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traduzione di Giuliana Giannessi
In Brasile, il Partito dei Lavoratori (PT), al quale sono affiliati la presidente Dilma Rousseff – rieletta lo scorso ottobre per un nuovo mandato di quattro anni a partire dal 1º gennaio 2015 – e l’ex presidente Lula da Silva,
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traduzione di Giuliana Giannessi
In Brasile, il Partito dei Lavoratori (PT), al quale sono affiliati la presidente Dilma Rousseff – rieletta lo scorso ottobre per un nuovo mandato di quattro anni a partire dal 1º gennaio 2015 – e l’ex presidente Lula da Silva, che ha governato per due mandati (2003/2006 e 2007/2010), ha sempre alimentato un discorso-attacco al suo principale rivale, il PSDB (Partito socialdemocratico brasiliano, che ha governato il Brasile dal 1994 al 2002) basato sulla cosiddetta “eredità maledetta”. In altre parole, il sistema PT ha sempre accusato ed accusa tutt’oggi i socialdemocratici di aver consegnato a Lula da Silva un paese economicamente e socialmente debilitato, e che la storia vera, basata su fatti concreti, nega in gran parte.
Tuttavia, la storiografia brasiliana comincia a registrare una vera eredità maledetta costruita ed accumulata nel governo “della Rousseff” che, anche prima di assumere l’incarico “bis”, riceve frutti amari raccolti in un quadriennio sotto il suo comando e che finirà il 31 dicembre prossimo.
L’ultimo recente frutto aspro di questo raccolto, è l’enorme deficit di 8,1 miliardi di dollari, nei conti brasiliani con l’estero (tutti i tipi di flusso economico di beni e servizi tra il Brasile e altri paesi) per tutto il mese di ottobre. Il risultato negativo è salito dai 6,6 miliardi di dollari previsti dalla Banca Centrale (BC). È lo scenario peggiore in 67 anni. E per novembre il gusto amaro persiste perché la BC ha programmato un deficit di 8 miliardi di dollari. In 12 mesi, il deficit estero equivale al 3,73% del PIL (Prodotto Interno Lordo). Per novembre la Banca Centrale prevede un deficit di 8 miliardi di dollari nel conti correnti.
Il risultato di ottobre si spiega in parte dal peggioramento della bilancia commerciale, con le importazioni che superano le esportazioni di 1,18 miliardi dollari.
Per ridurre questo deficit dei conti esteri ci sarebbe bisogno di avere un notevole aumento degli investimenti esteri, che nel mese di ottobre ammontano a 4,97 miliardi di dollari, accumulando nel corso dell’anno un surplus di 51,19 miliardi dollari.
Ma in scenari economici instabili, come quello del Brasile, il flusso di investimenti esteri è compromesso dalla precarietà del mercato locale, che diventa meno attraente.
Con il PIL in crescita a tassi appena sopra lo zero ed il drago dell’inflazione disposto a emettere fuoco dalla sua bocca, “la Rousseff” ha enormi difficoltà di muovere i pezzi nella complessa scacchiera dell’economia nazionale. Per vincere la partita, dovrà adottare misure dure, il che dispiace a buona parte del suo partito, il PT, in cui la pratica di misure populiste è ancora vista come il modo migliore e più efficace per rimanere al potere.
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::autore_::di Eduardo Fiora::/autore_:: ::cck::259::/cck::