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Nello scorso numero di Italiani, il nostro Matteo Ricciotti, descriveva nell’articolo “Cina in crisi ambientale“, i repentini cambiamenti ambientali di quell’immenso Paese a causa di una industrializzazione selvaggia, con il pericolo di un avvelenamento della popolazione per pesticidi, per le polveri e quant’altro, che potrebbe in pochi anni creare una rischiosa crisi economica, se non si correrà ai ripari.
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Nello scorso numero di Italiani, il nostro Matteo Ricciotti, descriveva nell’articolo “Cina in crisi ambientale“, i repentini cambiamenti ambientali di quell’immenso Paese a causa di una industrializzazione selvaggia, con il pericolo di un avvelenamento della popolazione per pesticidi, per le polveri e quant’altro, che potrebbe in pochi anni creare una rischiosa crisi economica, se non si correrà ai ripari.
Purtroppo, i problemi della Cina ce l’abbiamo tutti anche noi in casa nostra.
Siamo al primo posto, infatti, per morti premature a causa dell’inquinamento da ozono, circa 3.500 vittime, e per le polveri sottili arriviamo a 64 mila morti, come gli abitanti di una città grande come Savona, preceduti almeno per una volta dalla Germania con le sue industrie pesanti, miniere di carbone, acciaierie e industrie chimiche.
È quanto emerge dall’ultimo rapporto pubblicato dall’agenzia europea per l’ambiente, Air Quality, per il 2014 su 33 Paesi europei, offrendo una panoramica della qualità dell’aria e delle conseguenze sulla salute dell’uomo.
La più alta percentuale di morte prematura: i picchi di mortalità si hanno in Italia, in Germania, Francia, Gran Bretagna, Spagna, Romania, Polonia e Ungheria.
Oltre alle preoccupazioni di natura sanitaria, il rapporto solleva anche i problemi puramente ambientali legati all’inquinamento atmosferico, come l’eutrofizzazione, un processo che avviene quando una quantità eccessiva di azoto danneggia gli ecosistemi, mettendo a rischio la biodiversità.
“Serve ridurre le emissioni nocive da industria, traffico, impianti energetici e agricoltura – si legge nella relazione – con l’obiettivo di ridurre il loro impatto sulla salute umana e ambiente”.
Purtroppo, nonostante le tante raccomandazioni, non ci sono buone notizie sia per il vecchio Continente e sia, in particolare, per il nostro Paese.
Nonostante le campagne d’informazione per la riduzione delle emissioni e sulle concentrazioni di prodotti inquinanti nell’aria, in questi ultimi anni, l’inquinamento atmosferico è ancora il fondamentale avversario dell’ambiente.
Un dato del 2011 rileva 400mila morti premature in Europa per malattie al cuore, ai polmoni e ictus, un risultato dovuto perché quasi tutti gli abitanti delle città almeno il 95% respira aria inquinata.
Le percentuali di queste sostanze superano abbondantemente il livello di guardia in quasi tutte le 400 città analizzate, riferendoci a quanto di più pericoloso ci sia come: polveri sottili,monossido di carbonio, ossidi di azoto, ozono, metalli tossici, benzene e si potrebbe continuare ancora per molti altri inquinanti presenti nella nostra aria, immessi da industrie, auto, rifiuti, e da un agricoltura sempre più intensiva.
Guardando la mappa delle concentrazioni di inquinamento atmosferico in Europa, proprio l’Italia risulta essere una zona da bollino rosso, specialmente la Pianura Padana, tra le terre con la più grande vocazione agricola del Paese, assediata da polveri sottili e ossidi di azoto divenendo così la più inquinata del continente.
La prova è fornita dalle nuove stazioni di misura che hanno segnalato come tutti i valori negativi siano proprio da noi anche se siamo in bella compagnia con, in ordine, Bulgaria, Polonia, Slovacchia, Turchia, Repubblica Ceca, Romania, mentre per gli ossidi di azoto e il benzopirene oltre ai Paesi citati si uniscono anche Austria, Germania, Francia eRegno Unito.
Da noi l’inquinamento atmosferico è concentrato soprattutto al nord, ma tutta la nostra aria è seriamente inquinata con concentrazioni eccessive di ozono, fortunatamente in leggero calo, e di biossido di azoto procurato dalle auto, anche se in questo caso la situazione più critica è nei Paesi dell’est Europa, che hanno anche il problema del riscaldamento urbano dove il benzopirene è aumentato di oltre un quinto dal 2003 al 2012.
A questo punto non bisogna essere degli scienziati per capire che i pericoli sono gravissimi, siamo tutti esposti all’inquinamento, non ci sono frontiere che resistono, eppure sembra quasi che il problema appartenga ad altri, come alla lontana Cina, ma il problema, purtroppo, ce l’abbiamo in casa e non ce ne accorgiamo, almeno fino a che la natura non si ribellerà come, purtroppo, risulta dalle notizie di queste settimane.
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::autore_::di Michele Sermone::/autore_:: ::cck::261::/cck::