Economia

Milano nuova capitale del cinema

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Panorama di Milano ripreso dal tetto del Duomo. Fonte: wiki. Author: NicolagoA cavallo tra gli anni ’50 e ’60, si parlava di Roma come della “Hollywood sul Tevere“, una collaborazione che vide tutti i più grandi divi e produzioni americane arrivare a frotte in Italia, specialmente nella capitale e che pochi anni dopo avrebbe visto nascere la famosa Dolce vita.

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A cavallo tra gli anni ’50 e ’60, si parlava di Roma come della “Hollywood sul Tevere“, una collaborazione che vide tutti i più grandi divi e produzioni americane arrivare a frotte in Italia, specialmente nella capitale e che pochi anni dopo avrebbe visto nascere la famosa Dolce vita. Dopo quasi mezzo secolo, però, le cose sono cambiate: se allora l’Italia da sola produceva quasi 700 film l’anno con un forte mercato internazionale e di conseguenza un giro d’affari per l’epoca miliardario, oggi, se va bene, si fanno 40 o 50 film, comprese le fiction televisive, inoltre, molti di quei film non li vedremo neanche al cinema.
Una crisi che viene da lontano come la mancanza di idee, di grandi personaggi come un Fellini o un Visconti, ormai solo un ricordo, e scarsi investimenti sia economici che politici, tutti fattori che hanno portato il nostro cinema ad una crisi quasi irreversibile.
Dico quasi perché recentemente il cinema, o meglio le location dei film, hanno trovato una nuova giovinezza proprio nel nostro Paese, se non artistica almeno economica. Solo che la nuova Cinecittà non è più a Roma, ma a Milano e non solo per le produzioni nostrane, ma in modo particolare per quelle straniere come cinesi e indiane.
Certo, queste “major” non hanno il fascino del cinema americano con personaggi tipo Gregory Peck o Ava Gardner, e potremo citarne a decine, ma hanno qualcosa che interessa la nostra disastrata economia. Solamente quest’anno sono stati ben 14 i film indiani girati a Milano e idem per le produzioni cinesi con un indotto per la città che si aggira intorno agli 11 milioni di euro.
Ormai per attrarre turisti da nazioni emergenti, come Cina ed India, il cinema torna ad essere la migliore vetrina del made in Italy, fatto ormai solo delle nostre bellezze naturali ed artistiche, almeno fino a che le lasciano intatte.
In Gran Bretagna, per fare un esempio, lo scorso anno la Bbc ha messo in onda il nostro “Commissario Montalbano”, un successo di spettatori enorme tanto che molti di loro hanno voluto raggiungere quest’estate la Sicilia con un aumento turistico dei sudditi di Sua Maestà del 20% visitando i luoghi dello sceneggiato, prima tra tutti la inverosimile Vigata, lasciandosi poi trasportare dai capolavori del barocco di Noto o di Ragusa.
Ricordiamo solo di sfuggita, quanto può una fiction sul turismo.
Ricorderete “Elisa di Rivaombrosa”, il successo televisivo del 2003, ebbene, nel solo anno della sua programmazione ben 75 mila presenze arrivarono al quasi sconosciuto castello di Agliè, nella provincia di Torino, rispetto ai scarsi duemila visitatori l’anno.
Così per l’ultimo film cinese girato a Milano, si dice che attori e troupe avrebbero speso in poche ore circa 40 mila euro, ma ancora nulla in confronto dei 600mila che hanno speso in un solo pomeriggio le troupe di cinque documentari enogastronomici indiani.
Dunque, produzioni ricche grazie ad un pubblico sterminato di almeno due miliardi di spettatori porta questo cinema a livelli di ricavo economico a dir poco stratosferico, con attori che per noi sconosciuti, sono invece celebrità assolute nel mercato interno cinese o indiano che valgono da soli un cachet da svariate centinaia di milioni di euro o di dollari, anche se rimane un mistero, almeno per noi, di questo loro successo perché tutti questi film, o indiani o cinesi, più o meno sempre la stessa trama: lei o lui ricchissimi e lui o lei poverissimi che s’innamorano e dopo mille peripezie finalmente coronano il loro sogno d’amore e per dare un tocco di esotismo, il loro incontro d’amore non avviene davanti più al Taj Mahal, ma davanti al Duomo o in via Monte Napoleone angolo via della Spiga, il cuore della moda italiana, oppure, cercando sempre altro “esotismo” si spingono fino a girare in Toscana o in Puglia con qualche salto a Roma.
In questi giorni è in via di ultimazione un film cinese con uno star sistem notevole che verrà proiettato a Pechino e a Shenzhen in contemporaneità con l’Expo di Milano.
Una pubblicità enorme, ma ben studiata. Spiega Alberto Contri, presidente uscente della Lombardia Film Commission, l’ente di Regione, Comune di Milano, fondazione Cariplo e Unioncamere: “Spostamenti che spesso sono dovuti anche ai cachet che le stesse città sono disposte a offrire: ho visto film sulla carta ambientati al mare cambiare trama ed essere girati in montagna solo per ottenere più denaro“. “Pellicole come quella cinese — continua Contri — sono occasioni straordinarie non solo per attirare turisti. Ma anche per il product placement delle eccellenze italiane o per l’indotto cittadino. Ormai e attrezzature e maestranze sono sempre scelte direttamente in Italia“.
Forse, dovremo ripensare a come fare cinema e, soprattutto, sfruttare in maniera intelligente questo amore che continuano ad avere per il nostro Paese gli stranieri, sperando che non diventi una delle tante nostre occasioni mancate di questi ultimi anni.

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::autore_::di Marco Cesi::/autore_:: ::cck::341::/cck::

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