La parola

Rigore

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Al di là di significati tecnici o scientifici, la parola rigore indica in generale la rigida severità con cui si esige l’osservanza di una legge, di una regola o di una norma, e che si esercita punendone le violazioni e trasgressioni.

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Al di là di significati tecnici o scientifici, la parola rigore indica in generale la rigida severità con cui si esige l’osservanza di una legge, di una regola o di una norma, e che si esercita punendone le violazioni e trasgressioni. Di qui, punizioni di rigore, nel regolamento di disciplina militare, punizioni particolarmente gravi. Nel gioco del calcio, area di rigore è il rettangolo antistante a ognuna delle due porte, nel quale i falli della squadra che gioca in quella metà del campo sono puniti con particolare severità. Ancora si parla di rigore, come locuzione equivalente ad obbligo, obbligatorio o in termini di durezza e asprezza.
Quello di cui vogliamo parlare è il significato di rigida, stretta coerenza con le premesse, con il metodo stabilito. E ragionare su di esso e su quel che si indica come rigoróso, ossia di persona che si comporta, che agisce con rigore, soprattutto in senso morale e intellettuale.
In questa accezione traspare anche un valore non soltanto distintivo nel senso di mancanza di flessibilità, ma positivo quale capacità di richiamare costantemente al rispetto delle regole di comportamento proprie della civiltà umana. In questo quadro il rigore sottolinea l’importanza della coerenza di comportamenti ed idee, l’ancoraggio che ogni teoria e ogni insieme di azioni umane deve avere per richiamarsi ad un complesso di valori e significati.
Se da questa analisi concettuale ci spostiamo nel concreto della vita politica e sociale del nostro paese, possiamo subito indicare un dato saliente e invasivo: l’assenza proprio di quell’accezione del rigore che è positiva e produttiva. Non è un dato che copre tutto l’arco della comunità nazionale, vi sono molti ambiti nei quali si agisce con rigore, ma altrettanti sono quelli nei quali se ne segnala l’assenza quando non anche l’esatto suo contrario e non solo in termini di flessibilità.
Spesso si sente dire che soltanto il rigore nell’applicazione delle leggi, come quelle sulla corruzione, il malgoverno, nel perseguire le finalità della ripresa economica, un più generale rigore di comportamenti individuali e sociali è alla base di un reale riequilibrio del sistema nazione, della comunità nazionale.
Al rigore ci esortano i partners europei, tedeschi in prima fila; la strada del rigore si dice è l’unica perseguibile per uscire dalla grave crisi che nel nostro paese non è congiunturale ma anche strutturale e sistemica.
Di rigore si muore, è invece l’altra campana che dà forza a tutti i movimenti di protesta contro l’euro e contro l’attuale forma di Unione Europea e che trova anche in Italia epigoni e sostenitori. Dunque la soluzione in questo caso sarebbe legata a comportamenti autonomi di ogni paese e, nel nostro, al ricorso sostanziale ai vecchi cari riti politici e sindacali di una volta che ci hanno portato però nel guado attuale. Come sempre la verità – usa dire – sta nel mezzo. Vale a dire che non si esce dalle gravi situazioni di ritardo e carenza senza l’applicazione rigorosa di alcuni principi e certo non con l’estemporanea e discontinua ricerca di soluzioni occasionali. Al tempo stesso l’eccesso di rigidità provoca nel sentire comune un rifiuto che politicamente sostiene la protesta e spinge contro ogni tentativo di perseguire il rigore, appunto!
La soluzione non è facile né semplice soprattutto perché ogni tentativo o ricerca di una via adeguata richiede dei costi e proprio questi costi sono alla base della reazione di protesta e contraria ai cambiamenti improntati al rigore.
E’ però evidente che soltanto un agire improntato al rispetto di pochi ma comprensibili principi può riavviare il “motore” di cambiamenti che la situazione richiede e non sono più rinviabili. Siamo nel punto mediano del ponte sul quale il paese è avviato, con riforme ancora da completare, mutamenti avviati ma non stabilizzati. Tuttavia non possiamo tornare indietro, siamo oltre il punto di non ritorno e dunque ogni profeta di sventure dovrà fare i conti con questa realtà, “rigorosamente”.

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::autore_::di Roberto Mostarda::/autore_:: ::cck::400::/cck::

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