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Non passa giorno che le cronache politiche e giudiziarie non ci lascino sgomenti ed attoniti dinanzi ad un tema che sembra impossibile superare: la corruzione del nostro sistema amministrativo pubblico e di ogni settore
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Non passa giorno che le cronache politiche e giudiziarie non ci lascino sgomenti ed attoniti dinanzi ad un tema che sembra impossibile superare: la corruzione del nostro sistema amministrativo pubblico e di ogni settore nel quale si debba decidere qualcosa che sia legato all’interesse del Paese, alla sua crescita, al suo sviluppo ordinato e corretto!
Da molti anni assistiamo ad una lotta senza quartiere da parte della magistratura e delle istituzioni di controllo a quello che definire sistema è forse riduttivo. Ogni indagine ci consegna una “cricca”, un “gruppo” organizzato per succhiare risorse mentre si cerca di far passare il concetto che si sta facendo progredire il sistema economico e produttivo. E costoro sono nascosti, inseriti, dissimulati in ogni ganglio nel quale si decide, si stanziano denari, si decidono investimenti. O, peggio, laddove si decide, si delibera, si sceglie, si esclude. Così esclusi o emarginati dal sistema si ergono ad accusatori e fanno esplodere il bubbone. Ogni marcio che si identifica, lascia dietro di sé una traccia che porta a qualcosa di altro. Una catena interminabile, un mostro dalle mille teste, come la mitica Idra di Lerna, che tagliata qui, ricompare di là, con intatte capacità compromissorie e ricattatorie.
Non esiste campo che non sia intaccato, ipotecato, insozzato da questa condizione. Dalle cooperative sociali per il sostengo e l’inserimento di immigrati o ex detenuti, sino alle grandi opere pubbliche definite strategiche forse perché la strategia è farle durare all’infinito senza mai vederne la conclusione! In mezzo la vita quotidiana fatta di piccoli e grandi ostacoli al normale esercizio delle attività lavorative, amministrative, e via dicendo.
In questa litania, in questo rosario che appare quasi la traccia lasciata da Pollicino per essere ritrovato, troviamo a diversi livelli politici locali o nazionali, che si lasciano irretire, compromettere, legare dai tentacoli. Quel che spaventa è il livello diremmo “etico” della corruttela, dalle grandi mazzette, dai fondi neri, siamo arrivati agli abiti di sartoria o agli orologi per ingraziarsi il soggetto e ottenere qualche cosa, un occhio distratto, una forma di troppo, e via corrompendo il normale tessuto dinamico della società.
In pratica nel nostro Paese non esiste settore dove non si incontri l’Idra. Occorre tappare i buchi stradali? Scopriremo che qualcuno ha trovato il modo di fare affari non leciti sulla composizione dell’asfalto, che un normale fornitore è stato escluso perché qualcun altro ha fatto un prezzo più basso barando sulla qualità!
Dobbiamo trovare un posto in un ospedale? Qualcuno ci riesce, qualcun altro no! E non per imperizia o per “sfiga”, ma perché quel posto è stato assegnato con metodi discutibili, ma coperti dalla “solidarietà” criminale che sottende ad ogni atto, respiro, fiato che occorre per andare avanti.
Accanto a questo spettacolo deprimente, i servizi di base, quelli ineliminabili in un paese civile, pensiamo soltanto allo sfascio del servizio universale delle Poste per rimanere ad un livello diciamo così non salvavita, non sono neppure decenti e nessuno sa dare una risposta concreta e fattiva! Purtroppo è così, bisognerebbe cambiare le leggi, abbiamo le mani legate: questo il minimo campionario delle spiegazioni ai limiti dell’offesa personale che si riceve quando si chiede una ragione comprensibile per un fatto occorsoci.
E sì, perché quello che ci capita è troppo innervato nelle cose quotidiane per essere casuale. La società di mezzo in sostanza è dovunque e qualche domanda dovremmo cominciare a porcela. Si dice, la maggioranza dei cittadini è onesta e lavoratrice, come si diceva un volta per significarne l’onestà! E’ indubbio che questo sia un fatto riscontrabile. Tuttavia, se il fellone, il criminale, il tangentaro, il corruttore, l’idra in sostanza, ci appare da ogni angolo, ci sussurra da ogni spiffero, qualcosa di non chiaro deve esserci attorno a noi! E non è forse che sovente chiudiamo gli occhi per non essere coinvolti, per farci i fatti nostri? Encomiabile intento ma che rischia di trasformarsi in un boomerang, anzi si è già trasformato.
Le parole altisonanti che sentiamo pronunciare in parlamento, negli incontri, nelle manifestazioni in cui si dibatte su come combattere questa piaga sembrano pannicelli caldi, così come il continuo, insensato per i risultati, alzo e ribasso delle asticelle delle sanzioni, delle pene per questo o quel reato, per l’ennesima spaccatura del capello che trasforma un reato, la corruzione, in mille possibili fattispecie la cui rilevabilità diviene impossibile per il concatenarsi e lo scontrarsi di norme, codici, codicilli e via discorrendo. In questa bizantina fumisteria, l’idra continua a sguazzare e coloro che la seguono si fanno beffe di questo e di noi tutti.
C’è però un ma, un interrogativo! Siamo sicuri che nel nostro quotidiano agire dal mattino alla sera, in qualche modo non consentiamo a questo sistema di esistere? Quando cerchiamo di ottenere qualcosa prima degli altri, sicuri che l’altro ci voglia “fregare”, quando conosciamo qualcuno e vogliamo evitare una fila, quando sentiamo dire “mi manda…..”, vengo da parte di ……, mi farebbe la cortesia…..? E otteniamo qualcosa con questi mezzucci, la soddisfazione inevitabile dovrebbe trasformarsi in orrore per aver foraggiato, consentito al malaffare di prosperare e un domani di essere contro di noi!
Per capirsi. Non si deve certamente arretrare un millimetro rispetto alla necessità di rafforzare, irrobustire tutti i sistemi di controllo, gli incroci probatori, le misure preventive per impedire intrallazzi, consorterie. La magistratura deve proseguire il suo prezioso lavoro e assicurare alla giustizia il numero più alto di corruttori, facili corrotti, sostenitori e agit prop del sistema! Ogni sforzo in questa direzione è non solo augurabile ma deve essere ben accetto a noi cittadini come garanzia del vivere civile. Sarebbe tuttavia auspicabile che a tutto ciò si aggiungesse un modesto, costante, umile e lineare esame di coscienza quotidiano per tutti. Forse così facendo il terreno di coltura potrebbe inaridirsi e far morire le mille teste che ci minacciano! Una pia illusione? Un’ultima speranza? Sia consentito l’auspicio che una palingenesi lenta ma inesorabile sia possibile. Certo non bisogna godere impropriamente di ogni arresto, di ogni inchiesta che smaschera come se riguardasse qualcun altro, con giustizialista ottusità condita da “non in my back yard”! Una delle teste dell’idra potrebbe essere accanto a noi, a poca distanza, dissimulata e tronfia! Meditare dunque e controllare anche la propria …ombra. Di sicuro non è esercizio sterile e a guadagnarci saremmo tutti!
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::autore_::di Roberto Mostarda::/autore_:: ::cck::497::/cck::