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Quanto è accaduto nei giorni passati a Roma, in occasione di un incontro calcistico, con scorrerie e danneggiamenti gravissimi da parte di teppisti tifosi di una squadra di calcio olandese,
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Quanto è accaduto nei giorni passati a Roma, in occasione di un incontro calcistico, con scorrerie e danneggiamenti gravissimi da parte di teppisti tifosi di una squadra di calcio olandese, ha riportato l’attenzione su un comportamento purtroppo molto frequente in gruppi organizzati legati da stereotipi in parte giovanilistici e in parte caratterizzati da mancanza di rispetto umano, di conoscenza e cultura.
Vandalismo è la parola scelta dunque questa settimana. Il termine deriva da vandalo e si ricollega all’antica popolazione barbarica di origine germanica che conquistò gran parte dei territori dell’impero romano d’occidente ormai alla fine, tra razzie, devastazioni e distruzioni.
Vandalismo infatti è proprio la tendenza a rovinare, distruggere, guastare senza necessità e senza ragione, per gusto perverso o per sciocca e malintesa ostentazione di forza, o anche per incapacità a comprendere la bellezza e l’utilità delle cose che si distruggono. E’ anche predisposizione a sfregiare qualcosa (oppure a deteriorare il lavoro altrui) per un malsano piacere.
Forse per gli antichi Vandali era presente anche un valore storico di invasione del più grande impero dell’antichità che per secoli aveva ricacciato i barbari oltre i suoi confini. Per gli epigoni in sedicesimo di oggi, nulla di tutto questo è presente!
Il termine venne utilizzato per la prima volta dall’abate Henry Grégoire, vescovo costituzionale di Blois, nel 1794 durante la Rivoluzione francese. L’abate, pur repubblicano e progressista, lo utilizzò in senso dispregiativo nei suoi rapporti alla Convenzione per denunciare l’operato dell’esercito repubblicano a danno di chiese, monumenti e opere d’arte, paragonando agli effetti che ebbero appunto le terribili invasioni del popolo dei Vandali, nel V secolo d.C.
In senso moderno non ha alcuna coloritura razzista ma soltanto culturale, e si riferisce quasi sempre a un comportamento “barbarico” rimanendo legato a quel significato con il quale poi si è diffuso in tutte le lingue occidentali. L’accezione originaria si riferiva in particolare all’azione distruttiva nei confronti di opere d’arte o beni culturali. Per traslato ora viene genericamente riferito agli atti rivolti contro beni di qualsiasi natura. Sempre e comunque beni altrui, non appartenenti cioè a coloro che mettono in atto i suddetti comportamenti.
E’ quanto plasticamente hanno fatto i cosiddetti tifosi olandesi nella capitale sfregiando irrimediabilmente un’opera d’arte patrimonio del paese e dell’arte italiana.
Azioni che non possono essere definite facilmente a parole ma che denotano alcuni problemi sui quali riflettere.
Spesso si dice che noi italiani siamo i peggiori critici di noi stessi e forse è così. Certamente abbiamo la capacità di farci percepire dagli stranieri nel modo peggiore “autorizzando” comportamenti che mai nessun cittadino estero avrebbe nel proprio paese, da qualsiasi parte provenga. Che ci si predisponga “militarmente” per devastare una piazza e le vie di una città, incuranti di quello che si va a distruggere o devastare o, peggio, consapevoli di attaccare beni preziosi per la collettività che ospita, è qualcosa che travalica il semplice vandalismo: è un oltraggio e una dimostrazione di ignoranza e inciviltà.
In conclusione una piccola digressione solo in parte slegata dal tema. Negli ultimi decenni, abbiamo assistito spesso a interventi e comportamenti di italiani, legati alla politica e alla cultura, tendenti a denigrare e sminuire il nostro paese e il suo popolo. Questo, sia detto fuor di metafora, per attaccare e combattere un nemico politico. Il nostro paese è così divenuto spesso grazie a costoro, lo zimbello dell’Europa e del mondo. Finita quell’epoca con danni gravissimi di immagine internazionale – molto più gravi delle teatralità che si volevano combattere – costoro continuano a trovare motivi per attaccare il proprio paese, identificando un “nemico” politico magari della loro stessa area – parliamo ovviamente della sinistra – e cercano modelli all’estero per interpretare la linea dura e pura del “rivoluzionario” chic di professione. Ultima trovata la “brigata Tsipras” per attaccare il premier Renzi contestandolo da … Atene!
Ebbene, costoro possono serenamente e semplicemente essere definiti “vandali” perché scientemente e con disprezzo denigrano il proprio paese che, purtroppo per loro, non si identifica con le loro idee settarie ed elitarie!
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::autore_::di Roberto Mostarda::/autore_:: ::cck::438::/cck::