::cck::485::/cck::
::introtext::
Esiste in Italia, come in altri Paesi, un mondo parallelo che procede contemporaneamente alla nostra vita quotidiana, ma che non vediamo o non ne avvertiamo la drammaticità: sono le vite dei bambini scomparsi.
::/introtext::
::fulltext::
Esiste in Italia, come in altri Paesi, un mondo parallelo che procede contemporaneamente alla nostra vita quotidiana, ma che non vediamo o non ne avvertiamo la drammaticità: sono le vite dei bambini scomparsi.
Da noi hanno fatto ormai storia casi come quelli di Angela Celentano, Santina Renda, Denise Pipitone, Madeleine McKenna o le piccole gemelle svizzere Alessia e Livia, ma molti, troppi nuovi casi sono ancora nell’ombra fino a divenire invisibili.
Nel 2013 si sono registrate più di 630mila segnalazioni di scomparse di minori in tutta Europa e 172 solo in Italia.
Telefono Azzurro ha denunciato il problema mostrando i numeri, nel corso della recente conferenza ad Atene organizzata dalla rete di associazioni europee “Missing Children” che si occupa di bambini scomparsi o sfruttati sessualmente.
Dal 2010 a oggi in Italia i bambini fuggiti da casa, da un istituto o rapiti, sono stati complessivamente 648, soprattutto bambine e adolescenti, tra i 15 e i 18 anni, intorno al 54%, mentre le segnalazioni riguardano il 38% dei casi di bambini fino a 10 anni.
Anche in Europa, la situazione non cambia.
Il 50% dei casi sono generalmente minori in fuga dalla famiglia o dalle istituzioni per i minori, orfanatrofi, case famiglia e quant’altro; c’è poi un 36% che subisce la sottrazione di minore da parte di uno dei genitori causati dalle separazioni fra coniugi.
Un problema sempre più drammatico che si complica ulteriormente quando il rapimento del bambino avviene da parte di un coniuge straniero.
Sempre più spesso è un padre, di origine nord africana o medio orientale, legato alle tradizioni famigliari locali che si rende responsabile di questo reato perché vuole che il figlio cresca nella sua cultura d’origine, creando drammi famigliari che sfociano anche nella violenza.
Ma non solo, ci sono sempre più casi che riguardano anche la “civile Europa” come quelli noti alle cronache di una madre milanese in Germania a cui le autorità hanno sottratto di fatto i figli e affidati al padre tedesco oppure in Danimarca, dove la magistratura ha vietano al genitore italiano di poter vedere la figlia da oltre dieci anni.
La legge, purtroppo, non guarda agli affetti, ma alle norme giuridiche.
Così i padri o le madri che decidono di sottrarre illecitamente i figli al coniuge, italiano o straniero, incorrono in un reato, quello di sottrazione internazionale di minore, introdotto nel “Pacchetto Sicurezza” del 2009, che ha inserito l’articolo 574 bis del codice penale, che prima non esisteva.
Con questo, si intende tutelare l’interesse superiore del bambino, che è quello di non essere sradicato dal suo Paese di residenza abituale e di avere un rapporto equilibrato e costante con entrambi i genitori.
La Farnesina, per dare assistenza agli italiani coinvolti in vicende di questo tipo, ha costituito nel 2009 una Task Force interministeriale, che coinvolge funzionari del ministero degli Esteri, dell’Interno e della Giustizia, ognuno con la propria competenza.
Purtroppo, su 37 di casi affrontati finora, alcuni dei quali aspettano da anni, solo 10 sono quelli risolti positivamente.
Ma le scomparse continuano e sembra una tragedia senza fine con cause diverse.
La percentuale più ripugnante del 2%, al di la della percentuale è pur sempre un numero allarmante, riguarda i rapimenti compiuti da organizzazioni criminali o persone estranee alla famiglia per arrivare ad un altro 10% di minori scomparsi senza apparente causa: non sono sottratti da adulti né rapiti e né tanto meno si allontanano volontariamente, pur tuttavia svaniscono nel nulla. Infine, il rimanente 2% riguarda i casi di minori che arrivano alle frontiere dell’Europa, non accompagnati.
Il dramma di questi minori ormai non si può più sottovalutare o considerarlo una fatalità, come tutte le emergenze occorre l’impegno non solo delle Polizie, ma ancora di più dei cittadini che spesso vedono le situazioni tragiche di questi piccoli, ma preferiscono voltare la testa dall’altra parte, per non trovarsi coinvolti, ma così facendo si perde tempo prezioso per aiutarli.
Il testo della dichiarazione di Telefono Azzurro presentato ad Atene è assai esplicito sull’argomento: “In tutti questi casi il fattore tempo risulta determinante – sottolinea il documento – e se quasi tutti vengono ritrovati entro tre giorni dalla scomparsa, una volta rientrati a casa non significa che il problema sia risolto. In particolare per coloro che fuggono, fronteggiare le stesse situazioni che li ha indotti ad allontanarsi: conflittualità, trascuratezza o abusi, li potrebbe spingere a scappare ancora, esponendoli a pericoli sempre maggiori“.
Dipende certo dalle istituzioni, ma anche dalle famiglie o dai semplici cittadini, fare che questa vergogna non debba mai più accadere, ognuno, insomma, deve fare la sua parte, anche se la strada, purtroppo, è ancora molto in salita.
::/fulltext::
::autore_::di Mario Vallini::/autore_:: ::cck::485::/cck::