::cck::166::/cck::
::introtext::
Riceviamo, da un nostro lettore, una risposta all’articolo dell’8 ottobre di Antonello Cannarozzo,”Sinodo: tra aperture e chiusure” che volentieri pubblichiamo
::/introtext::
::fulltext::
Riceviamo, da un nostro lettore, una risposta all’articolo dell’8 ottobre di Antonello Cannarozzo,”Sinodo: tra aperture e chiusure” che volentieri pubblichiamo
Egregio direttore,
ho letto con interesse l’articolo di Antonello Cannarozzo sul Sinodo, il quale, per approfondire i temi scottanti sulla famiglia affrontati dalla assise ecclesiale, ha pensato bene di opporsi all’argomento non direttamente, ma commentando a sua volta un articolo sul tema scritto da Marco Polito per il Fatto Quotidiano.
Nulla da eccepire, pur essendo lontano idealmente anni luce dal pensiero del vostro giornalista, ognuno può argomentare i propri articoli come meglio crede, anche servendosi di questo escamotage, ciò che invece, mi permetto di farle osservare, è la scorrettezza di prendere, fuori dal contesto, alcune frasi di Polito e tirarle nella sua polemica, come ha fatto Cannarozzo, ma non solo, lo stesso, ha usato lo stesso metodo addirittura con le frasi evangeliche, estrapolando anch’esse dal loro contesto e forzandole pur di farle entrare nella logica del suo pensiero.
Mi sembra, direttore, un’operazione a dir poco esagerata.
Ora non entro nel merito dell’articolo, ma considerare l’obbiettivo che si è proposto il suo autore: screditare in maniera evidente non solo il Sinodo, quasi fosse un manipolo di sovversivi, ma, di riflesso, sconfessare l’opera di questo grande Papa che la Provvidenza ci ha donato.
La Chiesa non può sempre guardare indietro e ammirare la propria potenza o la propria storia, ma deve essere coerente ai tempi che viviamo, sporcarsi le mani con le miserie del mondo se vuole annunciare il Vangelo e non legarsi a dottrine e tradizioni che pur fondamentali nei secoli passati, hanno fatto ormai il loro tempo.
Il popolo di Dio è in cammino e questo certo non lo potranno impedire quelle forze conservatrici che, purtroppo, ancora si annidano tra il clero e tra gli stessi fedeli.
Per fortuna abbiamo avuto il Concilio Vaticano II che per tutti i cattolici che guardano con speranza al futuro è, e rimane, la pietra fondamentale della nuova Chiesa.
Nel ringraziarla del tempo che mi ha dedicato, mi complimento ancora con Italiani, da lei diretto, e le porgo i miei più distinti saluti, Lettera firmata.
::/fulltext::
::autore_::Lettore::/autore_:: ::cck::166::/cck::