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“Basta pagamenti chiesti per battesimi e matrimoni; la redenzione di Dio è gratuita“. Parole forti e chiare, pronunciate da papa Francesco nell’omelia mattutina a Casa Santa Marta la scorsa settimana, che non possono lasciare indifferenti i credenti, laici e clero.
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“Basta pagamenti chiesti per battesimi e matrimoni; la redenzione di Dio è gratuita“. Parole forti e chiare, pronunciate da papa Francesco nell’omelia mattutina a Casa Santa Marta la scorsa settimana, che non possono lasciare indifferenti i credenti, laici e clero.
La Chiesa, ha voluto ribadire il papa, non è un luogo per gli affari, come i mercanti al tempio che assaggiarono la frusta di Gesù il quale poteva perdonare tutto, ma non trasformare la casa di Dio in una suburra.
“Quello del Figlio di Dio – ha spiegato il Pontefice – è un gesto di purificazione: Il Tempio era stato profanato con il peccato tanto grave che è lo scandalo“. “La gente è buona – ha proseguito il Papa – la gente andava al Tempio, non guardava queste cose; cercava Dio, pregava, ma doveva cambiare le monete per fare le offerte e non per questa gente, per i cambiavalute, ma per il Signore. Però proprio lì c’era la corruzione che scandalizzava il popolo“, “Cristo non è arrabbiato – ha precisato – è l’ira di Dio, è lo zelo per la Casa di Dio perché o rendi il culto a Dio vivente, o rendi il culto ai soldi“.
Fa certamente bene il papa, come un padre affettuoso, ma giusto, ad intervenire ovunque si manifesti un cattivo esempio che possa turbare i fedeli, bisogna fare, però, alcune precisazioni.
In tutte le chiese, salvo situazioni particolari, i sacramenti sono sempre largiti gratuitamente, ma è tradizione per ogni cristiano, seguendo proprio i precetti della Chiesa, dare il proprio contributo alle necessità della comunità ecclesiastica che molte volte, è bene ricordarlo, vive di solo queste offerte, perché tali sono.
Spesso sono soldi lasciati in memoria di un caro estinto, per una grazia ricevuta e così via, insomma, per usare una frase fatta, scaldano il cuore a chi li dona e forse bisogna avere anche un po’ di tolleranza.
Ma a portare scandalo nella propria chiesa non sono solo quelli ben conosciuti dalle cronache di questi ultimi tempi, ma anche quelli meno appariscenti, ma ugualmente di cattivo esempio per i fedeli.
“Io penso allo scandalo che possiamo fare alla gente con il nostro atteggiamento – ha sottolineato ancora Francesco – con le nostre abitudini non sacerdotali…“, parole che fanno riflettere quando in una chiesa non si trova un confessore perché magari è ad un convegno o ad una manifestazione sindacale, quando si celebrano liturgie fuori dai canoni liturgici, oppure di quei religiosi che come il prezzemolo stanno in ogni talk show intervenendo su tutto, ma parlando poco o affatto di Cristo o, peggio, interpretano la dottrina come gli pare ed infine come non riflettere con profondo dolore, su quei preti che partecipano ad ogni festa mondana pur di essere notati.
Come si vede gli scandali che un religioso può dare sono tanti; da lui ci si aspetta una vita vicina a quella almeno di un buon cristiano, ma non certo da uomo di mondo, aperto a tutte le miserie che questo si porta dietro.
“Noi sappiamo – ha proseguito il papa – quello che dice Gesù a quelli che sono causa di scandalo: «Meglio essere buttati nel mare»“, non c’è male come prospettiva per chi tradisce la propria missione, il problema è quanti metteranno in pratica queste direttive, solo il tempo ce lo dirà.
Certamente un’omelia che si presta ad una attenta meditazione da parte di tutti i credenti davanti alle proprie debolezze senza alcuna distinzione tra religiosi e laici; ma per fortuna il papa alla fine della sua omelia dà un consiglio di come vivere la propria chiesa con il dovuto rispetto e “mantenere pulito il Tempio, a ricevere con amore quelli che vengono, come se ognuno di loro fosse la Madonna”, riferendosi alla sua entrata al Tempio, accompagnato dalla madre, un atto che ha cambiato il corso dell’umanità.
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::autore_::di Antonello Cannarozzo::/autore_:: ::cck::262::/cck::