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Elezioni Israele: un test decisivo per la pace nella regione

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US Congress MARCH 3, 2015. Address by His Excellency Prime Minister of Israel Binyamin Netanyahu. By Congress VideoConto alla rovescia per le elezioni politiche in Israele, in programma il 17 marzo prossimo. Un test fondamentale, non solo per la definizione della leadership del paese della stella di David, ma per tutti i complicatissimi equilibri geopolitici della regione.

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Conto alla rovescia per le elezioni politiche in Israele, in programma il 17 marzo prossimo. Un test fondamentale, non solo per la definizione della leadership del paese della stella di David, ma per tutti i complicatissimi equilibri geopolitici della regione.
A sfidarsi il premier uscente Benjamin Netanyahu, appoggiato dal partito di centrodestra Likud ed il leader laburista Isaac Herzog, che insieme all’ex ministro Tzipi Livni, rappresenta il cartello di centrosinistra.
Gli ultimi sondaggi danno i due schieramenti politici sostanzialmente appaiati, mentre stanno crescendo i consensi per il partito arabo-israeliano e per le forze di matrice religiosa. Proprio quest’ultime potrebbero influire sulla vittoria finale di uno dei due candidati maggiori.
In quest’ottica sembra dunque Netanyahu ad avere le chances di vittoria più consistenti, essendo quasi impossibile, per qualsivoglia formazione tradizionale, un’alleanza con lo schieramento arabo. Secondo la legge elettorale israeliana infatti, sarà il partito che ottiene il risultato numericamente più importante, anche se non autosufficiente, a provare a formare una maggioranza e la conseguente compagine governativa.
Uno scenario che fino a pochi mesi fa appariva impossibile, viste le difficoltà soprattutto di natura economica, riscontrate dal governo Netanyahu alla guida del paese. Gli umori dell’elettorato però ultimamente sono cambiati, soprattutto dopo il discorso del leader del Likud al Congresso americano. Un accorato appello a fermare l’Iran nel suo percorso di produzione di energia nucleare anche se per fini pacifici.
È proprio questo il punto più controverso tra la visione israeliana del medio-oriente e quella del Presidente americano Barak Obama. Secondo Netanyahu infatti, una volta che Teheran si doterà di tecnologia per la produzione nucleare, è quasi impossibile che questa non venga utilizzata anche per la produzione di materiale bellico, mettendo in pericolo la pace nella regione. Un punto di vista contestato da Obama, convinto invece della buona fede del governo degli Ayatollah.
Nel dibattito elettorale israeliano appare più marginale invece la questione palestinese, non menzionata neppure da Netanyahu nel suo intervento davanti all’assemblea di Washington. Sicuramente più possibilista, riguardo il riconoscimento definitivo di un’entità statale palestinese, lo schieramento di centro-sinistra di Herzog e Livni, anche se le continue provocazioni di Hamas dalla striscia di Gaza, stanno complicando non poco il percorso di accettazione reciproca.
Sullo sfondo della decisiva tornata elettorale, infine, anche la questione della lotta ai miliziani jihadisti dell’IS, con Israele pronta a supportare il fragile governo di Re Abdullah di Giordania e il conflitto decennale con il clan di Assad in Siria, paese con il quale Israele è formalmente in guerra a causa delle contese alture del Golan.

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::autore_::di Diego Grazioli::/autore_:: ::cck::467::/cck::

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