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Ogni giorno i mass media ci danno notizie dal Medio Oriente dove si sta svolgendo una vera mattanza di uomini donne e bambini per motivi di potere razziale spacciati per fini pseudo- religiosi.
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Ogni giorno i mass media ci danno notizie dal Medio Oriente dove si sta svolgendo una vera mattanza di uomini donne e bambini per motivi di potere razziale spacciati per fini pseudo- religiosi. Attualmente la storia vede ripetersi un ennesimo vero e proprio sterminio ai danni di un popolo di origine curda, gli Yazidi, il cui gruppo principale vive in due aree dell’Iraq fra cui i monti Gebel Singiar confinanti con la Siria, mentre altri gruppi sono sparsi nel Medio Oriente, tra l’Armenia e i Paesi dell’ex Unione Sovietica.
Nel corso degli anni un consistente gruppo dalla Turchia sono emigrati in Europa.
Ma qual è la natura della loro religione che ha fatto degli Yazidi un popolo da sempre perseguitato?
Analogamente all’ebraismo, il termine yazidi identifica sia una religione sia il popolo che la professa ed è forse questa caratteristica l’elemento saliente che ne fa anche un’entità mal vista e sopportata da tutti gli altri popoli anche monoteisti. La loro religione è una combinazione sincretistica di zoroastrismo, manicheismo, ebraismo e cristianesimo nestoriano sui quali sono stati successivamente aggiunti elementi islamici, sia sciiti che sufi, con elementi di mitologia preislamica.
Essa prevede il battesimo, la circoncisione, il digiuni, il divieto di accostarsi a certi cibi, il pellegrinaggio e la trasmigrazione delle anime.
Acerrimi nemici degli yazidi sono stati nella storia: l’Impero Ottomano, i turchi, ma soprattutto gli arabi. Un loro proverbio la dice tutta sul loro odio contro i curdi yazidi: “Tre calamità vi sono al mondo: le locuste, i topi e i curdi”. I wahabiti, gli arabi del Golfo persico, hanno dato la caccia agli yazidi in quanto “apostati” e i tradizionalisti sunniti li chiamano poi “adoratori del diavolo”.
Davanti a tanta intolleranza gli Yazidi sono per un’armonia universale come nel loro proverbio che recita: “Se incontri una persona che ha bisogno, aiutala senza chiedere la sua religione”.
Tale persecuzione deriva da ignoranza sicuramente da un’errata interpretazione della figura di Melek Ṭāʾūs, un angelo dalle sembianze di un pavone, che poi è lo stesso significato di questo nome, ritenuto dai musulmani uno shaytan, in altre parole un “diavolo” che corrompe i veri credenti.
Il culto di questo angelo dalle fattezze di un pavone, deriverebbe dall’antico culto preislamico del popolo curdo. Gli yazidi credono in un dio “Khoda”, intervenuto unicamente all’atto della creazione, mentre Melek Ṭāʾūs è un’entità divina sempre attiva che da angelo ribelle si pentì e decise di ricreare il mondo che era stato distrutto.
Per la loro fede colmò alcuni vasi con le sue lacrime che utilizzò per estinguere il fuoco dell’Inferno riconciliandosi infine Dio.
L’Angelo Pavone è l’angelo capo tra i sette esseri santi o angeli che Dio ha posto per curare l’universo; padrone del mondo, è quindi considerato l’origine del Bene e del Male che deve essere sconfitto con l’aiuto dell’uomo.
Le sacre scritture dello Yazidismo sono il Libro della Rivelazione e il Libro nero, entrambi scritti in un dialetto della lingua curda, dei quali, però, sembra che nessuno abbia mai visto gli originali.
Questi due testi, pubblicati nel 1911 e nel 1913, sarebbero un falso letterario secondo molti studiosi i quali sarebbero stati scritti da non da veri yazidi solo per venire incontro alla curiosità degli occidentali.
