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Comunicazione: crisi senza fine dei giornali

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I dati sono sconfortanti, in Italia, come un po’ ovunque nel mondo cosiddetto industrializzato, non si legge più o almeno non come si faceva fino a pochi anni fa quando c’erano solo tre veicoli per informare il lettore

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I dati sono sconfortanti, in Italia, come un po’ ovunque nel mondo cosiddetto industrializzato, non si legge più o almeno non come si faceva fino a pochi anni fa quando c’erano solo tre veicoli per informare il lettore, oltre la radio e la televisione, i libri e i giornali con tonnellate di carta e inchiostro come loro strumenti fondamentali.
Tutto era chiaro e inamovibile, e anche i lettori spesso avevano del giornale un idea quasi romantica; era il “loro giornale” di cui avevano una fiducia cieca, perché la ritenevano la loro voce, specie per i giornali che aderivano ad una ideologia politica.
Poi, in pochi anni, tutto è cambiato.
Internet, i cellulari, i siti, le pagine web, i social e altre diavolerie che l’industria del soft ha messo in poco tempo sul mercato a ritmi frenetici.
Insieme a questi nuovi mezzi di comunicazione sono cambiati, ovviamente, anche i linguaggi, il modo di esprimersi sempre più veloce, più intuitivo e più semplificato arrivando a parlare o scrivere solo per slogan o intraducibili abbreviazioni.
Ma lasciamo queste riflessioni e torniamo al tema attuale.
Tra le principali testate nazionali a soffrire della crisi, solo per fare qualche esempio, ci sono la Repubblica e il Corriere della Sera, ma sul piano nazionale le percentuali di abbassamento vendite dei vari giornali sono comprese tra il 25 e il 45% con picchi che arrivano anche, in alcuni casi al 70%.
Oggi, la comunicazione è completamente cambiata, puntare sul cartaceo nel prossimo futuro è da molti osservatori economici pari ad un suicidio commerciale rispetto alla pubblicazione sul web, dove i nuovi giornali spesso non hanno costi di uffici redazionali, stampa e distribuzione che incide al 80% delle spese.
Molte testate, a dir la verità, avevano già capito anni fa il problema di internet, così editori coraggiosi si sono trovati a dover colmare quel vuoto di vendite che gli derivavano dal settore stampa tramite il loro “nemico“: il web. Attraverso di essi hanno sostenuto abbonamenti molto convenienti per i loro siti, ma, dopo qualche primo successo, questo si è rivelato un vero e proprio boomerang mettendo in crisi, invece di rafforzare, la parte cartacea del giornale innescando una lenta ma inesorabile fine.
Oggi è più semplice tenersi aggiornati su tutti i risultati politici, culturali o sportivi navigando su internet, che sfogliare un quotidiano.
È la fine, dunque, annunciata della carta stampata? Certamente no, cambierà solo il modo di leggere e forse i giornali di carta potranno avere un’altra primavera se solo sapranno trasformare il loro linguaggio.
Come scrive Marco Benedetto, già amministratore delegato del gruppo L’Espresso-Repubblica “Toccherà fare i conti con un futuro giornalistico, sia per gli autori che per i lettori, molto diverso, che però di certo non vedrà il tramonto definitivo della carta stampata“.
Intanto, in attesa di una uscita dalla crisi del settore, bisogna anche dire che se i giornali non vendono più, proprio grazie ad internet siamo tutti più sensibilizzati ad una visione pluralistica dell’informazione, non dipendente da un unico editore che decide di pubblicare le notizie sempre in un solo, unico modo: il suo.
Questo è il nuovo target di Internet che offre la possibilità di leggere un articolo sul Times in tempo reale e di ritrovarlo per un approfondimento sul Guardian of India, sull’argentino El Clarin o sul Corriere della Sera e tutto in uno spazio temporale di pochi tasti.
Quindi, non demonizziamo internet, perché ci ha solo salvato da una informazione limitata ed obsoleta e il nostro Italiani.net ne è un esempio.

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::autore_::di Rosario Vitti::/autore_:: ::cck::520::/cck::

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