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Non passa giorno senza che i giornali sciorinino, come in un triste bollettino di guerra, la “fuga dei cervelli”, solitamente giovani che partono dall’Italia in cerca di fortuna all’estero.
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Non passa giorno senza che i giornali sciorinino, come in un triste bollettino di guerra, la “fuga dei cervelli”, solitamente giovani che partono dall’Italia in cerca di fortuna all’estero.
Solo lo scorso anno sono partito oltre ottantamila ragazzi.
Una fuga insostenibile che a lungo andare creerà un grave vuoto culturale e professionale per la crescita dell’intero sistema di sviluppo italiano.
La causa si dice che risiede soprattutto nella dura crisi economica, ormai vissuta da quasi otto anni e purtroppo senza prospettive.
Una spiegazione certamente logica che lascia però stupiti quando lo stesso problema sta investendo la locomotiva dell’economia mondiale: la Cina, sia da parte degli stranieri che solo lo scorso anno sono stati il doppio ad andare via rispetto ai nuovi arrivati e gli stessi cinesi, molti dei quali hanno già la valigia pronta.
È il quadro che ci fornisce la UniGroup Rlocation, una grande società che si occupa di trasporti internazionali.
Ma sono ormai molti gli indicatori che segnano questo trend ormai esponenziale a causa della vivibilità nella più popolosa nazione del mondo.
Prima di tutto, per l’inquinamento che sta letteralmente soffocando tutte le grandi metropoli, prima di tutto Pechino dove lo stesso sindaco di Pechino ha detto che l’inquinamento atmosferico rende la città “invivibile” anche da un punto di vista sanitario, per questo molte delegazioni straniere stanno lasciando la capitale per altre destinazioni più salubri, rendendo di fatto la Cina una meta poco attraente, specialmente per chi ha famiglia.
Altra questione riguarda il traffico dalle migliaia di biciclette si è passati ai milioni di auto spesso senza regolamenti anti inquinamento, problemi a cui vanno aggiunti i numerosissimi scandali legati alla sicurezza alimentare ed alla corruzione.
Se questo non bastasse ancora, il cittadino cinese per vivere si trova con il problema delle case tra le più care del mondo specialmente nei centri industriali, per il rapido aumento del costo della vita e anche del lavoro.
Una situazione per cui molte aziende stanno delocalizzando non solo in aree periferiche, ma addirittura, ed in numero crescente, in luoghi meno costosi ed inquinati come il Vietnam o anche la Malaysia.
Ma l’idea di andar via non riguarda solo le aziende o i semplici cittadini, ma anche i ricchi cinesi pronti a trasferirsi armi e bagagli all’estero specialmente in Australia, Regno Unito e ovviamente gli Stati Uniti a cui segue il Canada.
Proprio quest’ultimo per il gran numero di richieste è stato costretto momentaneamente a sospendere i visti di ingresso nel Paese.
A complicare, se ancora ce ne fosse bisogno, la vita dei cinesi è anche il regime che non vuole perdere la presa del potere.
É proprio di questi ultimi tempi un forte giro di vite sulle libertà già scarse individuali a cui va aggiunta la censura su internet reso sempre più complicato dopo la messa fuori uso di molti servizi VPN (Virtual Private Network), in particolare per i telefonini e i tablet.
Non è un buon periodo per l’impero del Dragone, rallentamento economico, inquinamento, traffico, costo della vita e ora anche internet. Noi in Italia abbiamo gli stessi problemi, anche più gravi per certi aspetti, ma almeno ci possiamo sfogare con internet e i social, almeno finché riusciremo a pagare la bolletta del telefono.
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::autore_::di Lorenzo Testa::/autore_:: ::cck::446::/cck::