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“Abruzzesi, forti e gentili…”; “oggi in terra d’Abruzzo i miei pastori lascian gli stazzi e vanno verso il mare…”. Sono queste le frasi più ricorrenti che meglio ci aiutano a capire il popolo d’Abruzzo.
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“Abruzzesi, forti e gentili…”; “oggi in terra d’Abruzzo i miei pastori lascian gli stazzi e vanno verso il mare…”. Sono queste le frasi più ricorrenti che meglio ci aiutano a capire il popolo d’Abruzzo.
Leopardi bene descrive i suoi pastori che in inverno si trasferiscono dai monti sulla costa insieme alle greggi, poiché il territorio, aspro e scosceso, non consente agli animali un giusto rifugio nella stagione fredda. Tra le pieghe di questa terra, a tratti pietrosa e sterile, si nascondono paesaggi e borghi, quasi sconosciuti anche alla maggior parte degli italiani. Uno di questi è Alba Fucens, un oppidum a circa sette chilometri da Avezzano, fondata nel 303 o 304 da Roma, come colonia di Diritto latino nel territorio degli Equi, a ridosso di quello dei Marsi, in una posizione strategica ai piedi del Monte Velino. Si sviluppava a Nord della via Tiburtina Valeria e, inizialmente, fu abitata da circa 6.000 coloni. Il nome probabilmente deriva dal colore dei numerosi sassi bianchi sparsi sul territorio da cui “Alba” (bianca) e “Fucens” dal vicino lago “Fucino” (in latino Fucinus) da cui fucentes come erano chiamati i Marsi che vivevano sulle sponde orientali del lago stesso.
Dopo la guerra, precisamente nel 1949, furono iniziati scavi sistematici per approfondire le conoscenze storiche e culturali della città. Il Centro belga di ricerche archeologiche in Italia, diretto da Jozef Mertens, incaricò un gruppo di ricercatori guidato dal prof. Fernand De Visscher, di recarsi in Abruzzo. Più tardi, anche la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Abruzzo, seguì questo esempio.
La città è racchiusa da una cinta muraria lunga km.2,9, costruita con massi poligonali incastonati tra loro. A difesa di tre delle quattro porte, furono eretti una torre e due bastioni, su uno dei quali sono ancora visibili simboli fallici che avevano il compito di allontanare le forze malefiche.
Al centro dell’abitato troneggiava il forum dove si trattavano affari e si amministrava la giustizia. Di lato si affacciava la basilica, il macellum (mercato), le terme (ampliate in epoca imperiale) decorate con preziosi mosaici raffiguranti scene e paesaggi marini. Un anfiteatro e numerose case patrizie completavano il borgo.
Durante la seconda guerra punica, fedele a Roma, Alba inviò 2.000 uomini a difendere la città. In seguito però si rifiutò di fornire ulteriori milizie e per questo fu punita e trasformata in luogo dove confinare i prigionieri di Stato. Nella lotta tra Silla e Mario, la città si schierò in favore di quest’ultimo e, dopo la vittoria, Silla distribuì ai veterani di Metello Pio (suo fedelissimo) il territorio di Alba. L’ultima menzione di Alba Fucens ci è stata tramandata da Procopio di Cesarea nel 537, quando venne occupata dai Bizantini.
Strade, anfiteatro, colonne e mura sono ancora ben visibili gratuitamente ai visitatori che avessero desiderio di immergersi in questo angolo abruzzese, ricco di interesse storico-culturale, facilmente raggiungibile con l’autostrada Roma-Pescara, uscita Avezzano.
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::autore_::di Luisanna Tuti::/autore_:: ::cck::499::/cck::