Economia

Nelle terre di mezzo

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Dr Jens Weidmann, President of the Deutsche Bundesbank. Foto by Magnus ManskePassano i giorni, ci avviciniamo al Natale, ma il clima è ancora piuttosto caldo, con il banchiere centrale tedesco Weidmann che regala carbone anziché caramelle a Mario Draghi, lanciando dichiarazioni avverse alla politica del governatore della Banca Centrale Europea, in attesa dell’imminente Quantitative Easing (acquisto diretto di titoli di stato).

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Passano i giorni, ci avviciniamo al Natale, ma il clima è ancora piuttosto caldo, con il banchiere centrale tedesco Weidmann che regala carbone anziché caramelle a Mario Draghi, lanciando dichiarazioni avverse alla politica del governatore della Banca Centrale Europea, in attesa dell’imminente Quantitative Easing (acquisto diretto di titoli di stato).
I cosiddetti “falchi”, guidati dalla Germania, si appellano ai regolamenti, al mandato della BCE, per evitare che la decisione del Board avvenga a maggioranza, e non all’unanimità, e riuscire nell’intento di bloccare l’ultima arma in mano alla politica monetaria, per raggiungere il suo obiettivo di crescita e stabilità dei prezzi, con l’inflazione target del 2%.
Le guerre valutarie scatenate dagli USA, Giappone e Cina non lasciano indifferenti neanche i virtuosi tedeschi, che accetterebbero a malincuore le mosse di Draghi solo per un euro più debole a garantire maggiore propulsione all’industria teutonica.
Al livello superiore, le stoccate della Merkel sui bilanci di Francia ed Italia, fanno intendere che la Germania seguirà la sua linea di comportamento: rispetto dei parametri stabiliti e la convergenza di tutti i paesi verso il patto di stabilità sancito a Lisbona.
Le reazioni del premier Renzi, e del suo omologo francese Hollande, sembrano per lo più votate alla platea nazionale per mantenere la presa degli elettori e del paese, ma le sanzioni che scatterebbero da marzo, alla verifica dei dati di bilancio, rimarrebbero inappellabili.
In questi mondi di rapporti di forza e mediazioni appare ormai chiara la linea che segnerà i prossimi anni: regolamentazione e controllo sempre più accentrati a Bruxelles e politica monetaria inflessibile, con i governi nazionali chiamati alle riforme strutturali necessarie a rendere l’Europa un’aggregazione di paesi che hanno in comune dei parametri economici.
Per raggiungere l’obiettivo poco importa che a farne le spese saranno i lavoratori e i cittadini europei: la globalizzazione e la competitività mondiale vanno affrontate ad ogni costo e così via alle liberalizzazioni, ai jobs act ed alle delegittimazioni delle conquiste sociali del Novecento che avevano caratterizzato le democrazie Europee.
Nelle terre di sotto, tra i cittadini, assisteremo anche in Italia, dopo Grecia e Portogallo, alla generazione dei “quinhenteuristas”, di coloro che vivono con 500 euro al mese.
Se tutti sono concordi nell’affermare che c’è una crisi di domanda e di consumi in Europa, dotare le nuove generazioni di queste aspettative di crescita difficilmente risolverà il problema.
A Natale siamo tutti più buoni, senza “tredicesima” probabilmente un po’ meno.

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::autore_::di Gianluca Di Russo::/autore_:: ::cck::286::/cck::

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