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Britney si riapre il caso della dolce morte

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Ancora una storia, ancora una vita sconvolta da un tumore al cervello che ha segnato la fine, all’età di 26 anni, di una breve esistenza. E’ questa la vicenda che ha come protagonista una ragazza dell’Oregon, Britney, che ha annunciato a tutto il mondo la data in cui avrebbe scritto la parola “the end” alla sua agonia.

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Ancora una storia, ancora una vita sconvolta da un tumore al cervello che ha segnato la fine, all’età di 26 anni, di una breve esistenza. E’ questa la vicenda che ha come protagonista una ragazza dell’Oregon, Britney, che ha annunciato a tutto il mondo la data in cui avrebbe scritto la parola “the end” alla sua agonia. E così è stato. Assistita dai suoi cari, la ragazza si è spenta domenica scorsa con una ‘dolce morte’. Le sue dichiarazioni hanno riaperto lo spinoso discorso dell'”eutanasia” non da tutti approvata. Sebbene tutti siamo consapevoli delle torture che i malati terminali subiscono con l’accanimento terapeutico – quasi imposto nella speranza di un miglioramento – molti si oppongono a questa soluzione per ragioni religiose o per egoismo, che porta a volere la presenza dei propri cari fino a quando sia possibile tenerli in vita.
Piera Franchini, una giovane donna che, a suo dire, è morta il giorno in cui il medico le ha annunciato che il suo cancro al fegato, ormai devastato, non aveva possibilità di cure. Ha optato per il suicidio assistito con il coraggio che ti viene dal dolore fisico e morale. “Perché devo soffrire ancora? Chi, se non io, può prendere la decisione di porre fine al proprio calvario? Il mio fegato è impazzito. Fra poco io diventerò nera come l’acciaio. Perché aspettare tutto questo?”. Piera si è quindi recata in Svizzera dove, ad attenderla, era pronta una equipe professionalmente molto preparata che le ha permesso di mettere fine alle sue sofferenze. ” Una bibita… ci si addormenta in modo sereno, e poi…” questa, l’ultima dichiarazione della donna alla sua partenza.
Prima di lei il giudice Pietro d’Amico, Sostituto Procuratore di Catanzaro e prima di lui ancora Lucio Magri, fondatore de “Il Manifesto”. Così è stato anche per Daniela Cesarini, ex assessore ai servizi sociali del Comune di Jesi, candidata alla nomina di Sindaco nel 2012, donna energica e moderna che ha scelto la “libertà” dopo tanto dolore. Secondo l’Istituto Mario Negri, sono circa 90 i casi di malati terminali, soprattutto di cancro, che muoiono ogni anno. Il 62% di questi si fanno aiutare, clandestinamente, dai loro medici. Sono 30 i malati che ogni anno intraprendono il viaggio del dolce riposo verso la Svizzera, poiché nel nostro Paese l’eutanasia o “dolce morte” non è consentita e nessuno ascolta la “voce” dei pazienti che “non hanno voce”. A suo tempo, molto fece discutere la storia di Eluana Englaro che, dopo 17 anni di stato vegetativo, fu affidata ad un Istituto svizzero per mettere fine alla sua triste vicenda. Olanda, Belgio, Lussemburgo, hanno legalizzato l’eutanasia, mentre in Svezia ed in Germania è ammessa la sola “eutanasia passiva”, ovvero il blocco delle terapie. In Francia è stata da poco introdotta la “sedazione terminale” solo in casi eccezionali, dopo lunga agonia e dolori insopportabili.
“Mi auguro che tutti comprendano l’importanza della vita” – ha dichiarato Britney nella sua ultima apparizione in TV – “che nel bene e nel male è sempre un dono prezioso”.

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::autore_::di Simona Peroni::/autore_:: ::cck::219::/cck::

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