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Operazione Mare Nostrum della Marina Militare italiana. Foto http://www.marina.difesa.it“Nessuno deve essere lasciato solo quando naviga in difficoltà e questo vale per chiunque, senza distinzione per il colore della pelle”: è la regola di chi naviga ed è la frase con cui Piero Billeci, presidente dell’Associazione pescatori di Lampedusa aveva ritirato il premio internazionale di Archivio Disarmo 2013.

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“Nessuno deve essere lasciato solo quando naviga in difficoltà e questo vale per chiunque, senza distinzione per il colore della pelle”: è la regola di chi naviga ed è la frase con cui Piero Billeci, presidente dell’Associazione pescatori di Lampedusa aveva ritirato il premio internazionale di Archivio Disarmo 2013.
Ora che Mare Nostrum non c’è più cerchiamo di trarne un bilancio. L’operazione nasce il 18 ottobre 2013 col duplice scopo di salvare vite umane e perseguire il traffico illegale di migranti, sull’onda del tragico naufragio del 3 ottobre 2013 al largo di Lampedusa in cui la tempestività dei soccorsi permise di salvare 155 vite umane. L’altro lato della medaglia raffigurava 366 bare.
Il clima politico in cui maturò la decisione registrava uno stato dei rapporti tra l’Italia e la UE tra i più bassi dell’ultimo decennio trascorso. Il primo governo italiano della XVII legislatura definito “delle larghe intese”, presieduto da Enrico Letta, annoverava come Ministro per l’integrazione Kashetu Kyenge, detta Cécile, nativa della Repubblica Democratica del Congo, naturalizzata italiana, oggetto di frequenti attacchi politici e personali di matrice razzista.
La crisi economica che pesava sul piano sociale portava in primo piano l’aspetto dei costi delle operazioni di accoglienza dei migranti. Le difficoltà di organizzazione aggiungevano episodi sempre più frequenti di forte disagio avvertito nel tessuto sociale e di crescita dell’intolleranza nei confronti dei migranti, non distinguendo neanche tra richiedenti asilo in fuga dalle guerre, e clandestini in cerca di migliori condizioni di vita. Difficoltà, tuttavia, che non hanno impedito al Governo Letta di assumere una decisione che sul piano umanitario ha ottenuto riconoscimento e grande apprezzamento da parte delle principali organizzazioni internazionali di sostegno ai diritti umani.
La risposta istituzionale della UE alle polemiche italiane era stata la nascita di Eurosur, un sistema di scambio di informazioni nell’ambito di Frontex, l’agenzia europea per il controllo delle frontiere, utile a “rafforzare la fortezza Europa” e non certo a salvare i profughi in base alla logica delle priorità, peraltro condizionate dalle risorse finanziarie: il salvataggio dei profughi non era la priorità ed ancor più non lo è oggi!
Sullo sfondo un problema politico: i poteri in materia di controllo delle nostre frontiere devono restare di competenza esclusiva dell’Italia.
Dal discorso del Comandante Generale della Guardia Costiera Amm. Felicio Angrisano, alla sesta conferenza plenaria del European Cost Guard Functions Forum del settembre scorso, sui flussi migratori e la protezione della vita umana in mare, abbiamo appreso che dal 18 ottobre del 2013 al settembre scorso i migranti soccorsi sono stati 142.495 e che il relativo costo unitario è stato di poco superiore a 6 centesimi di euro pro-capite: molto poco per una vita umana.
Oggi, con la fine di Mare Nostrum, finalmente hanno vinto coloro che ritengono quel costo “eccessivo”.

Fonte: Marina Militare

Mare Nostrum – La partecipazione della Marina Militare

• dai 700 ai 1000 militari; • 1 Nave Anfibia tipo LPD
• 1 elicottero medio-pesanti tipo SH90 (TRR); • 2 pattugliatori, Classe Costellazioni/Comandanti, con 2 elicotteri SH- 212;
• 2 corvette Classe Minerva; • 2 Aeromobili a Pilotaggio Remoto Camcopter S-100;
• 1 elicottero EH 101 (MPH) • 2 velivoli P180 M.M. e P.S.
• 1 LRMP Breguet Atlantic • 1 elicottero medio AW139
• 1 elicottero leggero utility AW109 • rete radar costiera della M.M.

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::autore_::di Giorgio Castore::/autore_:: ::cck::232::/cck::

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