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I più preoccupati sono probabilmente gli abitanti dell’arcipelago Kiribati, nell’oceano Pacifico. La crescita del livello del mare, dovuta all’innalzamento delle temperature che sta sciogliendo ampie porzioni dei ghiacciai dell’Artide e dell’Antartide, potrebbe a breve sommergere definitivamente un numero consistente di isole.
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I più preoccupati sono probabilmente gli abitanti dell’arcipelago Kiribati, nell’oceano Pacifico. La crescita del livello del mare, dovuta all’innalzamento delle temperature che sta sciogliendo ampie porzioni dei ghiacciai dell’Artide e dell’Antartide, potrebbe a breve sommergere definitivamente un numero consistente di isole. Non se la passano meglio i contadini della regione dello Guangxi nella Cina meridionale. I verdi campi coltivati da generazioni stanno lasciando il posto a terreni desertificati, dove e’ impossibile far crescere qualsivoglia coltura. Sono solo due esempi dei cambiamenti climatici che stanno sconvolgendo la vita di milioni di persone. Se ne e’ discusso a Copenaghen in Danimarca, dove si e’ tenuto il forum sul riscaldamento globale promosso dall’IPCC, la conferenza intergovernativa delle Nazioni Unite deputata ad approfondire questo problema. E le conclusioni non lasciano spazio a dubbi: il periodo che va dal 1983 al 2012 e’ stato il più caldo nella storia recente della terra. Se non verra’ fermata questa tendenza le conseguenze per l’uomo saranno imprevedibili ma comunque estremamente dannose, soprattutto per la capacita’ di produrre cibo a sufficienza per sfamare il pianeta che toccherà presto gli 8 miliardi di abitanti. La sfida e’ di contenere le emissioni di CO2 nell’atmosfera e per far questo, entro il 2050, la meta’ dell’energia prodotta dovrà arrivare da fonti a basse emissioni inquinanti. Più facile a dirsi che a farsi, visto lo sviluppo impetuoso che stanno conoscendo giganti come Cina ed India, indisposti a concessioni riguardo le modalità di sostegno del proprio sistema produttivo. Nel forum di Copenaghen si e’ fatto il punto anche sui progressi conseguiti dalle tecnologie in grado di assorbire le emissioni di gas serra del pianeta. Purtroppo, nonostante l’alacre sforzo di pool di scienziati al lavoro nelle migliori università, la strada da fare e’ ancora molta. L’unico modo dunque per contenere l’innalzamento della temperatura alla soglia di 2 gradi centigradi nei prossimi 100 anni, passa inevitabilmente dallo sviluppo delle energie sostenibili. Un impegno che non vede sulla stessa lunghezza d’onda i grandi paesi inquinanti. Da una parte infatti ci sono i paesi dell’occidente industrializzato, maggiormente disponibili a differenziare le proprie fonti di approvvigionamento energetico. Dall’altra i paesi in via di sviluppo che imputano il grande inquinamento planetario proprio alle politiche intraprese per oltre un secolo da Stati Uniti ed Europa, e ora che vedono a portata la possibilità di migliorare il proprio tessuto economico, non vogliono sentire parlare di sacrifici per contenere una situazione che non hanno creato loro. Proprio il punto degli sforzi da intraprendere per evitare la catastrofe ambientale e’ da sempre lo scoglio principale sul quale e’ naufragata la possibilità di stilare una vera e condivisa piattaforma di intenti. Perché solo rivoluzionando lo stile di vita delle persone sarà possibile salvare il pianeta. Più facile a dirsi che a farsi appunto.
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::autore_::di Diego Grazioli::/autore_:: ::cck::212::/cck::