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Nella 3° puntata si è visto i vocaboli francesi soppiantati da quelli inglesi e come gli italiani partecipino conformati, esibendosi in prima fila come adepti della nuova cultura; l’anziano signore rappresenta la persona che prende coscienza e non si vuol far coinvolgere più del giusto ragionevole.
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Nella 3° puntata si è visto i vocaboli francesi soppiantati da quelli inglesi e come gli italiani partecipino conformati, esibendosi in prima fila come adepti della nuova cultura; l’anziano signore rappresenta la persona che prende coscienza e non si vuol far coinvolgere più del giusto ragionevole.
Il termine medico deriva dal verbo mederi della oggi tanto aborrita lingua latina (forse più del francese); lo troviamo in una poesia di Tibullo, il quale racconta della sua malattia (la peste) contratta in Feacia, a causa della quale non può continuare a seguire la coorte: forse è il primo caso di prudente e documentato assenteismo della storia, pur giustificato dalla grave malattia, il quale, a suo tempo, scandalizzò e ispirò il giovane studente Brunetta. Mederi significa curare e far guarire, da cui deriva – togliendo il suffisso verbale “eri” e aggiungendo quello aggettivale “icus” – l’aggettivo medicus, per poi sostantivarsi, aggiungendovi il significato di “colui che ti cura e ti fa guarire”, ovvero il medico! Perciò, per favore, cerchiamo di essere un po’ meno … imitatori!!! In italiano medico è aggettivo e sostantivo!
Torniamo alle meditazioni dell’anziano signore, che, socchiusi gli occhi, si vede sfilare una ridda di tante centinaia di termini inglesi e, ancor peggio, di vera e propria inglesoide maccheronizzazione dell’italiano; mentre cerca di tapparsi gli orecchi con le mani, ahilui, si sente rintronare uno strano verbo, per giunta riflessivo: doparsi! E ce ne vuole prima di collegarlo al termine tecnico doping, piuttosto che all’avverbio dopo, senza ricercare la giusta posizione Yoga, per favorire l’apertura del Ciacra opportuno.
Scrivo provocatoriamente Ciacra e non Chacra, tanto non ce n’è bisogno: infatti l’ortografia della nostra madre lingua ci mette a disposizione le particelle sc-sci, c-ci, g-gi rispettivamente per quei suoni che, propri di altre lingue (inglese compreso), moltissimi pretendono di sostituire con sh, ch, j! Ebbene sì, all’inglese!!
A proposito di quest’ultima lettera (j ), che, anche se, purtroppo, non sancita nel nostro alfabeto, esiste comunque anche in italiano: fa rabbrividire il nome che le viene attribuito: gèi!!! ovviamente lo stesso nome che in Inglese! Ma quei dotti signori non sanno forse che i nomi delle lettere dell’alfabeto vengono attribuiti in base al suono di come vengono pronunciate?? E che j è l’iniziale di termini , quali juta, jena, jella, jojò e via dicendo: che il suono italiano è, quindi, quello che in francese si chiama “l mouillé” (antifrancesisti, perdono!!) e non può, quindi suonare g-gi, salvo, eventualmente, inventare una opportuna notazione da aggiungervi (risolverebbe tutto!). Perciò attualmente si può attribuirle solo due nomi: i lunga, oppure – meglio – Jota con suono di cui sopra. Lasciamo poi stare il bum del cannone che adesso non suona perfetto se non scritto boom; e lo choc, già scritto alla francese, adesso va scritto shock:
cosa che sembra proprio … sciòc!
Ho distratto il vecchio signore dai termini direttamente inglesi e anglo-maccheronici: che vanno dal box (rimessa) allo scannerare (passare allo scanner e non tagliare la gola), al compiùter ma questi ultimi lo sprofondano in un atteggiamento fra il depresso ed il rassegnato, per cui gli consento un po’ di meritato riposo fino alla prossima puntata.
(continua)
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::autore_::di Luciano Torelli::/autore_:: ::cck::187::/cck::