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Ci risiamo! E illustri commentatori prima di noi, ne hanno scritto! Ma riteniamo opportuna un’ulteriore fase di riflessione.
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Ci risiamo! E illustri commentatori prima di noi, ne hanno scritto! Ma riteniamo opportuna un’ulteriore fase di riflessione.
Dunque non sembra finire mai il tempo delle pagelle, delle conventio ad excludendum, dei distinguo che devono suonare come parole d’ordine e di condanna del destinatario esposto al ludibrio e alle offese delle genti! Come un’infezione mal curata torna, ad ogni piè sospinto nel nostro paese, l’immancabile sentenza che ci vede via via come cicale senza intelligenza, stupidi nell’esercizio della nostra libertà di scelta politica, irrazionali per non decidere mai quello che un’occhiuta mente riterrebbe essere il naturale punto di arrivo. E sì, perché c’è sempre qualcuno che ci ammannisce il “verbo” e che vorrebbe, inascoltato per fortuna, decidere le nostre sorti di paese e collettività nazionale!
Inutile dire che questo qualcuno è sempre, senza speranza per noi, annidato in ogni anfratto, gruppetto, moltitudine che vuole dirsi di sinistra come effetto consolatorio, anche al di là e al di fuori dell’intelligenza politica necessaria per accompagnare l’evoluzione del paese.
Tutto ciò che non rientra nei canoni, dati per immutabili e immarcescibili pur dinanzi alle tragedie della storia, viene bollato. Ma attenzione, non si tratta di un confronto, di un dibattito anche aspro, siamo alla sconfessione, al tentativo di ostracismo! Così quella parte politica, la sinistra, che vorrebbe essere libertaria, aperta al nuovo, capace di interpretare il paese finisce per tornare sempre allo stesso punto, in un eterno girotondo insensato e tragico.
E’ appunto la sindrome dell'”ostrakon”, la necessità di colpire l’avversario, più spesso sentito come un nemico di classe, anche se le classi non esistono più o meglio esistono fasce sociali mutevoli e magmatiche, la cui rappresentanza non è diritto o appannaggio di alcuno se non di chi riesce ad intercettare e a comprendere.
Il riferimento è naturalmente all’ultima evoluzione della sindrome, quella che ha colto nei giorni scorsi, il combattivo segretario della Fiom, Landini, in eterna lotta con la leader della Cgil, Susanna Camusso per la primogenitura di quella che si vorrebbe la “nuova” sinistra del terzo millennio, in pratica la stantia e incolore (a parte l’imperante rosso consolatorio) ripetizione di un blocco sociale ormai spaccato e disperso, che si vorrebbe unito soltanto da un elemento: la necessità di essere contro, comunque e dovunque, senza se e senza ma di cofferatiana memoria!
Ebbene, la trovata di Landini, il nuovo che avanza, è stato affermare che in Italia gli “onesti” non sono rappresentati dal premier Renzi e dal suo governo. Se a questo aggiungiamo le parole della Camusso sul Renzi amico dei poteri forti e degli industriali, abbiamo il quadro completo. La “nuova” sinistra italiana deve avere un nemico, un oggetto di scontro, di attacco, di odio sociale anche se malcelato. Defunto politicamente Berlusconi e mandato al macero il governo tecnico di Monti e poi di Letta, ora l’obiettivo è il premier e il suo governo di discontinuità dalle vecchie classi dirigenti di ogni forza politica. Un peccato mortale, soprattutto perché ha mandato a casa la parte comunista della sinistra! Per le altre forze politiche ben vengano defenestrazioni e sconfitte, ma per l’eterna sinistra di costoro non si deve neppure scherzare! E nell’eclissi politica ecco riaccendersi la fiamma sindacale pura e dura che non deve svendere le conquiste dei lavoratori e i loro diritti, pur senza saper interpretare la realtà del mondo del lavoro precario, ma capace di tentare di difendere soltanto quanti il lavoro lo hanno e rischiano di perderlo. Una miopia storica e pericolosa che sta inquinando il tentativo di riformare lo stato e riavviare l’economia! In sostanza non si può fare nulla che non sia difendere il lavoro a tempo indeterminato (cosa sacrosanta … intendiamoci!) contro tutto, tutti e anche contro la logica che vorrebbe meccanismi coraggiosi di solidarietà tra generazioni e lavoratori di diversi settori! Lo sforzo dovrebbe essere corale, di tutti coloro che nel paese lavorano. Ma chi li rappresenta? Ecco dunque che ci si rifugia nel conosciuto, nella lotta dei metalmeccanici punta di diamante della classe operaia che devono poi tirare la volata e trascinare tutti i lavoratori! Come negli anni sessanta, settanta, ottanta e via dicendo! Come se l’Italia, l’Europa, il mondo, l’economia globalizzata non avessero portato mutamenti radicali e irreversibili. Non è in discussione la coerenza di Landini e l’appassionata difesa dei diritti dei suoi rappresentati, ma la capacità di analisi e di comprensione delle ragioni che hanno portato l’industria pesante del paese là dove si trova ora e che non hanno nei sindacati cavalieri senza macchia!
Ed è triste che il segretario della Fiom (che ha poi ritrattato la sua affermazione, anche se tardi) si sia affiancato alle anime “lievi” di quanti anni fa organizzarono i girotondi degli “onesti e incorruttibili” che definivano impresentabili quanti votavano centrodestra, il Prodi e la sua Unione che chiamava “deficienti” gli italiani convinti di Berlusconi prima maniera! Pagine che la dura realtà del paese avrebbe preferito mettere nel dimenticatoio! Ma rimanendo nel vernacolare potremmo sottolineare che la madre dei cretini è sempre incinta, come recita l’antica freddura.
Resta la pesante sensazione dell’esistenza di gruppi, persone che si ritengono investiti della missione morale per il paese! Nessuno li ha eletti, nessuno li ha chiamati, ma di questo costoro non hanno bisogno. Si chiamano e si investono da loro stessi e si autorizzano a dare la patente a tutti gli altri, naturalmente negativa e critica!
Sia consentito dire che così come nessuno è colpevole sino a sentenza definitiva, così nessuno è disonesto sino a quando non sia dimostrato il contrario!
Gli italiani nel loro insieme, con buona pace dei fustigatori di professione, sono sempre stati onesti e continuano ad esserlo pur nelle difficoltà! E, soprattutto, se avessero voce invierebbero i moralisti in quel luogo dove simpaticamente invitava ad andare tutti il grande Alberto Sordi!
Naturale a questo punto che torni d’attualità la difficoltà di orientarsi che fu di Totò e Peppino, spaesati a Milano: “per andare, dove dobbiamo andare… dove dobbiamo andare?” Una perla cinematografica che, accanto alla “banda degli onesti”, altro mirabile affresco del duo comico, descrive molto meglio di tante analisi e fumose teorie, lo stato confusionale della nostra Italia!
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::autore_::di Roberto Mostarda::/autore_:: ::cck::270::/cck::