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Il vocabolo di questa settimana è strettamente legato a quello della precedente. In quel caso ci siamo soffermati sulla “dignità”. Oggi ci occupiamo del suo opposto: l’indegnità!
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Il vocabolo di questa settimana è strettamente legato a quello della precedente. In quel caso ci siamo soffermati sulla “dignità”. Oggi ci occupiamo del suo opposto: l’indegnità!
Ma, attenzione! L’indegnità si può certamente definire il contrario, l’opposto della dignità ma ha anche una sua specifica declinazione sostanzialmente peggiorativa.
Andiamo come sempre con ordine cogliendo il significato della parola nel dizionario. Da questo si evince che indegnità fa riferimento alla condizione di chi è, o è ritenuto o ritiene sé stesso, indegno di qualche cosa. Per lo più s’intende che tale condizione sia causata da gravi mancanze morali. Nel diritto indica l’essere escluso dalla successione per aver commesso, nei confronti di chi ha fatto testamento, determinati fatti delittuosi.
Ancora, con significato concreto si parla di atto indegno; azione o comportamento che suscita sdegno perché offende l’umanità e la giustizia.
Poche definizioni ma che ci fanno capire il valore profondo di questo vocabolo.
Se, come facevamo riferimento la volta scorsa, ci volgiamo un momento a guardare la realtà del nostro paese e, in particolare, il nuovo pesantissimo scandalo che sta scuotendo la capitale italiana, ci accorgiamo che i molteplici significati e gradazioni che l’indegnità può assumere, qui si sostanziano di nuovi significati, tutti ineluttabilmente deteriori.
In primo luogo chiariamo un equivoco concettuale e pratico: indegno non è soltanto chi corrompe, minaccia, ricatta, ma anche chi si associa a questi comportamenti, sostiene anche con il silenzio la sopraffazione; chi si rivolge a certi ambienti per ottenere favori o risultati che nella via “degna” non riuscirebbe ad avere. Siamo cioè di fronte a scappatoie per avere ciò che non si ha diritto ad avere, ad onta di chi invece ne ha bisogno. Il tutto condito da pesanti forme di condizionamento!
Una premessa importante, nel momento in cui assistiamo, come sempre al distinguo e alla necessità di tirarsi fuori che contraddistingue molti attori, politici e non, della vicenda. Il sistema criminale non è tale se ad esso non si conformano tutti coloro che ne vengono a contatto, escluse le vittime spesso ignare di macchinazioni e/o raggiri.
Dunque, nessuno può considerarsi estraneo o tirarsi fuori, come sta accadendo nel tentativo di circoscrivere, etichettare il malaffare per allontanarlo dalla propria area politica, per rifarsi una verginità e potersi ergere nel classico, scontato, immondo: crucifige!! Che ci ricorda altri peccati non soltanto cristiani, l’arroganza, la superbia, e il massimo della pochezza umana: l’ipocrisia!
Ecco dunque che “indegno” è colui che cerca di addossare ad altri proprie colpe, che usa giustificazioni del tipo non ero presente, è stato un caso, come potevo sapere con chi avevo a che fare o chi fossero realmente costoro!
Quando ci si fa sostenere in campagna elettorale, ci si fa stipendiare per fare favori e per superare ostacoli, ci si fanno pagare spese personali, di viaggio, di sollazzo e di ogni genere, tutto lontano dalla cosa pubblica e dall’interesse pubblico, ma succhiando dal denaro pubblico, quello di tutti, quello creato con le tasse dei cittadini onesti, allora possiamo dire senza tema di smentite che tutti coloro che a vario titolo hanno agito, si sono fatti raggirare volendo però ottenere favori, si sono fatti sostenere e foraggiare, non possono altro che essere definiti “indegni” per il consesso civile e per la civile convivenza. E questo al di là di qualsiasi colorazione politica o partitica. Tutti sono fuori dalle regole e vanno sanzionati. Senza se e senza ma, questa volta e una volta per tutte! Ma sappiamo che è una pia illusione o tutt’al più un sogno difficile da realizzare. Ma sognare non è ancora proibito!
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::autore_::di Roberto Mostarda::/autore_:: ::cck::301::/cck::