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Ferdinand ne era quasi sicuro, un altro handicap si aggiungeva agli altri, ormai numerosi.
Tutto era cominciato anni prima quando aveva deciso, improvvidamente, di darsi allo sci alpino.
Aveva comprato tutto il comprabile, nuovi sci con relativi attacchi speciali, scarponi e abbigliamento relativo, completo anche di casco. Poche lezioni e si era lanciato sulla neve fresca di ogni montagna. Andava benino e si divertiva molto, anche se la parte che gli piaceva di più era la salita quando con estrema lentezza si andava su con la pelle di foca. In quei momenti però lui entrava in contatto vero con la neve, con la montagna. Ma poi un giorno, una buca assassina nella neve gli bloccò gli sci mentre lui continuava la corsa.
Risultato: doppia frattura bilaterale di tibia e perone!
Interventi, chiodi, placche ed un lungo periodo di riabilitazione furono il risultato di quella sua passione, seguita da una claudicazio definitiva.
Primo handicap.
Ma i guai non vengono mai soli e fu così che poco dopo, in seguito ad un attacco di angina, si sottopose ad una coronarografia con conseguenti 4 bypass ed aritmia cardiaca cronica, resistente ad ogni terapia.
Secondo handicap.
La sua pazienza però, corroborata anche da una filosofia di vita onnicomprensiva, lo aiutava a tirare avanti senza troppe imprecazioni contro il suo amaro destino.
Ma un altro ostacolo lo attendeva. Da un po’ di tempo accusava leggeri dolori all’addome.
Naturalmente si fece varie analisi e le portò al suo gastroenterologo che lo sottopose immediatamente ad una ecografia epatica.
Risultato: cirrosi epatica grave!
Terzo handicap perché la terapia consisteva nella abolizione completa dell’alcool dalla dieta!
A questo punto il suo equilibrio vacillò.
Diventare un non bevente non lo sopportava. Va bene essere un non udente, un non vedente, un non camminante, anche uno strusciante poteva sopportare di essere, ma mai un non bevente.
Lui era da tempo un buon, anzi ottimo, bevitore cosa che lo aveva aiutato non poco a superare le sue vicissitudini.
Aveva poi sempre detestato quella categoria di persone che ad ogni occasione conviviale, dicevano: no grazie, io non bevo. Ma non era solo questo. Innanzitutto la frase era quantomeno incompleta, mancando il complemento oggetto. Che volevano dire, che non bevevano mai?
E passi per questa inesattezza, ma la cosa veramente che lo faceva andare in bestia era l’aria di superiorità quasi di compatimento che mostravano nel pronunciare quella frase.
Ma cosa ne sapevano loro del bere? Cosa ne potevano sapere di quella sana sensazioni di leggerezza, quasi di delicata ebbrezza che segue un bicchiere di Champagne?
Cosa ne sanno del piacere che ti provoca il primo bicchiere di birra che ti scende frizzante in gola? E cosa dire di un buon bianco freddo che accompagna gli antipasti o di un rosso corposo con i secondi di carne? Nulla di tutto ciò potevano provare e men che meno commentare.
Per non parlare della sensazione di trovarsi in un’altra dimensione e delle intuizioni che questa ti provocava.
Ferdinand non poteva tollerare tutto ciò e decise.
Aveva nel comodino una vecchia Beretta, la prese, se la puntò alla tempia e premette il grilletto.
Stranamente però invece dello scoppio violento sentiva una musica che piano piano aumentava di intensità, accompagnata da un chiarore crescente.
Ecco, pensò, è l’ingresso nell’aldilà e aspettava di vedere gli angeli che lo avrebbero accompagnato alla Direzione Divina per sapere in quale girone era destinato.
E invece non succedeva nulla, solo la musica che diventava più forte, così come il chiarore.
E allora provò ad aprire lentamente gli occhi e con sua grande sorpresa, invece degli angeli, vedeva le pareti della sua stanza da letto.
Non capiva.
Poi, lentamente, iniziò a ricordare.
La cena della sera precedente con gli amici di sempre, Carlo, Fabrizio ed Antonio, in quel famoso ristorante dove per quella sera di Natale servivano solo piatti a base di pesce con i fiumi di vino versati. E poi, vagamente, il taxi, la porta che si apriva a fatica ed il letto che si muoveva mentre lui cercava di centrarlo.
Si tastò le gambe e le trovò intatte, il suo cuore batteva normalmente e la pancia non gli faceva male.
Ed allora si ricordò della sveglia che si era regalata per quel Natale la quale invece di gracchiare, emanava una luce lentamente crescente e diffondeva una musica celestiale….
San Pietro poteva attendere ancora un po’…
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::autore_::di Mario Attanasio::/autore_:: ::cck::395::/cck::