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Oggi come ieri, la politica, per quanto disprezzata o ignorata, è pur tuttavia parte della nostra vita quotidiana, non fosse altro per la speranza di uscire finalmente dalla crisi con qualche riforma intelligente, ma come diceva Benedetto Croce
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Oggi come ieri, la politica, per quanto disprezzata o ignorata, è pur tuttavia parte della nostra vita quotidiana, non fosse altro per la speranza di uscire finalmente dalla crisi con qualche riforma intelligente, ma come diceva Benedetto Croce, per risolvere il rapporto con la politica: “Non abbiamo bisogno di chissà quali grandi cose o chissà quali grandi uomini. Abbiamo bisogno solo di gente più onesta”.
Più facile a dirsi che metterla in pratica quest’affermazione se, come affermava Pier Palo Pasolini mezzo secolo dopo: “Il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili”.
Parole che danno l’idea di come l’arte del buon governo sembra quasi impossibile da poter attuare, specie oggi quando sono cadute tutte le ideologie che l’hanno sostenuta. Parlare ancora di destra o di sinistra rende l’idea desueta, di un mondo ormai seppellito per sempre dalla storia.
Causa di questa rivoluzione, secondo molti osservatori, è da ricercarsi nell’attuale globalizzazione non solo quella economica, ma anche di valori e di nuovi comportamenti culturali e sociali che ormai imperversano ad ogni latitudine.
Ma i guai non mancano. Si è voluto cambiare il mondo senza dare poi un’alternativa al sistema, navigando paurosamente a vista e non solo nel mare della nostra “politichetta”, ma anche nel resto del globo.
In questo quadro, non certo entusiasmante, il filosofo Francesco Giacomoantonio ci offre una chiave di lettura per comprendere, o meglio decifrare, questo momento storico con un piccolo, ma fondamentale libro “Sociologia dell’agire politico“, una interpretazione della politica attraverso lo studio di tre esperti sociologi contemporanei come Bauman, Habermas, Žižek.
Non è certo un libro passatempo, ma se si ha un po’ di pazienza, l’autore ci offre attraverso cento pagine, il tema della politica dalla prospettiva della crisi in cui si dibatte la società moderna con i processi messi in atto dalla citata globalizzazione che, invece di emancipare la società e i suoi cittadini, hanno indebolito i rapporti tra questi ultimi e le istituzioni e i partiti, perché, “il grado di legittimazione delle istituzioni pubbliche – spiega – è stato ulteriormente abbassato dal ruolo crescente che attori non istituzionalizzati sono venuti ad assumere nel contesto della globalizzazione”.
Purtroppo, non avendo più gli strumenti adatti, comprendere l’agire politico è più che mai complesso: specie ora che sono venute meno le vecchie politiche si è fatta largo in una società sempre più inquieta, la passionalità e l’irrazionalità emotiva, insomma il cosiddetto populismo che ha facile presa sui cittadini per i quali, nonostante la libertà individuale di cui tutti fortunatamente usufruiamo, è accresciuta però l’insicurezza collettiva come per il lavoro, la famiglia, i rapporti personali o l’ordine pubblico. Insomma sono venute a mancare tutte le certezze esistenziali dell’individuo fondamentali per disegnare il proprio futuro.
A questo quadro non certo entusiasmante, bisogna aggiungere il tasto dolente del l’economia, o meglio, la finanza senza volto che la fa da padrone creando un rapporto ambiguo tra economia e libertà dando origine al frutto velenoso di un totaliberismo, un neologismo dello stesso Giacomoantonio che ci rammenta come da questa crisi, non si esce rinnegando libertà e capitalismo o rimpiangendo il vetero-marxismo, ma certamente “Un buon punto di partenza potrebbe consistere nello svincolarsi dall’egocentrismo e dall’utilitarismo, il che significa imparare a essere migliori più che ad avere il meglio“.
A margine di queste brevi riflessioni sul libro non possiamo sottrarci dal ricordare la Dottrina Sociale della Chiesa emanata nel 1892 da papa Leone XIII che con più di cent’anni di anticipo aveva intuito l’attuale situazione del mondo se avesse seguito il profitto fine a se stesso senza dare valore all’uomo. Un’opera universale di chiarificazione sociale ed economica proseguita dai suoi successori come nell’enciclica “Qudragesimo Anno” di Pio XI, quarant’anni dopo, che precisò come “la libera concorrenza si è da se stessa distrutta; alla libertà del mercato è sottentrata la egemonia economica; alla bramosia del lucro è seguita la sfrenata cupidigia del predominio; e tutta l’economia è così divenuta orribilmente dura, inesorabile, crudele“.
Sembra di leggere le attuali soluzioni per la crisi economica mondiale.
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::autore_::di Matteo Ricciotti::/autore_:: ::cck::437::/cck::