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Tunisia: la svolta laica

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Ruines de Carthage. Foto di Patrick Verdier su en.wikipedia.org/wikiQuasi inaspettatamente, dalle ceneri del paese culla delle rivoluzioni arabe d’inizio decennio, si è levato un vento di laicità.

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Quasi inaspettatamente, dalle ceneri del paese culla delle rivoluzioni arabe d’inizio decennio, si è levato un vento di laicità. Una svolta che potrebbe segnare un’epoca, per la Tunisia e per le altre nazioni del Maghreb, scivolate nel caos tribale o alle prese con regimi di stampo militare, dopo la stagione delle rivolte e delle grandi aspettative.
È questo il significato più importante dell’esito delle elezioni legislative che si sono svolte il 26 ottobre nel paese dell’ex dittatore Ben Ali. Ad ottenere la maggior parte dei seggi, nella nuova assemblea parlamentare di Tunisi, è la formazione laica Nidaa Tounes, fondata appena due anni fa dall’avvocato Baji Caid Essebsi, già ministro nei governi presieduti dal fondatore della Tunisia moderna Bourghiba.
Grande sconfitto invece il partito islamista moderato Ennahda di Rachid Ghannouchi, che ha governato il paese negli ultimi quattro anni. Un periodo di tempo in cui le grandi promesse di dimezzare la disoccupazione e di distribuire più equamente la ricchezza prodotta, si sono infrante in un immobilismo che ha privilegiato scelte di carattere ideologico, senza introdurre le riforme economiche che avrebbero potuto sbloccare l’economia.
Esaurito dunque il credito accumulato negli anni dell’opposizione al regime di Ben Ali, il popolo tunisino ha deciso di bocciare la stagione dell’islamismo moderato, per abbracciare la speranza rappresentata da un partito di chiara matrice laica. Il numero dei seggi ottenuti comunque non consentirà alla formazione di Nidaa Tounes di governare il paese da sola. Si prospetta infatti un governo di unità nazionale che dovrà portare la Tunisia alle elezioni presidenziali del 23 novembre. Sarà quello il vero spartiacque tra passato e futuro, quando gli elettori del paese dei gelsomini, per la prima volta nella loro storia, potranno scegliere direttamente il Presidente della Repubblica che rimarrà in carica per un quinquennio.
In attesa di questa decisiva tornata elettorale, non sono mancati i riconoscimenti internazionali per il nuovo corso deciso dai cittadini tunisini. Da Washington a Parigi, passando per Roma è tutto un coro di apprezzamenti per la svolta laica arrivata dalla sponda sud del mediterraneo. Un plauso che deve tradursi in aiuti concreti che possano ridare slancio alle principali industrie del paese, in primis quella del turismo, fortemente ridimensionata nella stagione di Ennahda al potere, anche a causa di misure di carattere ideologico che andavano dalla limitazione del consumo di bevande alcoliche, al codice di comportamento per le donne nelle spiagge e altrove.
Unico paese a dissentire dal coro degli apprezzamenti per l’esito di queste elezioni legislative è il Qatar, grande sponsor insieme alla Turchia, di quelle formazioni dell’islam moderato che avevano raccolto il frutto del potere dopo le rivoluzioni arabe, e ora costrette sulla difensiva in Tunisia come in Egitto.

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::autore_::di Diego Grazioli::/autore_:: ::cck::192::/cck::

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