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Alienazione parentale

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E’ noto che, nella separazione conflittuale di due coniugi, è frequente, da parte di un figlio, il rifiuto di un genitore senza alcuna motivazione apparente: assenza di maltrattamenti, abusi o costrizioni.

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E’ noto che, nella separazione conflittuale di due coniugi, è frequente, da parte di un figlio, il rifiuto di un genitore senza alcuna motivazione apparente: assenza di maltrattamenti, abusi o costrizioni. Si suppone quindi che il rifiuto sia ‘indotto’: “Mamma non vuole che ti veda”. “Non dire a papà che sono venuta a scuola a salutarti”.
E’ questo il risultato di una ricerca del Dipartimento Psicologia Dinamica e Clinica dell’Università La Sapienza. La dottoressa Anna Lubrano Lavadera ha illustrato gli esiti di uno studio che ha analizzato le caratteristiche di 60 famiglie in cui, in sede di divisione dei coniugi, un figlio rifiuta un genitore senza apparenti ragioni. Nel 12% di separazioni altamente conflittuali, si sono presentati casi di “alienazione parentale”, nonché manifestazioni di disagi nei figli che rifiutano un genitore: diminuzione di autostima, depressione, problemi di identità, sintomi psicosomatici, problematiche affettive. Purtroppo “mettere un figlio contro un genitore è come mettere un figlio contro se stesso”. Il fenomeno riguarda soprattutto i ragazzi tra i 7 e gli 11 anni. Le famiglie prese in esame stanno affrontando procedimenti di separazione giudiziale con contesa di affidamento dei figli che, in alcuni casi, erano già stati dichiarati in affido condiviso. Di fronte a queste situazioni di estrema gravità, il giudice dispone l’intervento di un tecnico di ufficio per valutare la personalità dei genitori e del figlio in esame, cercando di capire la motivazione del rifiuto da parte di quest’ultimo. In genere è il padre, il genitore rifiutato. E’ da considerare però che, nella maggior parte dei casi, il collocamento del minore è, in prevalenza, a casa della madre che, spesso, ricrea rapidamente il nucleo familiare con nuovi partner, mentre i padri, prevalentemente vivono da soli, spesso anche per motivi economici.
Il fenomeno sta raggiungendo dimensioni preoccupanti poiché, le difficoltà di trovare una soluzione incisiva e rapida del problema, sono enormi. Il rifiuto immotivato di un figlio provoca effetti devastanti nella sua crescita psicofisica, generando spesso comportamenti illegittimi nei confronti del genitore e dei provvedimenti emessi dall’autorità giudiziaria. “Purtroppo dobbiamo constatare l’inesistenza di uno strumento processuale efficace e, nella maggior parte dei casi, ogni rimedio si è dimostrato inadatto al raggiungimento dello scopo prefisso: ricostruire una buona relazione tra figlio e genitore rifiutato”, ha dichiarato l’avvocato Rossi in un incontro organizzato dalla Commissione Famiglia, Minori ed Immigrazione del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma, coordinato dagli avvocati Matteo Santini e Pompilia Rossi.

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::autore_::di Luisanna Tuti::/autore_:: ::cck::393::/cck::

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