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La doppia tenaglia: l’Europa e la corruzione

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Vi sono ormai pochi dubbi che i problemi che l’Italia si trova ad affrontare nella ricerca di una nuova stagione di crescita economica e sociale stiano mettendo in evidenza diversi moloch contro i quali ogni azione rischia di scontrarsi con gravi rischi per il risultato finale. 

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Vi sono ormai pochi dubbi che i problemi che l’Italia si trova ad affrontare nella ricerca di una nuova stagione di crescita economica e sociale stiano mettendo in evidenza diversi moloch contro i quali ogni azione rischia di scontrarsi con gravi rischi per il risultato finale. Questi moloch sono da un lato l’Europa che per il nostro paese continua ad essere non madre ma matrigna; dall’altro l’impasto ignobile di corruzione, malaffare, criminalità che corrompe il tessuto sociale, invalida ogni tentativo di riscatto, mette in difficoltà chiunque provi ad esporsi nella direzione positiva.
Lo stato della società italiana, delle sue istituzioni nazionali e locali, l’esplodere ad ogni piè sospinto di scandali, stanno ottenendo il non augurabile risultato di aumentare i sospetti, le critiche e i timori dei responsabili di Bruxelles. Ecco dunque che, mentre a Roma esplode il caso della cosiddetta “mafia capitale”, il commissario Juncker torna a farci le pulci sui conti e sulla stabilità finanziaria e da Berlino la cancelliera Merkel torna in cattedra e bacchetta il nostro paese (non solo, c’è anche la Francia con noi), per quell’impasto di politica e criminalità che sembra imbrigliare e asfissiare ogni tentativo di cambiare pagina, verso e operato pubblico e privato. Unica differenza, le circostanze internazionali e una serie di correzioni che cominciano a dare i loro frutti, questo nuovo allarme arriva mentre il famoso spread è a livelli fisiologici e bassi, come non mai! E, qui arriva una seconda lezione. Nel 2011 il governo Berlusconi minato dall’interno e ormai non in grado di reggere, venne affossato dallo spread e dalla crescita esponenziale dei conti con il rischio di default! Il tutto condito dalla sfiducia nella capacità del paese e degli italiani di farcela ad invertire la tendenza, tra luoghi comuni e parodie spesso insufflate all’interno del nostro stesso mondo politico. Sappiamo qual è stato il risultato: cambio di governo e susseguirsi di due esecutivi “del presidente” che hanno stremato ogni residua capacità del cittadino di reagire sommergendolo sotto una messe di balzelli dei quali cominciamo ad accorgerci pienamente! Oggi, però, abbiamo al governo un premier che non viene dal vecchio establishment, che si circonda di giovani e forze affrancati da certe realtà correntizio-padulose che hanno distrutto la politica. Il patto di stabilità viene rispettato, i conti contenuti sulla pelle e sul sangue degli italiani. Gli indicatori sono positivi e l’outlook a media scadenza realisticamente positivo! Eppure veniamo attaccati e messi sempre all’indice. E, mentre il paese vuole scrollarsi di dosso malcostume e corruzione, senza avventure folli come qualche guru vuole ammannire, le pur sacrosante inchieste ci dicono che tutto questo è ancora tra noi e che anzi i guasti si cominciamo a vedere solo ora in perfetta filigrana. E così continuiamo ad essere vittime di questa damnatio non memoriae ma dell’oggi che non finisce mai!
L’altro corno della fiamma antica, dicevamo, è quello dell’immondo impasto tra corruzione, malaffare, e intreccio tra politica e crimine! E qui misuriamo quanto ancora siamo lontani dalla guarigione. Mentre i pm continuano nell’analisi della messe dei dati raccolti dagli inquirenti e dalle pagine dell’istruttoria emerge tutto il marcio nel quale ci troviamo immersi, comincia insolente nelle dichiarazioni e nella stessa gestione giornalistica, il gioco del distinguo. Se tutti siamo vittime inconsapevoli o consapevoli della corruzione, del malcostume, allora nessuno si può salvare e spingere nella direzione opposta. Se invece possiamo indicare il reo e circoscrivere il suo areale, allora possiamo tirarci fuori e ripresentarci puliti, ancorché ancora ammaccati.
E’ la tempesta perfetta. Nel primo scenario, la consapevolezza di essere tutti ricattabili, corruttibili, rende difficile accusare, mettere all’indice, perseguire e condannare! Nel secondo, se possiamo delineare da dove arriva la minaccia, allora si apre la possibilità di espungere il marcio e ripulirci la coscienza.
La magistratura fa il suo lavoro e i tempi della sua azione sono (dovrebbero sempre, senza alcun sospetto) essere dettati da esigenze procedurali e processuali. Così come l’azione delle forze dell’ordine.
Quando però assistiamo a fughe di notizie, a passaggi di verbali ad usum di qualche organo di stampa e, soprattutto al tentativo neppure nascosto di etichettare e circoscrivere quanto viene scoperto a una sola area politica, sorge il legittimo sospetto che qualcosa non funzioni come debba. Dato per scontato l’operato della magistratura nell’alveo della legge, quel che accade dopo non è solo politica, ma in qualche caso propaggine dello stesso sistema che si vuole combattere!
La conventio ad excludendum, l’arco costituzionale che per anni ci ha condannato all’inazione, sembra risorgere dalle sue ceneri, con i mutamenti dovuti agli anni che passano, ma con le stesse caratteristiche.
E’ il gioco del cerino. Il capo dell’organizzazione è un estremista nero, responsabile di omicidi e rapine… bene, allora tutto è colpa dell’eversione neofascista, eterno ricettacolo di tutte le nefandezze! Poco importa che il suo braccio destro e sodale, nonché uomo di fiducia di sindaci, amministratori e politici di ogni colore della capitale, sia un omologo sull’estrema sinistra! L’importante è chi sia il capo e che le sue capacità di organizzare, minacciare, coinvolgere siano provate. Il resto sono compagni che sbagliano, mele marce, gente che con la sinistra ha poco a che fare ancorché presente all’interno dei suoi partiti! Sono casualità che non intaccano il buono e l’onesto che solo in quell’area per definizione esistono! Nel resto tutto è possibile, purché la sinistra si salvi dal fango che è sempre colpa di altri!
Solo che questa volta, il problema è un po’ più grave, l’intreccio strutturale, i personaggi di ogni colore, ma, purtroppo, anche quelli targati Pd e sinistra, sono lì inchiodati alle loro responsabilità!
Allora dov’è la diversità ontologica che da sempre ci viene ammannita quasi come un dogma? E da che basi si muove il consueto tentativo di ripulirsi con le mani altrui (come mirabilmente sentenziava dall’alto delle sue grane giudiziarie, il costruttore Ricucci!)?
Quanto è accaduto dimostra il vero degrado al quale è giunta la politica locale (su quella nazionale ormai si moltiplicano i libri e le tesi di laurea) quella che, in mano al centrosinistra doveva mostrare la strada per uscire dalla crisi sociale e politica della prima e poi della seconda repubblica! E che questo accada a Roma non deve far sorridere di scherno altre parti d’Italia e altre realtà municipali. Il degrado della capitale è un problema nazionale, al di là dell’infima caratura del personale politico e amministrativo che ne emerge! Nessuno può girarsi dall’altra parte!

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::autore_::di Roberto Mostarda::/autore_:: ::cck::300::/cck::

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