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Babbo Natale Vaff…

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Santa Claus on his sleigh aboard a holiday train in Chicago. Author: DR04E’ stato questo uno dei video più diffusi sui cellulari in questi giorni di Natale. Il bimbo che, alla domanda cosa ti porta Babbo Natale, risponde: “Niente perché dico le parolacce. E allora Babbo Natale… vaff..!!”

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E’ stato questo uno dei video più diffusi sui cellulari in questi giorni di Natale. Il bimbo che, alla domanda cosa ti porta Babbo Natale, risponde: “Niente perché dico le parolacce. E allora Babbo Natale… vaff..!!”
Ormai non ci meravigliamo più sentendo che un bambino, a mala pena dritto sulle gambette, riesce già a dire delle parolacce di cui certo ignora il significato, ma ben comprende di dire qualcosa che non va. Infatti suscitare l’interesse dei grandi che, ridacchiando o diventando seri, concentrano la loro attenzione su di lui, è motivo sufficiente per portarlo a ripetere quella famosa “parolina”, magica attrazione dei presenti. Il piccolo percepisce perfettamente le sensazioni di stupore, sdegno, sorpresa che genera la sua esternazione e, per gioco, per rabbia o per dispetto, intuisce che quello è il “verbo” che provoca reazioni.
La prima volta che un figlio pronuncia una parolaccia è un trauma per tutti che si pongono il problema: dove l’avrà sentita? in casa? a scuola? per la strada? E ora che fare?
Il bimbo impara le parolacce non appena acquisisce il possesso del linguaggio. Le apprende dagli altri bambini, dai fratelli maggiori, per la strada, dai programmi televisivi, dagli adulti in macchina. Vengono trasmesse come un “tabù” irripetibile e, di conseguenza, dall’uso delle brutte parole si intuisce il malessere del piccolo, lo stress, il bisogno di scaricare tensioni e di essere al centro dell’ attenzione, la sua necessità di copiare i grandi e non essere diverso dai compagni.
E’ bene intervenire subito parlandone con le insegnanti affinché si impegnino a vigilare maggiormente sul linguaggio degli scolari. E’ indispensabile assistere i propri figli durante le visioni di programmi TV e stare attenti in casa a non lasciarsi andare in esclamazioni piuttosto “colorite”. Emulare i propri cari ed esprimersi come loro è uno dei primi motivi che spinge il bambino ad usare parole che non capisce. Quando ciò avviene, bisogna interrogarlo subito per sapere cosa intendesse dire con quella determinata parola, cercando, con un linguaggio semplice e chiaro, di spingerlo a riflettere sulle parole alternative che ottengono anche un miglior esito. Mai ridere sulle sue “battute”, poiché, se capisce di farvi sorridere, si ripeterà continuamente per divertirvi, ritenendo quindi legittimato il suo comportamento.
E’ doveroso spiegare ai figli che esiste un codice di comportamento che non deve essere superato ed è pertanto giusto che ciascuno di noi impari a censurarsi: non è dicendo parolacce che ci si possa sentire adulti, anzi, sono proprio gli adulti che, dicendo parolacce, diventano piccini, piccini!!

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::autore_::di Luisanna Tuti::/autore_:: ::cck::337::/cck::

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