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Ferdinand era stato incerto fino alla settimana prima se andare o no.
Aveva stranamente molto da fare in questo periodo, cosa che non sapeva spiegarsi neanche lui visto che ogni attività risente della situazione, non proprio favorevole, dei momenti attuali.
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Ferdinand era stato incerto fino alla settimana prima se andare o no.
Aveva stranamente molto da fare in questo periodo, cosa che non sapeva spiegarsi neanche lui visto che ogni attività risente della situazione, non proprio favorevole, dei momenti attuali.
Invece la settimana prima, quando era a Milano con tutta la sua famiglia per una importante ricorrenza, aveva deciso di andare a Bruxelles per festeggiare gli 80 anni del suo amico Carlo.
Glielo aveva promesso tempo addietro e non gli faceva molto piacere venire meno ad un impegno preso, anche se sotto gli effetti di qualche buona bottiglia, cosa che non mancava mai nei loro incontri.
E non solo per questo, ma anche per cogliere ogni occasione per fare una cosa diversa e divertente.
Nella vita, si sa, è molto facile, per alcuni, farsi prendere dal senso del dovere.
É quasi una forma di auto affermazione.
Ci si sente realizzati.
Per altri invece è più facile sfuggire agli impegni presi con le scuse più stravaganti.
Ferdinand in questo caso decise per onorare l’amico e, nello stesso tempo, regalarsi, insieme alla moglie, un fine settimana lungo, di vacanza, di evasione.
E fu così che dopo un non lungo viaggio, fortunatamente c’era ancora il volo diretto, arrivarono a Bruxelles che li accolse con un tempo bello e la solita efficienza.
Non era la prima volta che vi si recavano, anzi, era la terza volta e forse, chissà, l’ultima.
La sera stessa erano invitati a casa sua, quali amici extracomunitari, in una cena di famiglia che precedeva la festa vera del giorno dopo.
E fu così che, visto che avevano molto tempo a disposizione, decisero per un giro in città.
Bruxelles è una città che offre molto, belle piazze, strade e soprattutto bellissimi musei con opere straordinarie e mostre estemporanee molto interessanti.
È stata capitale di un Regno ed ancora oggi se ne vedono i segni.
E poi c’è una grande tradizione culinaria.
Fra cui ci sono le moules. Queste sono, in lingua belga, le cozze.
Sono veramente speciali e famose.
Sono apparentemente come le nostre del basso mediterraneo, ma hanno la caratteristica di essere più leggere e, perché, no più pulite, pur conservando lo stesso sapore, anzi.
E poi le cucinano in tantissimi modi diversi, tanto che potresti fare una cena solo a base di moules.
E fu naturale fermarsi in una nota Brasserie per ordinare, fra le altre cose, un piatto a base di moules.
Ordinò quelle alla provenzale.
Arrivò una casseruola enorme piena di cozze stufate con pomodoro, e tanti odori.
Splendida, anche se c’era del sedano che non era proprio il suo odore preferito, anzi.
Però non era inferiore alle attese, per cui iniziò piano piano a gustare questa delizia.
Ci voleva tempo, perché le cozze erano ancora fumanti e le dita si scottavano nell’aprirle.
Mano a mano che procedeva però andava tutto meglio perché con l’abbassarsi della temperatura venivano fuori dei sapori nuovi più piacevoli.
Arrivato a metà casseruola decise però di cambiare strategia.
Invece di pulire e mangiare cozza per cozza le tolse tutte dal loro guscio e le lasciò ad insaporire nel sugo pregustando di mangiarle a cucchiaiate.
E mentre questo pensava, dovette andare in bagno, chiamato dalle due birre che nel frattempo aveva bevuto.
Quindi si recò alla toilette, da cui ritornò qualche minuto dopo.
E qui scoprì la terribile efficienza dei camerieri belgi.
Il tavolo era vuoto e la sua zuppa di cozze scomparsa.
Il cameriere, complice la distrazione di sua moglie che armeggiava al telefono, non vedendo più alcun guscio nella casseruola, aveva portato via tutto, non sapendo che il meglio era lì sepolto sotto un sugo fantastico.
Le cozze erano scomparse, fujute.
Come le vongole a Napoli quando si cucinano gli spaghetti con le vongole fujute, appunto.
Ovvero quelle che esistevano solo nella fantasia, perché non si avevano i soldi per comprarle.
Grande fu la disperazione di Ferdinand, e a nulla valsero le sue rimostranze al cameriere il quale sentenziò, autorevole, che in Belgio si fa’ così, cioè quando non si vedono più gusci galleggiare nel sugo, si porta via la casseruola.
A questo punto Ferdinand pensò di reagire, ma poi gli venne in mente, salvifica, la faccenda del bicchiere mezzo vuoto e mezzo pieno.
E cominciò così a pensare che se avesse mangiato anche l’altro mezzo chilo di cozze, forse non avrebbe dormito tutta la notte, forse l’avrebbe passata in bagno e si visualizzò, disperato, sul vaso in preda a coliche feroci mentre sua moglie dormiva beata nel comodo letto della bella Junior Suite che si erano concessi per quel viaggio.
A questo punto chiamò il cameriere per avere il conto, e quando che l’ebbe pagato, lo ringraziò vivamente per avergli salvata la vacanza in Belgio.
E fu così che trascorse ancora due belle giornate passate con i suoi cari amici, fra una tavola e l’altra a mangiare e bere come un novello Trimalcione e ad ogni pasto ringraziava l’efficienza belga che lo aveva salvato da una notte insonne.
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::autore_::di Michael Barons::/autore_:: ::cck::309::/cck::