Il Libro della Rivelazione, l’Apocalisse yazida, contiene cinque capitoli in ordine decrescente di lunghezza e le parole di Dio sono riportati in prima persona.
Il primo capitolo parla della dottrina Yazidi della natura e del potere divino di Dio, il secondo capitolo descrive l’onnipotenza di Dio,il terzo capitolo tratta della onnipotenza di Dio affermando che guida senza scrittura, il quarto capitolo contiene un avvertimento contro quelli che seguono altre fedi e parla di una dottrina simile a quella musulmana circa la corruzione dei libri sacri.
Infine, il quinto capitolo, è una semplice e breve esortazione ai fedeli.
Il Libro Nero, o Mishefa Res, secondo gli yazidi, ebbe origine non appena Melek Taus discese da una montagna.
Esso, oltre a narrare della creazione, durante la quale ebbero origine Melek Taus e un uovo cosmico, dal quale nacque il nostro universo particolare, con la nascita del primo uomo e della prima donna.
Gli yazidi, ritenendosi gli unici veri discendenti di Adamo, pur essendo tolleranti, non accettano né i matrimoni interreligiosi, né le conversioni e sono così diffidenti verso le persone di altre religioni che non è possibile, per gli studiosi, conoscere come si conviene le loro credenze.
La forma con cui è conosciuto attualmente lo Yazidismo è il risultato della predicazione di ‘Adi bin Mosāfer, teologo e religioso vissuto nell’XI secolo, discendente della dinastia omayyade, che ha condotto gli studi a Bagdad per recarsi a predicare in seguito a Mosul, luogo di passaggio obbligato per tutti coloro che con le loro carovane dall’Asia centrale si dirigevano verso la Siria.
Per gli Yazidi, che credono nella trasmigrazione delle anime, la sua si unì a quella dell’Angelo Pavone del quale sarebbe stato una manifestazione.
Secondo alcuni linguisti la parola “Ṭāʾūs” potrebbe collegarsi al greco “Zeus” e “Theos”, cioè “dio”. Melek Ta’us significherebbe quindi “Angelo di Dio”, e sarebbe in linea con la stessa concezione degli Yazidi che vedono Melek Ṭāʾūs o Ṭāʾūs e Melek come una manifestazione divina.
Ma c’è pure da considerare un collegamento etimologico del nome Ta’us con la parola greca ταως, che vuol dire pavone, cosa che fa ritenere verosimile un’origine pre – islamica di questo culto.
Ricordiamo che il pavone, il cui culto origina in India, rappresenta la potenza divina e quindi la presenza divina nel mondo e gli Yazidi con la loro fede nell’angelo Pavone, agli occhi di coloro che professano altri culti sembrano essere gli unici adoratori di un uccello come divinità principale.
Gli Yazidi non adorano Melek Ta’us in quanto diavolo, ma per la sua natura buona e la sua potenza di creatore; il nome di Pavone, d’altra parte, è in relazione con antichissime leggende orientali, seguite anche dai Sabei e dai Drusi, secondo le quali il tentatore di Eva ne assunse tale figura.
La comunità degli yazidi ha un’organizzazione simile a quella delle confraternite sufi, con una tipica distinzione fra iniziati e aspiranti ed ancor oggi varie sono le ipotesi che tentano spiegare il difficile problema delle origini di questa religione.
La tomba di ‘Adi bin Mosāfera a Lālish (a nord di Mossul), meta di un pellegrinaggio che i suoi fedeli sono tenuti a fare ogni anno, sembra che sia stata distrutta in occasione dei recentissimi fatti di guerra.
In seguito alla caduta di Saddam Ḥusayn, i curdi, richiesero che gli yazidi fossero riconosciuti come facenti parte del popolo curdo, ma ancora non c’è stata una vera assimilazione e l’attuale guerra non semplifica certo la vita a questo popolo.
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::autore_::di Angelo Cannarozzo::/autore_:: ::cck::208::/cck::