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Dunque con il passare dei giorni, che ci separano dall’elezione del nuovo presidente della Repubblica, abbiamo appreso e veniamo edotti che il cosiddetto “patto del Nazareno” è finito, si è spezzato, che Renzi e Berlusconi stanno riprendendo le loro strade.
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Dunque con il passare dei giorni, che ci separano dall’elezione del nuovo presidente della Repubblica, abbiamo appreso e veniamo edotti che il cosiddetto “patto del Nazareno” è finito, si è spezzato, che Renzi e Berlusconi stanno riprendendo le loro strade. Diciamo subito che i due ex pattisti hanno sempre detto che il Quirinale non entrava nel patto, dunque spezzare l’alleanza per le riforme ora che il nuovo inquilino è salito al Colle, appare quanto meno insensato e illogico, per non dire in qualche misura “ridicolo”! A meno che l’indicibile e il negato erano invece dentro gli accordi!
Ma tant’è. Non possiamo che prenderne atto.
A questo punto, però, quanto vediamo accadere non può non far riflettere.
Abbiamo sottolineato più volte come prima o poi l’esigenza di riprendere la propria strada da parte del centrodestra rappresentato da Forza Italia, dopo la sconfitta elettorale e la sostanziale subalternità occasionata dall’alleanza per le riforme più volte indicata dall’ex presidente Napolitano, si sarebbe manifestata. Soltanto che ora si presenta in modo diverso dal previsto: è la base del partito, la struttura che chiede di tornare a far politica anche in contrasto (vedi il caso di Fitto) con l’atteggiamento assunto sinora dall’ex cavaliere.
Alea iacta est, però! La denuncia del patto è sempre più evidente come anche le recriminazioni che sembrano emergere.
A questa situazione di Forza Italia e alle conseguenti tensioni nel NCD e nell’area moderata, mentre scompare sostanzialmente Scelta Civica e la Lega intende far da sola, almeno fino a un certo punto – e nell’irrilevanza permanente dei Cinquestelle (non dei fuoriusciti e degli espulsi) – si contrappone una novità sempre più evidente e sulla quale occorre riflettere: l’evoluzione del Pd e della sua politica.
Archiviata apparentemente a vantaggio del nuovo rappresentato da Renzi, la battaglia interna con la minoranza ex comunista che continua però a minacciare sfracelli e mentre entrambi si riconoscono il merito dell’elezione del nuovo capo dello Stato, una strana mutazione sembra cogliere il renzismo e i suoi rappresentanti: come in una nemesi sembrano far propri i metodi legati alla vecchia matrice marxista e applicano forse inconsciamente il famigerato concetto del “centralismo democratico”, mirabile esempio negativo dell’essenza antidemocratica del comunismo!
Ecco allora che si dice sprezzantemente: se ne vanno, peggio per loro, facciamo da soli, abbiamo i numeri, possiamo trovarne altri e in vario modo! Come in una ripetizione ottusa del passato si parla dei “responsabili” o di altri mirabili sostenitori d’occasione.
Giova ricordare che ai tempi dell’Unione Sovietica, delle democrazie popolari e dei tentativi di prendere il potere democraticamente da parte del Pci, si coniò l’espressione “utili idioti” (per alcuni ascritta a Stalin) con ciò indicando quei “responsabili” compagni di strada, che condividevano alcuni obiettivi e davano il proprio sostegno, salvo poi scaricarli appena ottenuto lo scopo, e nel migliore dei casi, solo politicamente.
C’è da sperare che il nuovo renziano non torni ad ammantarsi di simili eredità. Dalle parole cioè è sperabile non si passi ai fatti, oltretutto contro ogni scelta di chiarezza, pulizia, coerenza con i principi enunciati avviando la nuova fase politica e mettendo nell’angolo la minoranza di sinistra e con ciò ottenendo chiaro appoggio dagli italiani.
Ma c’è anche un altro elemento di riflessione e di opposto segno. Ai tempi della Dc, in cerca di alleati e di equilibri politici della prima repubblica, si parlava spesso della politica dei due forni, cioè l’utilizzo di voti da destra o da sinistra a seconda dell’opportunità del momento! Pratica che l’intellighentia marxista e di sinistra bollava come fenomeno di degenerazione del potere della balena bianca!
Ora l’incertezza su quali potrebbero essere le scelte di sostenitori di diverso segno e all’occorrenza, da parte della dirigenza del Pd, secondo le indicazioni ancora confuse ma espresse di libertà d’azione, lascia perplessi e non può non destare dubbi … per ora solo politici.
Insomma tra centralismo d’antan e due forni, la fase della maggioranza democrat autonoma e slegata da accordi e patti, rischia di divenire una questione seria per l’equilibrio della democrazia italiana e per il cammino di quelle riforme che avrebbero dovuto proprio scaturire da un’alleanza a tal fine e che tutti, ora liberamente, continuano tuttavia a sostenere e definire irrinunciabili!
La responsabilità di tutti sarà quella di condurle in porto, renderle comprensibili e sottoporle al popolo italiano che, poi, dovrà con esse dare avvio a una nuova fase del nostro sistema costituzionale.
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::autore_::di Roberto Mostarda::/autore_:: ::cck::414::/cck::