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Adolescenza: una “malattia” che passa presto

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L’adolescenza è un’età difficile, da come i giovani sapranno viverla e superarla, si disegnerà il loro futuro di persone mature.

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L’adolescenza è un’età difficile, da come i giovani sapranno viverla e superarla, si disegnerà il loro futuro di persone mature.
Sappiamo, però, da dati scientifici, condotti negli ultimi 20 anni, che più del 75% dei vari disturbi mentali si manifesta già prima dei 25 anni e il 14% di tutti questi disturbi comincia addirittura prima dei 14 anni.
Purtroppo, in una società così frenetica e senza più chiari punti di riferimento, i giovani sono mandati in molti casi della loro vita allo sbando, con ripercussioni non solo per la loro salute, come vedremo, ma anche per la società che rischia di avere nel suo futuro dei disadattati.
Ci lascia, inoltre, sgomenti l’aumento di patologie neurologiche dovute ad abuso di alcol o droga in ragazzini addirittura di 12 o 13 anni, se non, come in alcuni casi più drammatici, anche prima. Problemi gravi a cui bisogna far fronte senza infingimenti.
Su questo tema si è svolto, lo scorso mese di dicembre a Venezia, nell’ambito europeo del semestre italiano, un Congresso dal titolo assai esplicativo: “Dalla continuità delle psicopatologie alla continuità delle cure” rivolto proprio alle patologie neurologiche dei giovani, che ha visto la partecipazione dei principali esperti di tutto il mondo.
Ciò che è emerso nelle numerose relazioni presentate, sono i fattori di rischio a cui sono sottoposti i giovani nella nostra cosiddetta “società evoluta” per l’insorgenza di sintomi d’ansia e di depressione, malesseri a cui sono a rischio un ragazzo su tre e per le ragazze addirittura una su due, con disturbi clinicamente significativi, a volte di tale gravità da richiedere cure psicoterapiche, con un limitato ricorso ai farmaci.
La risposta da dare per risolvere questi problemi è creare e rafforzare i servizi di salute mentale destinati ai giovani nelle strutture pubbliche e provvedere con grande impegno alla auspicata relazione tra servizi per l’infanzia, per l’adolescenza e per gli adulti, insieme alle loro famiglie, anche perché le manifestazioni del disagio dei ragazzi possono essere molto spesso rilevate già in casa attraverso una serie di segnali di sofferenza, che un genitore può avvertire facilmente anche se, è bene ricordare, che le situazioni vanno poi valutate caso per caso, con un lavoro di grande attenzione e pazienza dalla famiglia e dagli esperti.
L’adolescenza è, dunque, un periodo di transizione, dal latino adolescere, dove non si è più bambini, ma neanche adulti, la persona è in continua evoluzione di trasformazione con atteggiamenti caratterizzati da una instabilità emotiva che tenta di controllare molteplici processi di adattamento, spesso scambiati per volubilità, instabilità, squilibrio dovuti alle domande spesso senza risposta.
Un atteggiamento quasi metafisico verso la vita, a cui bisogna aggiungere il classico conflitto con i genitori, una vera e propria patologia generazionale.
I giovani, in questa età della loro vita, sono spettatori consapevoli delle mutazioni che li riguardano e sono perciò impegnati in un difficile processo di attribuzione di senso a quello che sta loro accadendo. Insomma, oggi anche essere giovani è difficile.
A questo punto mi concederà il lettore una breve riflessione: anche se ormai è passato quasi mezzo secolo, anch’io sono stato adolescente, ma sinceramente non mi sono mai accorto, come tanti miei coetanei di quegli anni, delle difficoltà e dei problemi che abbiamo avuto come giovani. Ricordo solo ristrettezze economiche famigliari e problemi scolastici, ma nello stesso un periodo felice e spensierato con una grande fiducia nel futuro. Bastava poco per essere felici. Mi sbagliavo: ho vissuto l’età più difficile dell’esistenza umana senza neanche accorgermene.

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::autore_::di Marco Cesi::/autore_:: ::cck::411::/cck::

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