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“La recessione purtroppo c’è in Italia da tre anni, nel 2014 si è affievolita e nel 2015 scomparirà“. Lo ha affermato il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, arrivando a Strasburgo all’inizio dell’anno.
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“La recessione purtroppo c’è in Italia da tre anni, nel 2014 si è affievolita e nel 2015 scomparirà“. Lo ha affermato il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, arrivando a Strasburgo all’inizio dell’anno. “Continuo a credere – ha aggiunto – che il futuro sarà molto migliore“. Notizie che aprono, anche se di poco, il nostro cuore alla speranza, perché solo all’inizio del 2012, durante una conferenza stampa, l’allora premier Mario Monti, affermò che ormai la crisi economica era alle nostre spalle e che si poteva intravedere finalmente, dopo una dura crisi, la famosa luce in fondo al tunnel.
Purtroppo, la luce non c’era, forse era una lucciola scambiata per la classica lanterna, sta di fatto che abbiamo aspettato altri tre anni in un buio assoluto, poi, come per miracolo, tra tante notizie sempre catastrofiche, abbiamo quest’affermazione del Ministro delle finanze e ad avvalorarla è uscito recentemente un documento stilato dalle Coop, la più grande catena italiana di supermercati, che, con numeri alla mano, annuncia per quest’anno l’inizio di una se pur fievole inversione di tendenza economica con un timido +0,5. Certamente poco, ma dopo sei anni di valori sempre negativi, questo è il primo raggio di luce sulla nostra povera economia.
Vediamo, allora, cosa dice questa relazione.
In crescita saranno i beni durevoli come i grandi elettrodomestici, +1,2% e le auto con +2,5%, anche il mercato immobiliare potrà godere di un lieve rilancio delle compravendite inoltre un importante incremento nelle vendite ci sarà per le spese alla persona come: il tempo libero, +2,7%, la sanità, +2,1% e la cosiddetta area benessere, palestre, spam, ecc…,+2,0%.
A questo bisogna aggiungere l’ormai onnipresente eCommerce, il commercio su internet, per il quale è previsto per i prossimi cinque anni uno sviluppo più che raddoppiato rispetto agli attuali 14 miliardi, di almeno 40 miliardi.
Però “Non c’è da gridare al miracolo – spiega Albino Russo, responsabile dell’Ufficio Studi Economici di Ancc-Coop che cura il rapporto annuale “Consumi e distribuzione” – perché continuano a gravare sulle famiglie preoccupazioni di non poco conto, a partire dal dramma disoccupazione (reale o temuta), che ferisce le propensioni agli acquisti“.
Un capitolo a parte merita la spesa che noi italiani riserviamo al cibo.
Dopo anni in cui, nonostante le varie crisi, al buon cibo non si è mai rinunciato, troppi anni di crisi hanno per la prima volta fatto diminuire la spesa alimentare, anche di prima necessità, affollando i discount.
I consumi degli italiani per il cibo tra il 2006 e il 2014 sono andati indietro di ben 12 punti percentuali e inferiori di quasi 20 miliardi rispetto ai livelli di dieci anni prima.
Le previsioni per il prossimo anno non sembrano ancora rosee per le nostre tavole tradizionali, ma avranno certamente un incremento quelli che un tempo si chiamavano i cibi alternativi, come il vegano, il bio, quello senza glutine, il vegetariano, ecc… insomma si rafforzeranno questi stili alimentari emergenti, anche a due cifre.
Se si vuole comunque vedere il bicchiere mezzo pieno, anche in piena crisi, basta notare come la gente per risparmiare è diventata più attenta con un carrello della spesa fatto di qualità e di risparmio.
Sempre un maggior peso stanno ottenendo, ad esempio, l’acquisto dal produttore al consumatore, eliminando tutta una filiera di aumenti del prodotto, ed ancora più interessante è il recente sistema di vendita al dettaglio attraverso non più il singolo produttore, ma attraverso una rete di supermercati di varia natura.
Rappresenta l’evoluzione del supermercato singolo, che a sua volta costituisce lo sviluppo del classico negozio di strada.
Qualcosa, dunque, si muove nei consumi, speriamo di non aver scambiato come nel 2012 le lucciole per lanterne, ma, intanto, a rimettere il bicchiere mezzo vuoto ci pensa uno studio pubblicato a ottobre dall’Ifo (indice sulla fiducia delle imprese) che ha calcolato che tra agosto e settembre dello scorso anno, sono stati trasferiti dall’Italia 67 miliardi di euro, circa due nostre Leggi di Stabilità, un tempo la Finanziaria in luoghi certamente più redditizi e sicuri.
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::autore_::di Sergio Brizzi::/autore_:: ::cck::371::/cck::