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Qualche giorno fa, andando al mercato verso l’ora di chiusura, mi è capitato di vedere un distinto signore, abbastanza avanti con l’età, con cappello, sciarpa e dignitoso paletot, che raccoglieva dai contenitori della nettezza urbana ciò che i fruttivendoli stavano gettando, poiché invendibile il giorno successivo.
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Qualche giorno fa, andando al mercato verso l’ora di chiusura, mi è capitato di vedere un distinto signore, abbastanza avanti con l’età, con cappello, sciarpa e dignitoso paletot, che raccoglieva dai contenitori della nettezza urbana ciò che i fruttivendoli stavano gettando, poiché invendibile il giorno successivo.
Questa immagine mi ha molto turbato ed ho pensato a quanti anziani, dopo una vita di lavoro, siano in questa condizioni. In un’intervista alla TV, il professor Roberto BERNABEI, illustre luminare del CEMI (Centro Malattie dell’Invecchiamento) del Policlinico Gemelli a Roma, sottolineava che, al contrario dei Paesi Scandinavi, dove gli anziani hanno strutture idonee ed accoglienti per trascorrere la loro vecchiaia, il nostro Paese si deve rivolgere a figli e nipoti per sostenere i loro cari, in quanto nulla è previsto per una serena “terza età”. Emblematica è la foto pubblicata su Facebook da un giovane calabrese che appare con la sua nonna novantenne seduta sulle ginocchia mentre le sussurra: “Nonna non ti preoccupare ti terrò così finché sarà possibile, come tu mi reggevi e mi coccolavi quando io ero piccino…” Commovente e realista questo ragazzo che rappresenta ciò che avviene nella maggior parte delle famiglie. Si calcola che i cittadini italiani siano oggi 60.782.668 di cui 13.014.942 oltre i 65 anni, quindi, per ogni 100 giovani, vi sono 154,1 anziani. Ogni 100 persone che lavorano ce ne sono 54,6 non attive. L’ISTAT ci informa anche che la percentuale della popolazione attiva anziana (quasi pensionabile) è molto più elevata di quella giovane.
L’ITALIA è un Paese sempre più vecchio. In dieci anni il numero degli ultracentenari è raddoppiato, passando dai 6.100 circa del 2002, ai 13.500 del 2011. Le donne rappresentano l’82,8% del totale degli over-100. Per l’alta natalità nelle famiglie degli immigrati, solo la presenza dei cittadini stranieri contribuisce a “ringiovanire” la popolazione residente.
Il rapporto ISTAT rileva che si muore meno di tumori o malattie cardiache, ma è in crescita la mortalità per disturbi psichici o malattie nervose. Elevati sono i “viaggi della speranza” degli anziani che si spostano dal Sud verso il Nord per avere cure più adeguate.
La qualità della vita in generale è molto peggiorata. Pochi sono gli sportivi (meno di 1 su 4 pratica sport in modo costante) e scarsi sono i consumi di frutta e verdura. In compenso sono diminuiti gli alcolisti e continuano a calare i fumatori, calo dovuto al “ricambio generazionale” poco dedito al fumo.
In conclusione, cosa si potrebbe fare per ridurre questo eccesso di anziani nel nostro Pese: la ghigliottina sarebbe un buon suggerimento??
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::autore_::di Luisanna Tuti::/autore_:: ::cck::363::/cck::