelte di queste settimane, la legge di stabilità la riforma della tassazione e del lavoro, le riforme costituzionali, il superamento della vergogna politico-istituzionale delle fumate mere alla Consulta, non si possono considerare optional che lasciano il tempo alle mediazioni estenuanti e consociative! Sono ineludibili e senza possibilità di tornare indietro!
Il Governo dunque deve procedere e passare definitivamente dalle parole, dalle promesse, ai fatti concreti. Gli altri attori sociali devono mostrare senso di responsabilità e consapevolezza di quello che deve essere fatto, non di quello che si può chiedere! Rafforzata la casa sarà possibile abitarvi in sicurezza, non prima!

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::autore_::di Roberto Mostarda::/autore_:: ::cck::171::/cck::

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