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Ma come cammini bene, come sei trasformata, stai benissimo!
Ferdinand non credeva ai suoi occhi.
Non la vedeva da tanto tempo, Francesca, ma la immaginava già con le stampelle.
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Ma come cammini bene, come sei trasformata, stai benissimo!
Ferdinand non credeva ai suoi occhi.
Non la vedeva da tanto tempo, Francesca, ma la immaginava già con le stampelle.
Aveva perso due fratelli, ed il marito anni prima, ed il tempo e la vita l’avevano segnata.
Quasi non camminava più e tutti si immaginavano che ne avrebbe seguito la stessa sorte.
Invece all’uscita della messa lei saliva a passo spedito lungo la salita e Elisa annaspava dietro.
Elisina, per gli amici di un tempo, e di cui solo questi conservavano un vago ricordo della ragazza che era stata.
Mai bella, ma allegra e sempre con una battuta simpatica.
Ora invece anche lei aveva difficoltà a camminare ed acquistava quell’andatura oscillante tipica di chi ha problemi di anche e ginocchia.
Allora Ferdinand attese qualche giorno e poi, con il suo consenso, le procurò un appuntamento con un ortopedico bravissimo, un vero mago.
Lei andò, un po’ restia, ma si rendeva conto che non poteva più aspettare oltre.
Allora signora cosa facciamo con le sue gambe, chiese il dottore.
Ma non so, cammino male, cosa si può fare?
Ah, si possono fare oggi tante cose, protesi ortopediche di anche, ginocchia, e interventi estetici e funzionali.
Allora lei scelse il meglio, tutto il possibile.
Visto che c’era tanto valeva fare tutto.
Allora lei scelse di farsi fare le anche tradizionali, con le protesi in titanio.
E anche le ginocchia motorizzate.
Era questa una nuova soluzione che abbinava alle protesi anche un motorino.
Questo aiutava il paziente a camminare con una protesi motorizzata, alimentata da una batteria sottocutanea che veniva ricaricata ogni sera con uno speciale alimentatore che agiva solo a contatto cutaneo, bastava che te lo mettevi a letto fra le gambe e durante la notte ti forniva tutta l’energia necessaria per il giorno dopo.
E, sempre visto che c’era si fece rifare anche il seno.
Lo vuole anche con l’opzione per i capezzoli? Chiese il dottore.
Ma che cosa é ? Rispose Elisa incuriosita.
Bah è una opzione che, con una piccola spesa in più, consente di inturgidire i capezzoli e farli muovere in sù e giù.
Ma che cosa strana, pensò Elisa, e cosa ne faccio?
Beh è una cosa che, rispose il dottore, alcune donne usano per mandare un messaggio agli uomini, nel senso che quando vanno sù danno un’idea, quando vanno giù, un’altra.
Elisa pensò che era una stronzata, c’erano tanti messaggi da mandare agli uomini che questo le sembrava veramente superfluo, anzi inutile e poi, lei ormai non aveva più tanta voglia di inviare messaggi di questo tipo.
Però la spesa era veramente insignificante, anzi il dottore,visto che faceva un intervento completo, le disse che lo faceva rientrare in tutte le altre spese.
E allora Elisa decise per farselo fare.
L’intervento andò benissimo. La clinica era accogliente, le infermiere carine e pazienti e la degenza fu breve, molto meno del previsto.
Si era già rassegnata a passare il Natale a casa, se non in una clinica riabilitativa, ma si ritrovò, con suo grande piacere a partecipare alle funzioni religiose del Natale alle quali, da anni, lei non era mai mancata. E fu grande anche la sorpresa ed il piacere delle sue amiche nel vederla così bene, soprattutto Francesca.
E fu così che ricominciarono ad andare insieme alle novene di Natale, finite le quali dovevano affrontare una discreta salita.
Normalmente prima Elisa arrancava dietro a Francesca, ma ora, grazie alle sue nuove protesi motorizzate se la lasciava dietro.
Ma cosa fai? Piano! Quasi implorava Francesca ad Elisa che, quasi con sussiego, l’attendeva.
Le tue protesi sono vecchie! Le diceva ed imperterrita continuava a salire. Poi la attendeva e le faceva un po’ piacere vederla con la lingua fuori mentre annaspava per raggiungerla.
Fra loro c’era stata sempre una discreta amicizia, ma, come spesso succede fra amiche, c’erano delle gelosie mai completamente sopite. Fatti trascorsi di successi ed insuccessi sentimentali.
Fin da ragazze avevano avuto sempre attrazioni per gli stessi ragazzi.
E Francesca aveva avuto sempre la meglio.
Anche ora andavano in chiesa anche perché il parroco era un loro vecchio amico di cui, da fanciulle, erano ambedue perdutamente innamorate, e lui, prima di prendere definitivamente i voti, aveva ceduto più alle lusinghe di Francesca che alle sue.
Allora, non paga di andare più veloce in salita, decise di andare oltre, e sfruttare ciò che la tecnologia metteva al suo servizio.
Alla novena del giorno dopo indossò, sotto il cappotto, una camicetta attillata, e nonostante la temperatura rigida, si mise in prima fila in chiesa e toltosi il soprabito, iniziò ad usare la sua opzione dei capezzoli.
Don Giuliano, ignaro di tutto, celebrava la funzione con la solita enfasi e illuminava i fedeli sulla bontà del Cristo che stava per nascere e salvare il mondo dal peccato.
Elisa azionò il suo dispositivo ed i capezzoli, sotto la camicia cominciarono a gonfiarsi.
E contemporaneamente anche i suoi desideri aumentavano in proporzione.
Gli occhi diventavano sempre più grandi e lucidi e la sua mente faceva fatica a dominare il processo di inturgidimento dei capezzoli, finché con un disperato sforzo riuscì a dominarsi ed ad interromperlo prima che scoppiassero.
Ma presa ormai dal desiderio montante cominciò ad agitarli in sù e giù sempre più intensamente.
Don Giuliano ormai per lei non era più il prete sull’altare ma il ragazzo che aveva disperatamente voluto da quando erano ragazzi.
Ed allora anche le protesi motorizzate entrarono in funzione!
Spinte da una potenza inarrestabile cominciarono a camminare, saltarono gli ostacoli che le separavano dall’altare e saltarono addosso all’ignaro don Giuliano.
Le gambe lo bloccarono in una presa degna del miglior karatè ed i capezzoli turgidi si strofinavano contro di lui in un impeto di furioso ardore.
La sua bocca avrebbe voluto bere alla fonte del piacere che era davanti a lei, ma improvvisamente lei alzò gli occhi in alto e la vide.
La Madonna la guardava con occhi compassionevoli e quasi sorrideva.
Allora lei comprese e si svegliò.
Era stata in coma per due giorni dopo l’intervento ed i medici disperavano di salvarla.
E la prima cosa che vide fu il volto della sua amica Francesca che non l’aveva mai lasciata sola, neanche per un istante.
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::autore_::di Michael Barons::/autore_:: ::cck::316::/cck::